MusicaIn3D: chiudiamo il 2019 con Van Morrison, Bob Dylan e Johnny Cash, Creedence Clearwater Revival

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Mentre tutte le riviste specializzate si battono a suon di classifiche di fine anno, la rubrica Musicain3D di questo mese guarda da un’altra parte. Con le opere di Van Morrison, Bob Dylan e Johnny Cash, e Creedence Clearwater Revival rende omaggio a 50 anni di musica rock, blues, folk e country

La fine di un anno e l’inizio di uno nuovo portano inevitabilmente con sé il bilancio di quello che è stato fatto e una serie di buoni propositi. Passato e futuro si incrociano ad un bivio e, spesso, a scandire i ricordi c’è la musica che ci ha fatto da colonna sonora per un anno intero.

Dicembre è il mese in cui le riviste specializzate e gli addetti ai lavori stilano classifiche e riempiono il web e la carta stampata di articoli con le migliori produzioni dell’anno appena trascorso. Poco importa se sono classifiche emotive o il frutto di calcoli matematici che tengono conto dei numeri delle vendite o degli ascolti streaming o dei biglietti dei concerti.

L’importante è mettere in fila dischi, artisti, performance ed esaltarne le qualità.

Prima di continuare a leggere sappiate che in questo articolo non troverete nulla di tutto ciò. Questa è una rubrica dedicata ad un ascolto lento e ponderato. Nella selezione dei dischi non c’è nessun criterio legato alle classifiche ufficiali delle vendite o degli ascolti. Ci sono solo tre dischi, pescati nel mare magnum delle uscite discografiche recenti, che meritano visibilità e, soprattutto, di essere ascoltati.

Rimarranno delusi quelli che si aspettano nuove proposte, artisti emergenti o magari quel sound innovativo che ha caratterizzato il 2019. Questa puntata di Musicain3D vince a mani basse pescando da tre mostri sacri della musica rock e da un gruppo che è stato sicuramente una delle migliori band di tutti i tempi. 

Oggi parliamo dell’ultimo disco in studio di quel genio instancabile di Van Morrison, delle session registrate a fine anni sessanta da Bob Dylan e Johnny Cash e dall’esibizione live a Woodstock dei Creedence Clearwater Revival.

Three Chords and The Truth – Van Morrison

È incredibile come il cantautore irlandese possa essere così prolifico e al contempo riuscire sempre a stupire dopo tutti questi anni su e giù da un palco e dopo tutti quei dischi alle spalle. Già perché, se prendete solo i dischi incisi in studio a partire da Blowin’ Your Mind! nel 1967, ad oggi ne potete contare 46. A questi poi dovete aggiungere le raccolte, i bootleg, i live.

Arrivare a 74 anni e con una carriera così alle spalle è già stupefacente. Ma lo stupore diventa qualcosa di più della meraviglia quando ti rendi conto che Three Chords and The Truth è un album fantastico che alcuni hanno definito uno dei migliori della sua carriera. Si tratta del sesto disco di pezzi inediti in quattro anni. Tra il 2016 e il 2018 ha spaziato dal jazz al blues.

Nel 2019 Morrison torna con un disco di stampo più classico senza però plagiare la sua stessa produzione dei decenni precedenti. Si tratta di un disco intenso che si sviluppa tra canzoni classiche e lunghe ballate. La voce di Morrison, riff studiati alla perfezione, assoli da manuale e poche sperimentazioni rendono questo disco affascinante e degno di posizionarsi nella parta alta di un’ipotetica classifica dal titolo “i migliori dischi di Van Morrison”.

