Qual è il significato dell’abbattimento di una statua?
Cosa implica abbattere una statua? Il New York Times lo ha chiesto ad una storica dell’arte che si occupa di distruzione del patrimonio culturale
In tutti gli Stati Uniti e nel mondo sono state abbattute diverse statue di confederati e di altre figure storiche, inclusi schiavisti e Cristoforo Colombo. Si tratta di una conseguenza delle settimane di protesta contro il razzismo statunitense, in seguito all’uccisione di George Floyd da parte della polizia.
Negli Stati Uniti, ciò fa seguito anche agli anni di dibattiti circa l’esposizione pubblica di simboli confederati, dopo l’omicidio, avvenuto nel 2015, di 9 congregati di colore di una chiesa di Charleston da parte di un suprematista bianco che portava la bandiera confederata. Non si tratta dell’unico evento: nel 2017, in seguito alla rimozione di una statua di Robert E. Lee, un generale statunitense che sposò la causa degli Stati Confederati d’America a Charlottesville, c’è stato uno scontro mortale tra i nazionalisti bianchi e coloro che sostenevano la protesta.
La storica d’arte Erin L. Thompson, professoressa presso il John Jay College of Criminal Justice, durante tutta la sua carriera ha ragionato sul significato della deliberata distruzione di icone dell’eredità culturale.
Quali sono alcune delle problematiche esistenti quando si tratta di statue abbattute?
Da storica dell’arte, so che distruggere è la norma e preservare è una rara eccezione. Noi umani abbiamo eretto monumenti per glorificare persone e idee sin da quando abbiamo iniziato a fare arte. Da quando abbiamo iniziato a creare statue, altre persone hanno cominciato ad abbatterle. Ci sono alcune sculture provenienti dal Vicino Oriente appartenenti ai re assiri su cui sono state incise maledizioni. “Colui che abbatterà la mia statua soffrirà per il resto della sua vita”, cose del genere. E quindi sappiamo che, nel 2700 a.C., abbattere un monumento era già una strategia di ribellione. Pertanto, non ci sorprende vedere che oggi la gente si ribella contro le idee rappresentate da quelle statue.
Mi sembra che, istintivamente, da molto tempo ormai a livello accademico si tenda a preservare qualsiasi cosa che ci potrebbe insegnare qualcosa in più a livello storico. Non è così?
Molte persone pensano che siccome sono una storica d’arte, allora voglio che tutto venga conservato. Ma so che preservare le opere è costoso. È letteralmente dispendioso in termini di pagamenti alle persone che si preoccupano di curare le statue. Una coppia di giornalisti nel 2018 ha scoperto che, nei dieci anni precedenti, i contribuenti avevano speso almeno 40 milioni di dollari per preservati monumenti e siti confederati.
All’Università della Carolina del Nord, le proteste del 2018 hanno abbattuto la statua del confederato “Silent Sam”. In seguito, l’ateneo ha proposto di costruire un nuovo museo per ospitarla, che sarebbe costato più di 5 milioni di dollari e quasi 1 milione all’anno per la sicurezza e la manutenzione. Quindi guardo queste statue e faccio caso anche ai soldi che vengono impiegati. E penso a tutti quei meravigliosi siti di storia afro-americana o dei nativi americani che si stanno disintegrando a causa della mancanza di fondi e penso che quei soldi potrebbero essere spesi in modo diverso.
Ha detto che stiamo assistendo alla ribellione delle persone nei confronti delle idee rappresentate da quelle statue. Ci sono altri aspetti dell’abbattere questi monumenti che la gente potrebbe non capire o considerare immediatamente?
Nella storia, distruggere un’immagine è sempre stato visto come un attacco alla persona rappresentata. Lo sappiamo perché quando la gente attacca le statue, colpisce le parti che sarebbero vulnerabili in un essere umano. Ci sono statue dell’antica Roma con gli occhi cavati o senza orecchie. È un modo molto soddisfacente di attaccare un’idea: non si tratta solo di respingerla, ma di umiliarla. Quindi fa sentire bene in una maniera che è potenzialmente problematica. Di certo non sto sostenendo la distruzione di tutte le statue offensive degli Stati Uniti, in parte perché è molto pericoloso. I manifestanti si sono già fatti seriamente male abbattendole.
