“Impressionisti segreti”, il regalo di Parigi a Roma
Fino all’8 marzo 2020 a Palazzo Bonaparte c’è “Impressionisti segreti”, un viaggio attraverso opere rare dei più celebri artisti della Parigi di fine Ottocento. Da Monet a Renoir, nella Capitale un’ode alla luce e alla bellezza della natura
Con le parole di John Singer Sargent, “Impressionismo è il nome che è stato dato a una certa forma di osservazione quando Claude Monet, non contento di usare gli occhi per vedere le cose (…) ha posto la sua attenzione su ciò che accadeva nella sua retina, così come un oculista avrebbe esaminato la propria vista“.
Anche se Pierre-Auguste Renoir, uno degli esponenti di spicco, preferì liquidare la nascita del genere in maniera più colorita. “Una mattina – diceva – siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’Impressionismo“. Quale che sia la versione che preferite adottare, la data di nascita coincide in entrambi i casi.
Era il 1874 quando un gruppo di artisti, in atto di aperta ribellione contro le norme accademiche, decise di esporre le proprie opere emarginate dall’ordine costituito, in alcune piccole stanze messe a disposizione dal fotografo Félix Nadar. Al famigerato numero 35 di Boulevard des Capucines a Parigi.
Nella schiera di ribelli Monet, Renoir, Pissarro, Degas, Cézanne e l’imperscrutabile Edouard Manet, i cui dipinti d’avanguardia finirono per essere esposti lontani anche da quelli dei suoi sodali. Il risultato di quell’esposizione azzardata fu un fiasco totale. Critica e visitatori concordarono nel recensire negativamente i primi “vagiti d’impressione”, ma questo non fermò gli artisti dal perseguire la loro attività di decostruzione dei canoni pittorici. La storia li premiò portandoli alla ribalta per l’eternità.
E di Impressionismo si torna a discutere a Roma, nella cornice dello splendido Palazzo Bonaparte, riportato ai suoi fasti da un’intensa attività di ristrutturazione. “Impressionisti segreti“, mostra organizzata dal Gruppo Arthemisia, raccoglie una collezione di opere di nicchia dei protagonisti di questo cambio artistico di prospettiva.
Portate nella Capitale da collezioni private e piccoli musei, sono state selezionate da due personalità d’eccezione. Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan – che conserva il tesoro più vasto di dipinti di Monet – e Claire Durand-Ruel, discendente di quel Paul mercante d’arte e mecenate, primo vero estimatore dell’Impressionismo. Un dono che resterà a Roma fino all’8 marzo 2020, riversando un tocco di Parigi nel Tevere.
L’esposizione, che ripercorre attraverso le opere le fasi di vita del movimento artistico, adorna le sale di Palazzo Bonaparte come tante piccole finestre fatte di luce e colori accesi. Il percorso comincia, molto opportunamente, con una discussione sul paesaggio: Monet, ma anche Alfred Sisley e Armand Guillaumin, riportano alla vita tratturi e visioni naturalistiche.
La ricostruzione comincia e finisce nel colore, ogni sfumatura è creata dall’accostamento delle tonalità e dallo studio della luce. Il clima della giornata in cui l’artista dipingeva torna a vivere sulla tela con la vividezza di una fotografia. Impossibile non rimanere abbagliati di fronte a Tournant du Loing à Moret, capolavoro di Sisley che arriva dal Messico e racconta la primavera. Oppure a due meravigliose tele di Monet: la nebulosa e rosea Ile aux Orties (Isola delle ortiche) o il tenebroso e sognante Bras de la Seine près Vétheuil, in cui la tecnica del pittore nel rendere l’acqua si supera sfiorando il sublime.
Attraverso scene di vita rurale, dipinte quasi con adorazione da Camille Pissarro e Paul Gauguin, e scorci famigliari proposti dal talentuoso tratto di Renoir per i volti, a Palazzo Bonaparte si assaggia anche la melanconica vita di Parigi. Gustave Caillebotte, Eva Gonzalès, Berthe Morisot completavano, con Manet, la “squadra parigina”.
La loro visione impressionista della città era fatta di piccoli riquadri di vite medio-borghesi: espressioni intense inserite nella città del cambiamento, che a fine Ottocento occhieggiava più di tutte al progresso.
I pittori, inseriti giocoforza in questo meccanismo, cercarono di trovare l’anima di Parigi sotto cemento e abiti sfarzosi, come mostra Morisot in Devant la psyché. Assolutamente sorprendente è il ritratto della Morisot, moglie di suo fratello, realizzato da Manet, che rende uno degli angoli di Palazzo Bonaparte uno spettacolo a sé. Con la sua unicità e l’uso sapiente dei neri, Manet trasforma un ritratto in un’evocazione e dimostra come i tratti di un volto possano modellarsi dando luce al buio.
Molto apprezzabile è la decisione delle curatrici di costruire un percorso cronologico e accompagnare il visitatore attraverso gli stadi della corrente artistica. Gli ultimi sguardi sono, infatti, per il Neo-impressionismo. Nel 1886, con l’ottava e ultima mostra degli impressionisti ribelli, un nuovo movimento nasceva dalle mani visionarie di Paul Signac e Georges Seurat, maestri del puntinismo.
Nonostante l’esplosione di colori, si trattava di una tecnica dall’approccio scientifico: appoggiare i colori sulla tela in piccole pennellate della stessa grandezza, senza sfumarli, in modo che da distanza fosse la retina dell’osservatore a mischiare le tonalità e a creare l’immagine. Le opere di Henri-Edmond Cross, Théo Rysselberghe e Achilles Laugé, che aderirono al Neo-impressionismo con entusiasmo, illustrano qui il loro personale metodo scientifico e le loro palettes di tonalità: chiarissime e domestiche per Laugé, quanto accese e vibranti per Cross.
“Impressionisti segreti” è un’occasione unica per guardare a uno dei movimenti artistici più famosi del mondo con una prospettiva differente. Con il privilegio di poter accedere a opere meno note di estrema potenza, che riescono nell’impresa di spiegare le necessità degli artisti del tempo. Dalla connessione con la natura, comprensione del corpo umano, riscoperta delle bellezze del vivere per compiere la perfetta impresa di rendere giustizia al Creato.
Impressionisti segreti
Palazzo Bonaparte, piazza Venezia 5
Roma
Intero 16, ridotto 14
mostrepalazzobonaparte.it
Gloria Frezza