La Polonia sceglie ancora la via sovranista
Vince la strategia di Kaczyński: Giustizia e Diritto acquista più spazio in Parlamento ma ne perde in Senato
La Polonia si conferma protagonista della deriva sovranista europea cui stiamo assistendo in questi ultimi anni.
Lo scorso 13 Ottobre Giustizia e Diritto (PiS) guidato da Jaroslaw Kaczyński, ha confermato i pronostici trovando il secondo mandato al potere legislativo con oltre il 43% delle preferenze (i sondaggi lo davano, però, al 47%), aggiudicandosi la maggioranza assoluta di 239 seggi per i 460 deputati della Camera Bassa: un record di voti e di affluenze dal 1989, anno della fine dei regimi comunisti. Perde tre posizioni, invece, alla Camera Alta, il Senato, scendendo da 61 a 48. Senato la cui maggioranza passa all’opposizione.
La Coalizione Civica, formazione di centro destra ed unica minaccia per gli ultraconservatori, è rimasta ferma al 27,4%. Torna in Parlamento Lewica, coalizione di sinistra, mentre trova spazio per la prima volta anche l’estrema destra di Confederazione con il 6, 8% dei voti.
A capo del nuovo Governo a maggioranza PiS viene confermato Mateusz Morawiecki, tecnocrate proveniente dal mondo bancario, subentrato nel 2017 a metà mandato su indicazione proprio dal leader di partito – a sua volta Primo Ministro tra il 2006 e il 2007. Con un proprio uomo al Parlamento, Kaczyński in questi ultimi due anni ha avuto modo di lavorare nell’ombra e proporre la propria strategia politica.
La scorsa settimana, ad obiettivo raggiunto, Kaczyński ha salutato così l’esito delle urne: “Stiamo facendo molto e bene e lo stiamo facendo con responsabilità” – ha tenuto a precisare – “Nonostante ci sia chi insinui che la nostra politica rappresenti un rischio futuro per l’economia. Non esiste nessun rischio economico e finanziario per il Paese”. Anche se ha dovuto preventivare una maggiore difficoltà della propria formazione per quanto riguarderà la promulgazione delle leggi, avendo perso spazio in Senato.
La perplessità di diversi analisti finanziari infatti, è posta sui generosi programmi di welfare avviati durante il primo mandato di PiS, in modo da confermare ed aumentare il suo sostegno tra gli elettori più poveri. Le misure comprendevano un’indennità popolare che garantisce 100 euro per ogni figlio minorenne, agevolazioni fiscali per i redditi più bassi, sgravi per gli affittuari minori di 26 anni e aumenti delle pensioni e del salario minimo da qui al 2023.
Un gettito importantissimo che arriva nelle tasche del popolo da quelle statali – Stato che si è avvalso, in questi ultimi anni, di cospicui finanziamenti europei. La soddisfazione degli elettori è valsa al PiS la riconferma ma un’azione di questo genere potrebbe incidere negativamente, a lungo termine, sul bilancio del Paese.
Soprattutto tenendo in considerazione i finanziamenti elargiti dall’Ue sono legati al rispetto dello Stato di Diritto da parte dei paesi membri e la Polonia di PiS e Kaczyński è finita più volte sul libro nero dell’Unione Europea proprio durante l’ultima legislatura: nell’occhio del ciclone, soprattutto, la riforma del sistema giudiziario che per l’UE rimane un tentativo di controllo dei giudici da parte dell’esecutivo; la retorica anti immigrati e l’offensiva contro i movimenti LGBT e di emancipazione delle donne in nome della “difesa dei valori nazionali”.
Per il suo secondo mandato il PiS dovrà allinearsi in termini rispettabilità agli occhi della Comunità Europea e più in generale, dell’opinione internazionale. Soprattutto se vorrà sperare di dare ancora seguito ad un così generoso programma di spesa pubblica.
Per quanto riguarda la sfida dell’opposizione, invece, l’occasione è rimandata alle Presidenziali della primavera 2020.