“Come muoversi tra la folla” di Camille Bordas
Camille Bordas in “Come muoversi tra la folla” affida ad un protagonista di 11 anni una delicata narrazione di come sia difficile crescere e diventare grandi
Ogni narratore guarda il mondo a modo suo. Attraverso i suoi occhi, sfumature accarezzano oggetti, vicende e personaggi e ce ne restituiscono un’immagine che vedremmo diversamente se indossassimo altri occhi.
Ho scoperto da qualche tempo che trovo interessanti e gradevoli i libri il cui un narratore è un bambino. Mi piace, attraverso i loro occhi, guardare il mondo da un metro e dispari e riportare gli elementi della vita in una diversa prospettiva.
Ed è un bambino, un ragazzino di 11 anni, il narratore di “Come muoversi tra la folla”, romanzo di Camille Bordas, giovane autrice cresciuta tra Città del Messico e Parigi.
Isidore è l’ultimo di sei figli di una famiglia non come tante.
Tutti i fratelli maggiori hanno dimostrato nel tempo un’intelligenza superiore alla norma. I tre fratelli più grandi – Berenice, Aurore e Leonard – stanno per conseguire un dottorato. Jeremy è un musicista di alto livello. Con qualche anno di differenza, Simone è una studentessa brillante. Tutti e cinque hanno precocemente ottenuto successi nei loro percorsi di istruzione e formazione, tanto da saltare anni scolastici e diplomarsi o laurearsi anzi tempo.
Isidore è un pre-adolescente assolutamente normale. Il che, in una famiglia del genere, sa di fallimento. Eppure sarà lui con la sua normalità a diventare inconsapevolmente un punto di riferimento in famiglia dopo un evento luttuoso.
Attraverso i suoi occhi conosciamo i membri della famiglia, madre e padre ma soprattutto i suoi fratelli e sorelle. Attraverso la relazione e i dialoghi con i fratelli e le sorelle ne comprendiamo lentamente le vulnerabilità. La loro intelligenza, infatti, non è in grado di metterli al riparo dalla sfida che prima o poi tutti si trovano davanti, quella di relazionarsi con gli altri, crescere e trovare il proprio posto nel mondo. La prosecuzione ad oltranza del percorso di istruzione universitaria, con dottorati che seguono dottorati e lavori che vengono interrotti ancora prima che siano iniziati, diventa ben rappresentativo del timore o dell’incapacità dei suoi fratelli e sorelle di chiudere una fase della propria vita e diventare grandi.
Mi sono imbattuta di recente, leggendo un altro libro, in un protagonista che ha perso la memoria. In questa fase di completo disorientamento in cui tutta una serie di punti di riferimento sono venuti meno, il protagonista si trova per strada e riflette che deve imparare di nuovo anche ‘come muoversi tra la folla’, senza esserne trascinato, senza urtare le persone o esserne urtato. Deve di nuovo imparare quello che una mia vecchia prof definiva, a beneficio di noi discenti, le regole del traffico. Si trattava, in senso lato, di quell’insieme di regole che esistono anche se non sono necessariamente scritte o comunque codificate. Sono regole che possiamo apprendere solo attraverso l’esperienza ovvero solo vivendo, regole che ci rendono edotti su quando attraversare la strada, se imporci o lasciar passare l’altro, così come in una conversazione sappiamo quando intervenire, quando rimanere in silenzio e lasciar parlare l’altro e così via.
E questo concetto mi è così tornato in mente: i fratelli e le sorelle di Isidore si sono chiusi in una specie di bolla e per quanto dotti e intelligenti non si sono dati l’opportunità di vivere veramente. La loro intelligenza li ha aiutati a dissimulare l’incertezza, mascherare i dubbi, procrastinare il momento in cui si cresce e non c’è scampo. Isidore al contrario ha a suo modo affrontato la vita, fatto le sue esperienze e imparato da esse. C’è il mondo al di fuori delle mura domestiche. I tentativi da parte di Isidore, teneri e divertenti per il lettore, di scappare di casa. I compagni di scuola, i bulli e i pochi amici. Una concittadina centenaria e un insegnante di tedesco che, in fondo, non ha mai desiderato veramente esserlo.
E man mano che la storia va avanti si rivela un ragazzino come tanti, intelligente quanto basta e comunque abbastanza per relazionarsi in maniera costruttiva con gli altri. Un ragazzino che ci mette il suo per percorrere la vita un passo dopo l’altro. E che così, inconsapevolmente, un po’ mostrerà la via anche agli altri.
Il risultato è un libro delicato che con tenerezza descrive la vita semplicemente così com’è, con i suoi momenti belli e con quelli brutti e le sue difficoltà, a cominciare da quella di crescere e diventare grandi.