“Caccia all’omo”: Simone Alliva racconta l’Italia omofoba
Dal 18 giugno in libreria, “Caccia all’omo” del giornalista Simone Alliva racconta un Paese che brancola nell’odio omotransfobico. Dalla politica, fino alla scuola e alle famiglie un racconto puntuale di quello che stiamo lasciando accadere. Il dolore di tante storie che gridano contro l’odio: “Noi resistiamo”
“L’Italia brancola nell’omotransfobia come non aveva mai fatto prima. È una nebbia fitta questo odio. Nasconde i volti e libera le mani. Si dovesse approvare una legge per contrastarla, resterà sempre sotto la cenere il carbone acceso di un odio ormai sdoganato. E oltre quello, il sospetto che lo sforzo di mettere insieme le diversità, di ricavarne un popolo civile, aperto, moderno, sia naufragato nel fallimento“.
Sembra una profezia, ora più che mai. Mentre la legge contro l’omotransfobia arriva finalmente in Parlamento, dopo due lunghi anni di attesa e di richieste a gran voce. L’unione dei cinque ddl (Bartolozzi, Boldrini, Perantoni, Scalfarotto e Zan) che doveva arrivare in commissione Giustizia la scorsa settimana è slittata a martedì. Richiesta delle Lega che l’ha bollata come “non urgente” e ha chiesto più tempo per il decreto sulle intercettazioni. Non urgente punire come i reati che sono gli episodi di odio motivati da omofobia e transfobia.
Proprio mentre, con fatica, il testo base arriva, uno dei suoi promotori viene minacciato. Alessandro Zan, relatore della proposta di legge, è stato attaccato sui social: “Ricchione, farai una brutta fine”. “Non urgente”. Eccolo, sotto la cenere, quel “carbone acceso di un odio ormai sdoganato”. Queste parole profetiche sono tutte nel libro di Simone Alliva, giornalista de L’Espresso, dal titolo “Caccia all’omo. Viaggio nel Paese dell’omofobia“. Edito da Fandango Libri e uscito il 18 giugno, nel mezzo di questo Pride Month forte come sempre, anche senza piazze.
Da anni Alliva si occupa di diritti, dando una luce e una voce a storie sepolte nell’indifferenza del pensiero comune. “Caccia all’omo” arriva per mettere insieme storie, volti e dati preoccupanti. Raccontando un’Italia che non solo non si è ancora liberata dell’omofobia, ma sembra non volerlo fare affatto. Una raccolta rigorosa e disturbante di quanto la comunità LGBT affronta ogni giorno, a dispetto di tutti i vari “Ma guarda che io ho tanti amici gay”.
Persecuzioni, minacce. Odio verbale e fisico, che per qualcuno si trasforma in una trappola mortale. Se tutto quell’odio scava prepotente sotto la pelle, costruendo muri di solitudine e paura. Muri che diventano sempre più alti e sempre più impenetrabili. Specie quando la politica va nella direzione più sbagliata. Quella dell’ex ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, dei decreti folli del senatore Simone Pillon e di quel Congresso di Verona che ci ha riportati indietro di secoli.
Alliva tutto questo lo descrive come un “vento nero“, e ne ha tutte le proprietà. Inizia sottile, sembra quasi isolato, e in breve tempo diventa una tempesta. In “Caccia all’omo” ci sono i numeri di questa catena, oltre 200 le morti dovute all’omofobia nel 2019. Che acquisiscono un corpo con le storie.
Come quella di Alex, che non si sente sé stesso nel suo corpo e alla famiglia chiede un po’ di comprensione. Invece in cambio riceve le valigie pronte appena compiuti 18 anni. Come quella di Eugenio, accoltellato dal suo stesso fratello dopo la morte di sua madre. Che è dovuto fuggire da una vita che gli è diventata nemica all’improvviso. Come quella di R., portata da una persona che l’avrebbe “riparata” da quel suo essere lesbica.
«È un crescendo – racconta l’autore a Ghigliottina –. Se analizziamo i dati, questo odio è un’onda che cresce. E non c’è distinzione tra nord e sud. È un sentimento che non conosce confini. A Milano trovi la storia più cupa, in una città che consideriamo aperta, Europea, capitale di libertà e diritti».
