Coronavirus: anche i cani potrebbero aiutare nella lotta al COVID-19
Il più fedele amico dell’uomo, ancora una volta, potrebbe essere d’ausilio nella ricerca dei soggetti positivi al COVID-19
I cani tornano, ancora una volta, a essere d’aiuto per l’uomo. Da sempre impiegati nelle ricerche di dispersi nelle calamità naturali, il fiuto del cane si è rivelato, molto spesso, necessario e infallibile anche nella “scoperta” di malattie come diabete, morbo di Parkinson, cancro e molto altro. Sono, infatti, in grado di riconoscere anche l’odore delle persone affette da malaria con un’accuratezza e precisione rara.
Utilizzato nella ricerca di droga ed esplosivi l’olfatto del cane si conferma, infatti, uno strumento diagnostico efficace e preciso. I cani e molti altri animali, utilizzano un organo specifico per l’elaborazione dei dati olfattivi: l’organo vomero-nasale che è situato sopra il palato, tra naso e occhi ed è considerato un vero e proprio cervello dedicato agli odori.
L’olfatto dei cani, estremamente più potente di quello dell’uomo, è anche oggi, ai tempi della pandemia da Coronavirus, un importante ausilio nella ricerca dei soggetti positivi alla malattia.
Un gruppo di ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine, del Medical Detection Dogs e della Durham University, stanno, infatti, addestrando alcuni cani a fiutare il COVID-19 nelle persone contagiate. I tre atenei “hanno iniziato i preparativi per l’addestramento intensivo dei cani in modo che siano pronti a fornire una diagnosi rapida e non invasiva”. I ricercatori sono convinti che i cani sapranno riconoscere il coronavirus tramite il fiuto, ma anche identificare i singoli contagiati.
Secondo Steve Lindsay, professore a Durham, “Se la ricerca avrà successo, si potrebbero usare i cani per rilevare il coronavirus negli aeroporti e magari contribuire nel prossimo futuro a prevenire un’epidemia di ritorno”.
Gli scienziati affermano che: “Gli “sniffer dogs” potranno annusare fino a 750 persone all’ora e indicare se hanno il virus in 0,5 secondi, con una precisione del 90%», sostiene Claire Guest, fondatrice e amministratore delegato della Medical Detection Dogs.
Dopo il Regno Unito anche in Iran, in un centro di addestramento cinofilo sostenuto dall’esercito, è iniziato l’addestramento di un gruppo di cani per il riconoscimento del COVID-19. Il portavoce Hamidreza Shiri ha dichiarato alla stampa: “Dal momento che i cani riescono a individuare gli odori 20mila volte meglio degli umani, sono già stati addestrati a riconoscerne alcuni particolari tra cui quello della malaria. Nella prima fase della ricerca abbiamo dimostrato che i cani non vengono contagiati dal Coronavirus. Sono due settimane che stanno lavorando con il virus, ma test multipli in diverse fasi dimostrano che nessun cane né i loro addestratori sono stati contagiati”.
Anche all’Università della Pennsylvania sono stati arruolati otto labrador in un progetto di ricerca per determinare se i cani possono rilevare un odore associato al virus. “Oltre a droghe, esplosivi e cibi inviati in modo illegale, i cani sono in grado di fiutare la malaria, i tumori e persino un batterio che devasta gli agrumeti della Florida. Non sappiamo se questo sia l’odore del virus, di per sé, o la risposta al virus, o una combinazione”, ma ai cani non importa quale sia l’odore. Quello che imparano è che in un campione c’è qualcosa di diverso da quello che c’è nel campione dei negativi al virus”. La ricerca ha scoperto che i virus hanno odori specifici, ha affermato Cynthia M. Otto, direttore del Working Dog Center, presso la School of Veterinary Medicine di Penn.
Eight Labrador retrievers — and their powerful noses are the first trainees in a @Penn research project to determine whether canines can detect an odor associated with the virus that causes #COVID19 🐶🐕❤️https://t.co/ExQQNGcLVs@karinbrulliard
— Massachusetts Medical Society (MMS) (@MassMedical) April 30, 2020
Passano i giorni e, in Gran Bretagna, il team del Medical Detection Dogs, di Milton Keynes, ha individuato i primi sei cani da addestrare per renderli in grado di rilevare i pazienti positivi al COVID-19. Tra 6/8 settimane saranno in grado di fornire una diagnosi rapida e non invasiva del Coronavirus. Tutti e sei i cani, giudicati tra i migliori per questo tipo di attività, provengono da esperienze diverse.
Norman è un cocker spaniel di 2 anni, proviene da un rifugio ed è descritto come un cane molto equilibrato. Digby ha 20 mesi, è un labradoodle, è un soggetto sicuro di sé, socievole e curioso. Storm, 3 anni, è un incrocio tra labrador e golden retriver ed è un entusiasta. Star ha 2 anni ed è l’unica femmina del gruppo, è una labrador appassionata per il lavoro e piena di energia. Jasper è cocker spaniel di un anno, proviene da un ente di soccorso ed è metodico e impegnato. Asher, 5 anni, vive con Claire Guest, che lo descrive come eccentrico ma molto concentrato.
Secondo i ricercatori i “sei cani saranno in grado di sottoporre passivamente a screening qualsiasi individuo, compresi quelli senza sintomi, e segnalare al conduttore se hanno rilevato il virus. Poi questo dovrà essere confermato da un test medico”.
Il cane, dunque, continua a essere il miglior amico dell’uomo.
Immagine di copertina via facebook.com/MedicalDetectionDogs