“Nina dei Lupi”, un romanzo dal sapore di leggenda antica
‘Nina dei Lupi’ è un romanzo che si veste dei panni di una leggenda antica, narrato attraverso una scrittura che si modella e si trasforma attorno a scene e personaggi rendendoli quanto mai vividi
Nottetempo ha ripubblicato di recente ‘Nina dei Lupi‘ di Alessandro Bertante, uscito inizialmente per Marsilio nel 2011 e che si era guadagnato allora anche una presentazione al Premio Strega con tanto di parole entusiaste di Scurati.
Siamo a Piedimulo, piccolo borgo in mezzo alle montagne. È un piccolo enclave isolato grazie a una galleria che è stata fatta saltare per difendere Piedimulo dalla follia del mondo di fuori. La storia infatti si colloca a distanza di tre anni dalla Sciagura che ha distrutto il mondo come lo conosciamo: molti sono morti, altri hanno lasciato correre libera la propria bestia interiore trasformandosi in predoni.
La piccola comunità di Piedimulo, una quarantina di persone, vive al riparo guidata da Alfredo, ex sindaco, ora capo e guida per quella comunità. È lui che ha preso in mano la situazione, che ha deciso immediatamente di collettivizzare tutto (la lavorazione,la produzione, la distribuzione) per evitare disequilibri e lotte interne.
Sembrerebbe un’isola felice se non fosse che da subito è tangibile una sensazione di precarietà della tregua. Alfredo scruta il cielo e attende il pericolo imminente perché sa che quella situazione non potrà durare per sempre.
Il cielo sarà una presenza costante in tutto il romanzo, il cielo che raramente è solo blu. È il cielo da cui è arrivata la Sciagura e che perciò rappresenta il passato. Ma è anche presagio e futuro atteso. I personaggi lo scrutano cercando di capire da esso cosa li aspetta.
La natura è presenza centrale nel romanzo in contrapposizione con ciò che è stato prima.
Se il mondo prima della Sciagura era il mondo della tecnologia, dopo la Sciagura nulla è stato più come prima anche da questo punto di vista: gli orologi si sono fermati, le batterie si sono esaurite, non c’è più gas nelle bombole, la benzina è finita. Simbolico il pezzo di terra in cui gli abitanti hanno accantonato le autovetture ormai inutilizzabili, prima parcheggiate in ordine, poi lasciate come veniva e ormai ricoperte dalla natura che ha riguadagnato il suo spazio.
A un mondo che non c’è più si contrappone, quindi, la natura, anche nella sua essenza più selvaggia. Le montagne alte e fitte, il ruscello che segna una sorta di confine naturale, la vita che deve necessariamente assecondare il ritmo della natura, la neve e i lunghi inverni, i lupi che hanno riguadagnato terreno. Si odono i loro ululati e di notte attraversano il ruscello e si fanno sentire vicini.
La natura e il suo silenzio contrapposto alle urla laceranti durante la Sciagura.
E arriva il giorno in cui i timori di Alfredo e di tutti si avverano. Il boato. I predoni. La morte. È lo stesso giorno in cui Nina, la nipote dell’ex sindaco, diventa grande. Il particolare del primo ciclo della ragazzina diventa segno ancestrale del suo ritrovarsi adulta, forzatamente adulta e sola a causa di eventi che non dipendono da lei. Solo qualche ora dopo infatti, dopo che i predoni sono riusciti ad attraversare la galleria ammazzando tutti, lei vede la nonna morire sotto i loro colpi, fugge e oltrepassa il ruscello seguendo una strada che suo nonno ha avuto la saggezza di mostrarle.
Qui incontra Alessio che vive nel folto della montagna solo in compagnia di due lupi. Parla poco e lavora sodo. Accetta la presenza di Nina ma non è accogliente: Nina deve trovare il suo posto da sola.
‘Nina dei Lupi’ è un romanzo affascinante. Affascina la potenza della natura, bellissima la scena in cui arriva la Tramontana Nera e Nina da dentro il rifugio vede una muraglia di neve che si muove orizzontalmente spinta dal vento feroce.
La potenza della natura, se affascina il lettore e i personaggi “positivi”, spaventa i predoni: nel loro essere eredità marcia di un’umanità che forse non esiste più al di fuori del borgo sono spaventati dal rumore del vento che sembra portare con sé la voce e i tormenti delle loro vittime. Così come li spaventa l’ululato dei lupi. E il senso di colpa e la loro vigliaccheria e, forse, i sortilegi di Diana – in lei la saggezza e la forza che le sono propri la trasformano, agli occhi dei predoni che la tengono prigioniera, in una strega – generano incubi lasciando spazio nella narrazione a passaggi onirici.
Numerose saranno le prove che Nina e gli altri pochissimi superstiti dovranno affrontare fino alla battaglia finale. E le storie di quel periodo verranno tramandate, si diffonderanno trasformandosi in leggende e riti.
‘Nina dei Lupi’ è un romanzo anche interessante. Per l’ambientazione così vicina a noi. Per la commistione di figure quasi mitologiche (la Sciagura, la Tramontana Nera, la Montagna Scura) e per personaggi che finiscono per trasformarcisi (Alessio, Diana e Nina stessa). Per la contrapposizione tra il mondo che conosciamo – e la sua barbarie neppure troppo celata – e la Natura. Per la riflessione su dio e il rapporto degli uomini con esso. Per la lingua che si modella e si trasforma attorno a scene e personaggi rendendoli quanto mai vividi.