Stati Uniti, 2 trilioni di dollari per fronteggiare la pandemia COVID-19
Dopo un lungo braccio di ferro tra repubblicani e democratici si trova l’accordo per sostenere famiglie ed aziende durante l’emergenza Coronavirus
“Un virus cinese”, “Sono un Presidente in stato di guerra” o “Gli Stati Uniti vinceranno sul COVID-19” sono, probabilmente, gli stereotipi e gli slogan più utilizzati da Donald Trump al fronteggiare questa pandemia che, ormai da mesi, affligge il globo. E mentre ad inizio Marzo la situazione era “assolutamente sotto controllo”, il numero in rialzo dei contagi e delle vittime del COVID-19 ha reso necessario lo stato di calamità a New York, Washington e California – nonché la limitazione del traffico non essenziale tra Stati Uniti ed in confinanti Messico e Canada.
Al momento in cui scriviamo gli Stati Uniti contano oltre 85 mila casi positivi e 1.300 morti. Anche oltre oceano è critica la disponibilità di mezzi come respiratori, mascherine, guanti e posti letto con migliaia di mancanze. Il COVID-19 ha colpito tutti e 50 gli Stati federati ed in otto di essi è già scattato l’isolamento.
Ma per Trump il COVID-19 è una sfida nella sfida, arginarlo è un obiettivo nell’obiettivo. Perché a Novembre correrà per la rielezione alla Casa Bianca: la gestione del Paese in questo momento risulta determinante per pensare ad un bis presidenziale. Anche perché il candidato che si profila all’opposizione è Joe Biden, l’ex vice Obama: un candidato molto legato all’establishment democratico e, quindi, per l’elettore molto più rassicurante del rivoluzionario Bernie Sanders. E The Donald sa bene che in tempi di calamità (o di guerra) rassicurazione e sicurezza sono forti spinte psicologiche.
Per tutte queste ragioni Trump ha promosso l’intervento di aiuto economico più ingente della storia degli Stati Uniti, una manovra ben superiore a quella di 700 miliardi stanziati nel 2008. Quasi 2 trilioni di dollari destinati direttamente e indirettamente ad aziende, lavoratori, cittadini, ospedali e Tesoro. Per far fronte al dissesto che la quarantena fisica delle persone e lo stop agli esercizi imprenditoriali ha comportato e comporterà.
Per raggiungere l’accordo con la maggioranza del Senato ci sono voluti 5 giorni di negoziazioni, con i democratici che per ben due volte hanno rimandato indietro il piano alla maggioranza repubblicana. Poca tutela per i lavoratori e scarsa trasparenza sull’utilizzo delle elargizioni da parte delle imprese che li avrebbero ricevuti: l’ombra di un escamotage per un finanziamento al “business” solo camuffato da un concreto aiuto alla popolazione.
Davanti a Trump gli attori di questa negoziazione a sfondo politico erano il senatore Mitch McConnell, repubblicano del Kentucky, Steven Mnuchin, segretario del Tesoro, e il senatore Chuck Schumer, democratico di New York. Dopo cinque giorni di discussioni i democratici hanno accolto il piano, che ora è ufficiale e sarà attivo in pochi giorni.
Un incentivo trilionario che prevede innanzitutto il supporto diretto di 1.200 dollari procapite e 500 per ogni bambino a quanti abbiano un reddito inferiore a 75 mila dollari. Cinquecento miliardi anche per i grandi gruppi impresari, comprese le compagnie aeree: queste sono state tra le prime e le più colpite realtà. Agli ospedali andranno 130 miliardi, 55 in più rispetto alla prima stesura ed altri 150 ad enti statali e locali. Nell’accordo è anche incluso un fondo di 350 miliardi per garantire programmi di prestito alle piccole aziende che abbiano mantenuti stabili gli stipendi, ma solo per coloro che mantengono i loro salari stabili durante la crisi.
Un elemento chiave che ha rallentato gli accordi ha riguardato la pubblicità dei finanziamenti alle aziende: nel piano iniziale dei repubblicani, Mnuchin avrebbe avuto via libera nell’elargire sostegno senza necessità di rendere pubblici i destinatari. I democratici hanno ottenuto l’istituzione di un organo di ispezione e supervisione generale. Anche all’opposizione si deve il prolungarsi del periodo di disoccupazione a 13 settimane, per arginare l’impatto della perdita del posto di lavoro – solo la scorsa settimana si era arrivati a 281 mila richieste di sostegno. E sempre grazie ai democratici è stato possibile includere nel piano freelancer e personale della cosiddetta “economia collaborativa” come gli autisti di Uber.
Il più grande intervento di sostegno nella storia statunitense, dicevamo. Eppure gli stessi legislatori che hanno appena firmato il piano non nascondono il timore della necessità di un ulteriore aiuto.
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