Storie che Alliva racconta senza ghirigori, affidando il dolore direttamente alla pagina. Difficili da affrontare anche per il più cinico. «Per scrivere questo libro – spiega – ho utilizzato ciò che Elias Canetti scrive a proposito della missione dello scrittore, ho utilizzato la Metamorfosi, mi sono cambiato nelle persone di cui ho narrato. La metamorfosi è ben più forte della solidarietà e dovrebbe diventare etica di vita nel lavoro di noi giornalisti. Solo se provo a sentire come te posso parlare con te. Io mi sono messo in a una posizione di ascolto. Ed è quello che dovrebbe fare anche la politica. Ascoltare di più, urlare di meno».
Una politica che negli ultimi anni ha fatto tanti cambiamenti sulla carta. Nel giro di un’estate uno dei governi più a destra degli anni Zero si è trasformato in una coalizione tra Pd e Movimento 5 Stelle. Con un cambiamento che avrebbe dovuto farsi sentire molto di più di quanto ha fatto poi effettivamente.
«I miglioramenti sono solo di facciata – conferma il giornalista – come racconto nel libro, l’odio verso le persone LGBT è sdoganato e viene coltivato amorevolmente da una precisa parte politica. Senza contare che moltissime associazioni anti LGBT negli ultimi due anni hanno stretto un patto di ferro con alcuni partiti, saldato un’alleanza che gli consente di entrare dentro le istituzioni. Molti ruoli chiave che però si tengono lontano da palchi e riflettori sono occupati da conservatori e gente dichiaratamente ostile alla comunità LGBT. Basta pensare alla scuola, come spiego nel capitolo “Come Sfasciare la scuola in poche mosse”».
Una scuola in cui quella “teoria gender” con la cui minaccia le associazioni anti-LGBT terrorizzano i genitori, non deve entrare. Qualunque cosa sia, verrebbe da dire leggendo “Caccia all’omo”. Sì, perché nonostante sia sempre al centro delle conversazioni questa teoria non ha una conformazione fissa, né delle regole. Cambia in base alle paure, alle incomprensioni, anche alle colpe che questi padri e madri che diffidano del progresso desiderano dare a qualcuno. Perpetrando un’omofobia sottopelle, quasi “di tradizione”. Su cui fanno leva i vari gruppi ultra-cattolici pur di portarle quei genitori a sfilare in un Family Day che ancora oggi non sa contro cosa manifesta.
Quello di Simone Alliva non è un libro per addetti ai lavori, né un compendio di notizie che avevamo già sentito. Piuttosto è una raccolta paziente, minuziosa e dolorosa di un fenomeno cui non si può più girare lo sguardo. Una fotografia non lusinghiera del Paese che si fregia di essere la culla del pensiero democratico. Un libro che va acquistato per sentire l’urgenza sotto i piedi, ecco.
«Per me questo è un libro che chiude un ciclo – ci dice Alliva –. È il mio libro d’esordio, eppure mi occupo di diritti e politica da diversi anni. Ho scritto pagine e pagine e una piccola parte del libro è anche un po’ una sorta di mosaico, nel senso che mette insieme tutte le tessere di un puzzle che ho raccolto in questi due anni. Personalmente lo dedico a un nuovo inizio. Pubblicamente lo dedico a quelle persone vittime di questo odio. A chi resiste, nonostante tutto».
A chi non si rassegna, pur “sentendosi triste ogni giorno“. Come scrive nella sua e-mail un sedicenne che si rivolge al giornalista per avere un consiglio, un aiuto. Alliva non ascolta soltanto, ma racconta. Anche qualcosa che lo riguarda da vicino e che poteva succedere a chiunque. Così ci ricorda che queste non sono vicende al limite, sono fatti di ogni giorno. L’omofobia è un fenomeno da sradicare ora, nei momenti quotidiani, prima che cominci a serpeggiare e a diffondersi così tanto da non sorprendere più.
Di “Caccia all’omo” avevamo bisogno soprattutto noi che combattiamo l’omotransfobia. Come di quei rimproveri fatti alla pari quando si rompe un oggetto di valore, anche se è stato un altro a tirare il calcio con il pallone. Nessuno è innocente se queste cose succedono, nessuno sta facendo abbastanza. E alla domanda: «Allora cosa possiamo fare?», questo libro dà una risposta secca: «Di più».
Caccia all’omo
Simone Alliva
Fandango Libri
208 pp, € 16