 

Travellin’ Thru, 1967 – 1969: The Bootleg Series, Vol 15 – Bob Dylan feat. Johnny Cash

Il 2019 è stato un anno interessante per Bob Dylan. O meglio per la sua musica. Ci sono state almeno due occasioni che hanno contribuito a mettere in luce aspetti interessanti della sua vita artistica e a rivelare al grande pubblico delle chicche che neanche i fan più sfegatati sapevano. Una parte di questo lavoro è stato possibile grazie a Martin Scorsese e al suo documentario Rolling Thunder Revue in cui il regista di Taxi Driver racconta il leggendario tour del ’75-’76 in cui Dylan venne accompagnato da una lunga serie di amici, musicisti, comparse e artisti, un’infinita carovana che, tra il burlesque e il circense, per mesi ha girato in lungo e in largo gli Stati Uniti. Un’esperienza unica nel suo genere riportata magistralmente sul piccolo schermo da Scorsese.

L’altra occasione per affondare le dita e i denti nella carne della produzione dylaniana è Travellin’ Thru, 1967 – 1969: The Bootleg Series, Vol 15. Un disco doppio di canzoni incise in versioni del tutto inedite e uniche. Il primo disco è dedicato a incisioni fatte durante le sessioni di registrazione nello studio di Nashville dell’album John Wesley Harding che uscirà il 27 dicembre del ’67. E non pensiate che i take contenuti in questo primo disco  siano dei “b-side” o degli scarti del disco del 67 perché quelle canzoni hanno alta caratura e valore.

Ma è nella seconda parte che questo disco raggiunge livelli davvero interessanti. E’ il febbraio del 1969 e Dylan è tornato nella patria del country per il disco Nashville Skyline. Grazie al destino, al caso o a quello che volete prende vita un’occasione unica: Johnny Cash è nello stesso studio di Dylan e con la scusa di un saluto e due chiacchiere decideranno di incidere insieme qualche canzone.

Ne escono fuori delle registrazioni veramente particolari dove le chitarre e le voci di Dylan e Cash si intrecciano, si scavalcano e si arricchiscono a vicenda rendendo quelle canzoni uniche nel suo genere. Forse una produzione più strutturata e articolata tra i due non avrebbe retto, sarebbe stato troppo per tutti o forse no, ma tanto non lo sapremo mai. Fidatevi però: questa manciata di canzoni è tanta roba.

Live At Woodstock – Creedence Clearwater Revival

Siamo sempre nel 1969 e la band guidata da John Fogerty è al tempo stesso all’apice e alla fine della sua carriera: i Creedence, nati nel 1967, si scioglieranno nel 1972. In quei pochi anni incideranno 7 dischi  magnifici consacrando questo gruppo come uno dei migliori e più influenti gruppi della storia del rock.

Ma questo disco live in realtà ci racconta un’altra storia. In quell’agosto caldo della summer of love, i Creedence salirono sul palco a notte tarda, dopo che la maggior parte degli episodi passati alla storia legati al festival di Woodstock erano già accaduti. In parte si deve a problemi tecnici e ai Grateful Dead che suonarono un pò troppo a lungo e sforarono alla grande. Fatto sta che il secondo giorno di festival, quel sabato in cui sono saliti sul palco artisti del calibro di Santana e Janis Joplin, ha visto esibirsi anche la band di Fogerty prima della contestatissima esibizione dei The Who.

I Creedence hanno suonato 11 tracce introdotte da un presentatore ormai stanco che si limita a strascicare il nome della band. Da lì in poi per quasi un’ora di show la voce potente e tesa di Fogarty non delude neanche per un attimo da Born on The Bayou a Suzie Q e restituisce uno show ricco di assoli sporchi, sudore e delirio che purtroppo non furono inclusi nel triplo disco Woodstock: Music from the Original Soundtrack and More contenente una selezione delle esibizioni della tre giorni.

Oggi però, complice il 50° anniversario del festival, possiamo rivivere grazie a questo disco l’intera esibizione dei Creedence Clearwater Revival che, ad un ascolto attento, è allo stesso livello se non di qualità migliore degli show precedenti o successivi  di artisti e gruppi più blasonati.

Damiano Sabuzi Giuliani

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