Gli attacchi alle statue delle ultime settimane cosa ci dicono circa le proteste stesse?
Gli attuali abbattimenti di monumenti mostrano che ciò che viene messo in discussione non è solo il nostro futuro, ma il nostro passato in quanto nazione, società e mondo. Questi attacchi mostrano quanto sia profonda la supremazia bianca nella nostra struttura nazionale. Mostrano che dobbiamo mettere in discussione il modo in cui comprendiamo il mondo, anche il passato, in modo da ottenere un futuro migliore.
Che cos’è una statua?
Credo che sia un tentativo di immortalità. È un modo di solidificare un’idea e presentarla ad altre persone. Ecco qual è davvero il problema. Non sono le statue stesse, ma il punto di vista che rappresentano. E si trovano in luoghi pubblici, no? Quindi questi sono monumenti che affermano che questa versione della storia è quella accettata pubblicamente.
I’m a professor who studies the deliberate destruction of cultural heritage and I just have to say… use chain instead of rope and it’ll go faster. https://t.co/RH3WVJm8RX
— Erin L. Thompson (@artcrimeprof) June 11, 2020
Lei ha scritto una voce dell’enciclopedia circa la distruzione dell’arte. Si legge che la “legittimità percepita” di questa pratica è cambiata dall’antichità. Può parlarcene?
Pensiamo al bronzo, dato che molte statue di confederati sono di questo materiale, un metallo che si può sciogliere e usare per fare qualcos’altro. Gli antichi greci utilizzavano il bronzo per i loro monumenti principali. Pochissimi di questi sono sopravvissuti, poiché ai cambi di regime, quando c’era la guerra o quando qualcuno rubava la statua, questa veniva sciolta e usata per fare monete, palle di cannone o la scultura di qualcun altro.
Questa è la storia dell’arte, del cambiare la propria lealtà e del cambiare il passato. Abbiamo attraversato un periodo di pace e prosperità – non per tutti, ma gli Stati Uniti non sono stati invasi e abbiamo avuto abbastanza denaro per preservare le statue. Quindi penso che la nostra generazione consideri l’arte pubblica come qualcosa che ci sarà per sempre. Ma questo è un punto di vista davvero antistorico.
Cosa ne pensa del paragone tra ciò che stanno facendo i manifestanti negli Stati Uniti e, ad esempio, la distruzione dei monumenti a Palmira da parte dell’ISIS?
Non penso che si possa dire che la distruzione sia sempre legittima o che non lo sia mai. Dobbiamo pensare a chi stia distruggendo cosa e per quali motivi. L’ISIS ha abbattuto monumenti di un passato tollerante in modo da ottenere un futuro di violenza e odio. Questi manifestanti stanno attaccando i simboli di un passato odioso come parte della lotta per un futuro pacifico. Quindi ritengo che si tratti di azioni diametralmente opposte.
A livello pratico, si guardi alla distruzione dei monumenti a Palmira da parte dell’ISIS, quei templi romani. L’effetto è stato distruggere l’economia del turismo della moderna città di Tadmor, vicino Palmira. Ciò ha reso la possibilità di ottenere la pace e la stabilità nella regione ancora più difficile, perché adesso ci sono centinaia di persone senza un lavoro. L’ISIS ha anche racimolato molti soldi. La loro distruzione è stato un atto di propaganda per far sì che la gente facesse donazioni per la causa jihadista. Hanno venduto i reperti che hanno rubato dal museo di Palmira così da poter andare in guerra. È un contesto molto diverso da ciò che sta accadendo ora.
Inoltre, vorrei che l’attuale abbattimento di statue non fosse dovuto avvenire in questo modo. Ma ci sono state, per anni, proteste pacifiche contro molte di queste statue, in molti casi addirittura prima che venissero erette. E ciò non ha portato a niente. Quindi se la gente perde la speranza nella possibilità di una risoluzione pacifica, cercherà altri metodi.
Su Twitter ha dichiarato che, quando si tratta di abbattere una statua, una catena funziona meglio di una corda. Perché?
È meno cedevole, quindi tirando la forza viene concentrata direttamente sulla statua.
Traduzione di Chiara Romano dal nytimes.com
Immagine di copertina via nytimes.com