L’impatto psicologico della quarantena sulla salute mentale

Tempo di lettura 4 minuti
La diffusione del Coronavirus nel mondo sta costringendo migliaia di persone a dover rispettare un periodo di quarantena e di isolamento nelle proprie case, limitando al massimo uscite, contatti sociali, con rischi, però, per la tenuta mentale

Il COVID-19, responsabile dell’infezione venuta alla luce a dicembre 2019 e poi dichiarato pandemia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il successivo 11 marzo, oltre a spaventare il mondo a livello sanitario, sta anche facendo crescere la preoccupazione per la potenziale diffusione di panico e ansia da parte della popolazione, costretta in quarantena nelle proprie case.

Alcuni giornalisti, scrive il britannico Guardian, hanno riportato la loro esperienza in quarantena: cambi di umore, panico, ansia per il presente e per il futuro, la comprensibile paura di essere contagiati e di contagiare, il desiderio di tornare alla vita di tutti i giorni. E, per chi ha figli, si aggiunge ulteriore preoccupazione, oltre all’impossibilità, molto spesso, di ritagliarsi spazi per se stessi o per lavorare.

Il mondo scientifico si è prontamente attivato per studiare l’impatto che il Coronavirus potrà avere sulla nostra salute mentale.

Secondo quanto riportato dalla dottoressa Laura Hawryluck, docente di terapia intensiva presso l’Università di Toronto che aveva già effettuato una serie di ricerche sulla salute mentale dei pazienti in quarantena durante la SARS, i sentimenti più diffusi in questa situazione sono ansia, isolamento, e ovviamente preoccupazione – per i soldi, la salute e la famiglia.

In Europa, l’Università Cattolica di Lovanio e l’Università di Anversa hanno lanciato una ricerca in Francia, Belgio, Olanda e Regno Unito per comprendere l’impatto della quarantena sul benessere sociale e psicologico della popolazione. L’obiettivo è comprendere gli effetti sulle relazioni sociali e sulla salute mentale.

Anche l’Università di Sheffield e la Ulster University stanno portando avanti una ricerca sulle conseguenze dell’attuale crisi sulla salute mentale della popolazione. Il team ha messo sotto osservazione 2.000 persone in Regno Unito.

Inoltre, a fine febbraio 2020, The Lancet ha pubblicato una ricerca intitolata “L’impatto psicologico della quarantena e come ridurlo: rassegna rapida delle testimonianze”, che ha raccolto le esperienze di coloro che erano stati già sottoposti a quarantena durante la diffusione di altri virus letali, tra i quali la SARS (Sindrome respiratoria acuta grave), l’ebola, l’influenza suina, la MERS (Sindrome respiratoria mediorientale) e l’influenza equina. 

In questo caso, la maggior parte degli studi ha riportato effetti psicologici negativi, inclusi sintomi da stress post-traumatico, confusione e rabbia. I fattori di stress includono la durata della quarantena, la paura di essere infettati, frustrazione, noia, rifornimenti inadeguati, informazione inadeguata e perdita finanziaria. Alcuni ricercatori hanno suggerito la possibilità di effetti a lungo termine. Tuttavia, lo studio ha sottolineato la necessità imprescindibile della quarantena. Gli effetti psicologici sulla popolazione in caso di mancato isolamento e, quindi, libera diffusione di un virus, sarebbero ancora più ingenti.

Oltre ad elencare gli effetti negativi della quarantena, i ricercatori hanno anche fatto una lista di ciò che potrebbe alleviare o addirittura prevenire le conseguenze psicologiche dell’isolamento. Ad esempio, fornire quante più informazioni possibili sulla situazione. In questo modo, si farebbero comprendere i rischi che si potrebbero correre senza quarantena. Inoltre, è utile creare delle linee telefoniche dedicate per rispondere alle domande (in Italia, ad esempio, è stato attivato il numero 1500).

quarantena

Secondo la ricerca, un altro metodo per rendere la quarantena più sopportabile è fornire i giusti mezzi per tenersi occupati, come ad esempio accesso a internet illimitato e servizi di intrattenimento. Nel panorama italiano e non solo, molte realtà si sono mosse in questo senso. Alcune emittenti hanno ampliato la loro offerta, moltissimi musei sono visitabili online e una serie di biblioteche ha messo a disposizione numerosissimi libri. Infine, non mancano le dirette di influencer, chef e Youtuber a fare compagnia sui social media.

Ma come hanno reagito le persone che per prime hanno dovuto affrontare questa situazione?

Wuhan, la città cinese dove è cominciata la diffusione del Coronavirus, è stata la prima a far scattare la quarantena, a fine gennaio. Per quasi due mesi, gli abitanti della città sono potuti uscire uno per famiglia ogni due giorni, con numerosi controlli da parte delle autorità. Inoltre, hanno dovuto interrompere la maggior parte delle attività lavorative, con l’obiettivo di limitare il diffondersi del COVID-19. Qual è stato l’impatto psicologico?

Gli abitanti di Wuhan hanno provato diverse emozioni. La prima settimana, la quarantena li ha colti di sorpresa. In tutto il Paese erano in corso le celebrazioni per il nuovo anno lunare, occasione che riporta la maggioranza della popolazione nelle loro città natale. Durante la seconda settimana, con l’aumentare dei casi e del numero delle vittime, il panico ha cominciato a serpeggiare. Ma dalla terza settimana in poi, il popolo cinese ha iniziato a cercare di accettare la nuova realtà, comprendendo la necessità di cambiare stile di vita per adattarsi a questa nuova situazione.

Ad oggi, dopo quasi due mesi di isolamento, la Cina sta cominciando ad eliminare le restrizioni per tornare alla normalità. A giorni, anche a Wuhan sarà permesso di nuovo di circolare con più libertà.

Traduzione a cura di Chiara Romano dalle seguenti fonti:

  • theguardian.com
  • brusselstimes.com
  • npr.org
  • thelancet.org

Immagine di copertina via Caffeinamagazine.it

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