“The New Abnormal”: dopo 7 anni tornano i The Strokes

Tempo di lettura 2 minuti
Con “The New Abnormal” i The Strokes sono riusciti a tornare nella scena indie rock con un disco ponderato, pulito e decisamente adeguato alla scena musicale contemporanea

Non credo di offendere nessuno se dico che i The Strokes siano uno dei gruppi più paraculi in circolazione.

Nonostante alti e bassi, eccessi e sregolatezze e dischi facilmente dimenticabili, sono riusciti a tornare sulla scena rock usando la porta di servizio solo per buttare giù a suon di calci la porta principale con lo stile e il carattere che li hanno sempre contraddistinti.

Sono passati ormai anni luce da quel 2001 ovvero dalla pubblicazione di Is This It, un album che allora fu epocale e generazionale allo stesso tempo. Tanto da essere annoverato in diverse classifiche tra gli album più importanti di sempre.

Cambia il contesto storico e politico, dal crollo delle Torri gemelle di allora all’appoggio alla candidatura di Bernie Sanders oggi, e mutano le capacità espressive del gruppo di Julian Casablancas.

Ma anche questa volta gli Strokes cercano di mantenere questi elementi sullo sfondo proprio come la musica che caratterizza il disco: The New Abnormal è un album dal sound leggero e lento dove la produzione di Rick Rubin fa sintesi e rende tutto più edulcorato, onirico e pulito.

Sì, perché la sensazione ascoltando The New Abnormal è quella di un risveglio da un sonno leggero durante una calda giornata d’estate, quando si rimane per un po’ frastornati con gli occhi gonfi e mantidi di sudore.

Poco importa se l’unica canzone frizzante del disco è Bad Decisions che si rifà apertamente a Dancing with Myself di Billy Idol.

Fa tutto parte del gioco, spavaldo e sbruffone della band che, ad inizio anni Duemila, ha salvato a modo suo quel rock sporco e ruggente che stava per essere messo in cantina a prendere polvere insieme ai pesantissimi amplificatori valvolari.

Le parti strumentali accompagnano alla perfezione la capacità di forzare il falsetto di Casablancas in The Adult Are Talking o Eternal Summer senza però rinunciare al classico uso degli effetti sulle parti vocali che hanno caratterizzato fin da subito la band newyorkese.

Tutti questi elementi non faranno di certo di quest’album una leggenda e, molto probabilmente, tra vent’anni sarà effimero come quel sogno estivo. Ma allo stesso tempo dimostra che i The Strokes hanno ancora carattere e stoffa da vendere.

Scusate se è poco.

Damiano Sabuzi Giuliani

Immagine di copertina via thenews.com.pk

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