Football: un solo nome per due grandi sport. EU Football vs USA Football
Breve analisi comparata sulle principali differenze tra i due sport in ambito economico-finanziario, manageriale e tecnico-organizzativo
Football. Un nome che indica le due principali discipline sportive diffuse in Europa e negli Stati Uniti. Nel Vecchio Continente parliamo di football per indicare il calcio europeo, mentre in Nord America il termine football individua il principale e più diffuso sport praticato in quella parte del globo, con soccer. Ma quali sono le principali differenze nell’ambito della gestione economico-finanziaria, manageriale e tecnico-organizzativa delle due discipline?
Partecipazione al campionato – Un primo elemento di differenziazione risiede nella modalità di iscrizione/partecipazione ad un campionato professionistico.
Nel calcio vige un sistema premiante caratterizzato da promozioni/retrocessioni, che tiene conto del piazzamento in classifica maturato al termine della precedente stagione sportiva. In generale, i club meglio classificatisi nel corso dell’ultimo torneo passano da una “serie” minore (anche “divisione” o“lega”) ad un’altra di livello superiore; analogamente, le società peggio classificatesi, nell’anno trascorso, passando ad una categoria inferiore rispetto a quella che occupano
Nel football, invece, a partecipazione al campionato è garantita “di diritto” ad ogni franchigia. Si tratta, infatti, di un sistema chiuso, in cui la partecipazione è bloccata (quasi fosse un “privilegio acquisito” per pochi predestinati). Un team di una lega minore può entrar a far parte della massima serie solo se:
- Acquista la proprietà di una squadra della massima lega;
- Si verifica un ampliamento del numero dei team della “lega maggiore” (expansion team).
Club vs Franchise – La più significativa differenza nell’organizzazione manageriale riposa nella differenza tra “club” e “franchigia”. entrambi queste strutture costituiscono un’attività economica ben identificata da un proprio brand e contraddistinta da uno specifico core business. Tuttavia, la franchigia si distacca dal club per i seguenti driver: territorialità e scopo. Al riguardo:
- Territorialità: in generale, la squadra di football rappresenta una squadra insediata e funzionante in un’area geografica ben delimitata, in cui essa agisce senza la benché minima presenza di alcuna forma di concorrenza da altre franchigie concittadine/limitrofe. Qualora il business della formazione fosse economicamente insostenibile (in quanto non redditizio), essa – licenziataria del diritto di partecipazione al campionato– può cedere la propria licenza insieme al suo titolo sportivo ad un altro soggetto. Ciò può altresì comportare l’eventuale trasferimento della sede della franchigia da una città ad un’altra. Nel calcio, invece, in una stessa città possono convivere due o più club, spesso anche di grande prestigio. Si pensi, ad esempio, alla Premier League che nella stagione 2019/2020 conta ben 5 club di Londra (Arsenal, Chelsea, Crystal Palace, Tottenham e West Ham United);
- Scopo: lo scopo precipuo della franchigia è la produzione degli utili d’esercizio, attraverso un ampio set di strumenti, tra cui: performance sportiva, merchandising, gestione dei diritti televisivi e degli stadi di proprietà (in particolare, vendita delle c.d. “aree VIP” ossia posti esclusivi accessibili solo ai fans più facoltosi). Di contro, il fine ultimo di un club è il risultato sportivo. Tuttavia, negli ultimi decenni – grazie alla trasformazione in società per azioni (spesso quotate nei mercati regolamentati) – anche per i club l’obiettivo principale è divenuto sempre più il solo profitto aziendale.
Campagna acquisti – Un’altra differenza rilevante risiede nella campagna acquisti. Nel calcio, il rafforzamento delle rose avviene attraverso il calciomercato, in cui si compravendono i diritti e quindi le prestazioni sportive dei calciatori. Esso generalmente si suddivide in due sessioni: estiva (quella principale e temporalmente più estesa) ed invernale (quella marginale e temporalmente più limitata; c.d. “mercato di riparazione”). Il calciomercato si basa principalmente su professionisti affermati, salvo alcune rare eccezioni, per esempio quelle squadre che attingono al proprio vivaio più di altre (molte squadre spagnole, l’Inter e l’Atalanta in Italia, l’Ajax in Olanda e altre ancora. Inoltre negli ultimi anni, le campagne acquisti sono state limitate dalle regole del noto FFP (Financial Fair Play), che pone vincoli alla voce di bilancio “salari e stipendi” mediante il rispetto di alcuni parametri finanziari (ne abbiamo parlato qui).
Nel football, invece, il potenziamento dei roster si realizza con il sistema del “Draft” (“Selezione”). Non a caso, infatti, i momenti più importanti di una stagione sono: il “Draft Day” ed il “Super Bowl”. Il “Draft Day” è il giorno – prima dell’inizio della stagione – in cui ogni franchigia ha una serie di pick (turni di scelta) da usare in vari round (fasi di scelta). Il draft, in breve, prevede che il roster peggio classificato nella precedente stagione sia il primo ad avere diritto di scelta potendosi così accaparrare – nel rispetto del budget – i migliori talenti della NCAA (National Collegiate Athletic Association), una delle più grandi fucine sia del football che degli altri sport statunitensi.
Quindi, il mercato si basa principalmente sui giocatori dei campionati universitari giovanili (oltre ai “trade”: scambi di giocatori pro della NFL). In caso di expansion team, il sistema contempla un expansion draft che prevede per la new entry una prima scelta non solo per le stelline della NCAA ma anche per i giocatori di altre squadre pro “liberi” (ossia non inseriti dai team nel rispettivo elenco di “intoccabili” consegnato alla NFL). Il football prevede il Salary Cap (limite massimo al monte ingaggi). Tali regole sono esclusivamente rivolte a massimizzare la competitività del campionato, in cui si assiste – a beneficio della spettacolarità di questo sport – ad una consueta alternanza nell’albo d’oro della NFL (salvo alcune eccezioni, quali ad esempio quella recente dei New England Patriots, vincitori di 4 titoli in 5 anni, dal 2015 al 2019).
Composizione di un team – Un altro fattore di distinzione è dato dalla composizione delle rose. I club calcistici contano, in media, 25 – 28 tesserati. Nel corso di una partita di calcio, vi è un limite alle sostituzioni di giocatori (attualmente 3 giocatori, 4 in alcune occasioni sperimentate da questa’anno in Europa). Un roster della NFL può disporre fino a 53 giocatori. Nel football, vi sono 11 giocatori per le azioni di attacco (“offense team”) ed altri 11 per quelle di difesa (“defense team”); poi, ci sono le squadre speciali (“special team”), che entrano in campo per i calci (una squadra calcia e poi difende, l’altra riceve e poi attacca). Non vi sono limiti ai cambi nel corso di un match.
Calendario sportivo – Anche lo svolgimento della competizione differenzia i due sport. Come noto, i principali campionati di calcio prevedono un cosiddetto “girone all’italiana”, in cui tutti i partecipanti si affrontano, in due occasioni (andata e ritorno) in incontri diretti. La NFL, invece, prevede una regular season in cui si affrontano i roster inseriti nei due raggruppamenti esistenti (American Football Conference e National Football Conference); le migliori classificate nelle rispettive confederazioni accedono ai play off, dove si sfidano per aggiudicarsi la vittoria finale nel Super Bowl, la cui 54ª edizione è stata vinta dai Kansas City Chiefs (qui il nostro articolo).
Francesco Ciavarella