La giusta mezura: graphic novel firmato Flavia Biondi
Flavia Biondi ci racconta la giusta mezura, la ricerca di quell’equilibrio tra aspirazione ideale e quotidiano che possa riappacificarci con la realtà accettandone la distanza dagli ideali ma senza rinunciare completamente ad essi
Difficile dimenticare quel momento in cui, crescendo, ci accorgiamo che il mondo non è come immaginavamo. Non è come ce l’hanno raccontato. Non è vero che il percorso è lineare, che dopo la scuola e l’istruzione superiore o universitaria si troverà il lavoro tanto desiderato. Non è vero che basta impegnarsi.
Il mondo esterno, fuori dalla bolla degli anni di formazione, non è affatto onesto e coerente. Non ricompensa. Non restituisce l’impegno in valuta di soddisfazioni.
Da bambini e da adolescenti guardiamo all’età adulta e, nella nostra mente, spesso prefiguriamo uno scenario che sarà ben lungi dall’essere corrispondente a quello reale davanti al quale ci troveremo.
Man mano che si va avanti, soprattutto avvicinandoci a traguardi tondi come possono essere i 30 anni, si tende a fare un po’ un bilancio e si comincia a essere consapevoli della discrepanza. Ma a quel punto la consapevolezza spesso non risolve, la discrepanza stride e si ha la sensazione che qualcuno da qualche parte, in un momento imprecisato del nostro percorso, ci abbia fregato. O forse è solo colpa nostra, perché è difficile trovare la strada e forse noi non siamo così in gamba: quella strada non l’abbiamo trovata e stiamo girando in tondo, gira la testa e inciampiamo.
O magari la colpa non è di nessuno. È solo la vita e dobbiamo imparare ad affrontarla.
Ed è alla soglia dei 30 anni e in questo preciso stato d’animo che si ritrovano i protagonisti de La giusta mezura, Mia e Manuel. Si arrabattano tra lavori precari e frustranti e vivono in una casa di studenti perché non ancora in grado di sostenere economicamente un appartamento in affitto tutto per loro.
Presa tra il ricordo di ciò che era e ciò che desiderava, da una parte, e la realtà del presente e del quotidiano, dall’altra, Mia è infelice.
Ha abbandonato d’improvviso un lavoro da commessa che odiava. Diplomata in scultura alle Belle Arti, sa che con le sue capacità artistiche non ci mangerà.
Accanto a lei, Manuel è posato e determinato: un lavoro da cameriere di giorno e le notti passate a scrivere per realizzare il sogno di vedere pubblicato un suo romanzo.
Mia e Manuel smettono di guardarsi come si guardavano prima. Smettono di comunicare. E la realtà del loro rapporto stride con l’ideale romantico tipico delle battute iniziali di una qualunque relazione. Manuel vede che Mia è infelice ma non è in grado di aiutarla. A lei manca l’aria, sta soffocando e presa dall’inquietudine agisce senza pensare.
Poi succede qualcosa.
E Mia e Manuel cercheranno di trovare la giusta mezura, quell’equilibrio tra aspirazione ideale e quotidiano, che possa riappacificarli con la realtà accettandone la distanza dagli ideali ma senza rinunciare completamente ad essi. Impegnandosi ogni giorno, un passo alla volta per accorciare quella distanza senza esserne frustrati. Trasformandoli, facendoli evolvere, crescendo e divenendo finalmente adulti.
Sullo sfondo la città di Bologna, i suoi portici, i muri che cambiano pelle a strati di colla tra locandine e graffiti. Bologna che, emblema della città universitaria, ben rappresenta quella fase intermedia tra l’adolescenza e l’età adulta. Bologna che sin dalla prima pagina sai che è Bologna anche se non c’è scritto. Ancora prima che sia chiamata per nome.
I disegni di Flavia Biondi ci conducono per mano attraverso la città e attraverso la vita dei protagonisti con grazia. Alle tavole del presente si alternano tavole e testi che riproducono le storie dell’amor cortese, quelle cui lavora Manuel e che diventano un po’ metafora dell’ideale.
La giusta mezura è un romanzo grafico che racconta una fase delicata della vita di molti e lo fa con realismo e delicatezza.