Francia: riforma Pensioni, sciopero blocca il Paese
Tesissimo braccio di ferro tra Governo, Sindacati e popolazione: soglia di età è il tema più critico
La Francia accoglie la riforma delle pensioni tra tensioni e scioperi. Infrastrutture ferme e trasporti bloccati nei principali centri (Parigi, Nizza, Marsiglia, Montpellier, Nantes e Rennes tra gli altri) dallo scorso 5 Dicembre per osteggiare un provvedimento fortemente voluto dal Governo ma altrettanto criticata da popolazione, sindacati e parti politiche. Si parla di fino a 600 chilometri di fila nelle strade e di un black out operato dalla firma sindacale del CGT che ha lasciato al buio 90 mila case tra Lione e la Gironda.
I francesi giocano duro, dunque, per opporsi ad una riforma che è stata ufficializzata dal Primo Ministro Eduard Philippe lo scorso Giovedì e sarà presentata al Consiglio dei Ministri il 22 Gennaio per essere discussa al Senato il prossimo Febbraio. Una volta approvata, entrerà in vigore nel 2025. La necessità di un cambiamento nasce dalla valutazione di un deficit nel fondo pensioni di 2,9 miliardi euro, pari a circa lo 0,1 del PIL e che potrebbe aumentare tra gli 8 e 17 miliardi entro il 2025 (dati del COR, istituto di studio e monitoraggio dell’andamento pensionistico).
Il malumore, sia sociale che politico, nasce dai numerosi cambiamenti e dalla sensazione che, in generale, l’età di pensionamento si sia, agli effetti, innalzata. La nuova legge prevede un sistema di maturazione a punti e universale, “più semplice ed uguale per tutti”, attraente motto con cui è stato presentato alla Francia dal Presidente Emmanuel Macron.
Eppure già all’alba della sua esistenza si intravedono delle differenze di trattamento: in primis, per i senatori il sistema verrà adeguato alla nuova disciplina ma non completamente cambiato. Anche per polizia e forze dell’ordine saranno previste deroghe alla luce della “pericolosità della loro attività”. Differenze che, fino ad oggi, hanno specificato moltissime categorie di professioni. In effetti, il sistema pensionistico francese è molto peculiare ed il cambiamento radicale consiste proprio nell’abolizione di tali specificità, i cosiddetti “regimi speciali”.
Oltralpe, infatti, esistono ben 42 casse pensionistiche diverse per categoria di lavoratori. Questo permette di rilevare le differenze tra impiegati del terziario e operai di fabbrica o impiegati del settore ferroviario ed infermieristico, per fare degli esempi, in termini di logorio del lavoro. Ad un lavoro più usurante si riconosce prima l’età del ritiro. Succede anche a ballerini e figuranti dell’Operà, che, infatti, in questi giorni hanno fermato le attività artistiche.
Con l’approvazione della Riforma, invece, ogni lavoratore maturerà dei punti secondo la contribuzione durante l’intero percorso professionale, senza ulteriori differenziazioni. Previsti dei “punti bonus” in caso di congedo maternità, disoccupazione prolungata o per accudimento familiare.
Altro aspetto importante e dibattuto del testo dove, invece, c’è stata negoziazione è stato sul momento di entrata in vigore del nuovo regime: in partenza prevedeva un coinvolgimento fino ai nati del 1963 mentre la Riforma definitiva riguarda i lavoratori nati a partire dal 1975. Questi si avvarranno del vecchio regime fino al 2025, poi seguiranno il nuovo. Chi conoscerà solo il nuovo regime saranno i nati a partire dal 2004.
Quello che non cambierà, comunque, è la natura pubblica del finanziamento: la pensione attuale viene pagata con il lavoro attivo. Il punto critico è stato la soglia di età pensionabile. Se è vero che è stata mantenuta a 62 anni, c’è da sottolineare che a tasso pieno si andrebbe aggiungendo due anni di lavoro in più, a 64. Laurent Berger ha bocciato la Riforma con un netto: “Con l’età a 64 anni è stata oltrepassata la linea rossa”. Berger è a capo del sindacato riformista del Cfdt, da un anno il primo nel Paese. Ancora più categorica la reazione del leader del Cgt, notoriamente più radicale, Philippe Martinez: “Il Governo ci ha preso in giro: tutti lavoreranno di più. Gli scioperi non possono fermarsi”.
Generale dissenso tra gli schieramenti politici. Opposizione netta della sinistra più estrema e dei socialisti, compatti nel giudicare fumo negli occhi il mantenimento legale della soglia a 62. I repubblicani, da cui proviene Philippe, stanno mantenendo una posizione meno radicale, deprecando i numerosi giorni di fermo nazionale. E mentre sostengono l’abolizione dei regimi speciali, criticano la soglia di età, definendola una “falsa promessa”. E temono che il sistema a punti provochi un abbassamento generale dei valori delle pensioni.
Nonostante i numerosi disagi dovuti allo sciopero l’opinione pubblica continua a sostenerlo: secondo un sondaggio IFOP il 54% dei francesi (dato in crescita di 1% rispetto all’inizio delle proteste) è a favore mentre il 30% si dichiara comunque contrario alla nuova legge.
La riforma tanto voluta da Macron sta scontentando un po’ tutti. Fino ad oggi, tuttavia, L’unico a farne le spese è stato il suo padrino, l’Alto Commissario alla Riforma, Jean Paul Delevoye: Lunedì scorso è uscito di scena dimissionario per conflitto di interessi. Oltre a quello dedicato alla riforma aveva altri 13 incarichi.
Ma lo stesso Presidente si gioca tanto con le pensioni: la corsa per la conferma all’Eliseo nel 2022 non è molto lontana.
Sara Gullace