C’era una volta Sergio Leone: a Roma una mostra sul grande regista
La mostra dedicata al poliedrico regista Sergio Leone, che reinventò il western conquistando l’America, fino al 3 maggio 2020 è ospitata a Roma al Museo dell’Ara Pacis
Diventò un mito italiano per le sue doti registiche, che spaziavano in tutti gli ambiti dell’arte, restando ancora oggi uno tra i massimi esempi di cinema mai visti. Stiamo parlando del grande Sergio Leone, omaggiato con una mostra al Museo dell’Ara Pacis di Roma, aperta al pubblico fino al prossimo 3 maggio.
L’esposizione “C’era una volta Sergio Leone“, realizzata da La Cinémathèque Française e Cineteca di Bologna, ripercorre la vita del regista romano attraverso le sue stesse parole, con interviste inedite, scritti, quadri, oggetti personali, fotografie d’infanzia, ma anche riproduzioni di plastici di set cinematografici e scenografie. Per gli amanti del cinema è come entrare nell’intimo del regista e vederlo al lavoro nel suo ufficio e sul set.
È un itinerario suggestivo quello costruito all’Ara Pacis, fatto di ricordi e di percorsi storici dell’epoca che non si può non amare e apprezzare per tutta la sua maestria. La mostra è anche piena di contributi di amici e altre figure professionali molto affascinanti, come il rumorista e gli attori che hanno lavorato con lui raccontando e scoprendo inediti relativi ai suoi film.
Da qui si evince il suo bellissimo percorso di “studi“, di suggestioni e contaminazioni avute dal padre, artista anche lui in doppia veste di attore e regista, conosciuto con lo pseudonimo di Roberto Roberti.
Un piccolo aneddoto è che Sergio omaggia lui stesso il padre per riconoscenza firmando il suo primo film western, Per un pugno di dollari… (1964), con lo pseudonimo di inglese BOB Robertson, che significa “figlio di Roberto Roberti”.
La mostra non poteva non intitolarsi come il suo film più celebre “C’era una volta…Sergio Leone“, ed è un magnifico omaggio per festeggiare i suoi fantomatici 90 anni e i rispettivi 30 anni dalla sua scomparsa.
La più grande rivoluzione di Leone è stata quella di aver reinventato il linguaggio cinematografico. Ha creato un nuovo tempo, non più fondato sulla sintesi ma sulla dilatazione. Ha sperimentato tutte le possibilità dell’inquadratura (dal campo lungo al primissimo piano), arricchendo il lessico del cinema di variazioni fino ad allora mai esplorate così radicalmente.
Nelle pellicole di Sergio Leone i suoni assumono una valenza figurativa e spaziale, anche se il parlato è ridotto ai minimi termini, i suoi dialoghi sono memorabili e hanno segnato l’immaginario collettivo.
Il regista disse:
Direi che se è vero che ho creato un nuovo tipo di western, inventando personaggi picareschi in situazioni da epopea, è stata la musica di Ennio Morricone a farli parlare.