Unorthodox: miniserie da non perdere tra religione e libertà
“Unorthodox” è una miniserie di Netflix che racconta la storia di una giovane donna che scappa dalla sua comunità ebraica chassidica di New York, alla ricerca di se stessa e della sua libertà
Netflix colpisce ancora con una delle sue produzioni originali. Stavolta, la piattaforma è riuscita a regalarci uno spaccato della comunità ebraica chassidica di New York grazie alla miniserie “Unorthodox”, già disponibile dal 26 marzo 2020. La storia è stata tratta dall’autobiografia di Deborah Feldman, “Unorthodox – The scandalous rejection of my Hasidic roots”. Nata e cresciuta in questa società ebraica, l’autrice aveva raccontato la sua vita, le sue difficoltà e il ripudio della comunità Satmar di Williasburg, Brooklyn.
Ispirandosi alla storia della Feldman, la miniserie racconta la vita da ultraortodossa e l’avventura della diciannovenne Esther Shapiro (Shira Haas), che fugge dal suo matrimonio combinato per recarsi a Berlino, dove fa amicizia con un gruppo di studenti di un conservatorio e riscopre il gusto della libertà.
A New York, intanto, la sua scomparsa crea scandalo, soprattutto perché, fra tutti i posti possibili, Esther si è recata proprio in Germania. Il marito di Esty (nomignolo con cui viene chiamata la protagonista) e suo cugino lasceranno la bolla protetta a Williamsburg per immergersi in quella che è per loro una vera e propria realtà parallela, con l’obiettivo di trovare Esther e riportarla nella loro comunità.
Nonostante i flashback della miniserie relativi agli usi e ai costumi chassidici sia fedele alla realtà, le scene che raccontano la vita della protagonista al di fuori della comunità sono state romanzate, poiché le autrici non volevano esporre troppo Deborah Feldman, che è un personaggio pubblico in Germania.
In realtà, Deborah si è sposata all’età di 17 anni e, dopo un paio di anni, è diventata madre di un bambino. Nel 2006 si è trasferita con suo marito fuori Williamsburg e ha cominciato a studiare letteratura al college. Tre anni dopo, tuttavia, ha lasciato il marito e si è trasferita a Berlino con suo figlio, tagliando i ponti con la sua comunità. Il blog che ha aperto in quel periodo l’ha aiutata a lanciare la sua autobiografia, pubblicata nel 2012 e diventata un best seller tradotto in molte lingue, tra le quali l’italiano, dalla casa editrice ticinese Edizioni Abendstern con il titolo “Ex ortodossa – Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche”.
Chi sono gli ebrei chassidi?
Questa comunità di ebrei ultra-ortodossi nacque a New York dalle ceneri della seconda guerra mondiale, quando i sopravvissuti ai campi di concentramento si trasferirono nella Grande Mela. Culturalmente conservatori e molto severi a livello religioso, i membri ritengono che la pietà e il rifiuto di assimilarsi al resto della società eviterà il ripetersi di una catastrofe per la loro comunità.
I chassidi parlano lo Yiddish, una lingua germanica utilizzata dagli ebrei aschenaziti e scritta con i caratteri dell’alfabeto ebraico, diffusa in numerose comunità in tutto il mondo. Ciò che rende “Unorthodox” speciale è il fatto che la maggior parte delle scene sono girate proprio in questa lingua; si tratta della prima volta che lo Yiddish viene utilizzato per girare una serie. Come hanno riferito gli attori nello speciale “Unorthodox – Dietro le quinte”, un piccolo documentario sulla creazione della miniserie disponibile su Netflix, si tratta di un’occasione fantastica per riscoprire questa lingua anche al di fuori dei contesti religiosi.
Oltre ad aver dato importanza alla lingua con la loro scelta, le creatrici della serie, Anna Winger e Alexa Karolinski, hanno cercato di riprodurre la cultura chassidica nel modo più fedele possibile, senza denigrarne le pratiche o criticarne i costumi. Le scene ambientate all’interno della comunità sono state girate con meticolosità, la stessa attenzione posta nella creazione dei costumi e nel rispetto dei riti religiosi e non. Sembra quasi che la serie si svolga simultaneamente nel passato e nel futuro.
“Unorthodox” è il racconto della fuga di una donna da una comunità che trova soffocante e insostenibile, ma si tratta anche di una storia che apre una porta su una comunità misteriosa e poco conosciuta. Inoltre, come riportato dal New York Times, la miniserie riesce a incuriosire coloro che considerano l’isolazionismo chassidico un rifugio da un mondo che è stato continuamente ostile con gli ebrei.
https://www.youtube.com/watch?v=wt7YcCJwNH0
Traduzione a cura di Chiara Romano dal New York Times