Cosa significa passare una giornata da 38° in Siberia?

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La temperatura raggiunta è un nuovo record per la regione russa, ma non si tratta solo di un picco: mesi di caldo estremo potrebbero avere conseguenze pericolose

Da mesi, un’estesa ondata di calore sta cuocendo la Russia artica. A causa di questo evento, lo scorso 20 giugno la città di Verkhoyansk, in Siberia, a nord del Circolo Polare Artico, ha registrato una temperatura di 38 gradi centigradi. Si è trattato del primo giorno ufficiale di estate nell’emisfero settentrionale. Questo record segnala che il pianeta si sta continuamente e rapidamente scaldando. È un’anteprima del modo in cui il riscaldamento artico continuerà in un futuro sempre più caldo, secondo quanto hanno dichiarato gli scienziati.

Da tempo stiamo dicendo che avremo più estremi come forti ondate di calore” ha dichiarato Ruth Mottram, scienziata del clima presso il Danish Meteorological Institute. “È quasi come se le nostre previsioni si fossero avverate, e prima del previsto”.

Il record di sabato 20 giugno 2020 non è stato solamente un picco veloce prima del ritorno a temperature estive più consone alla Russia artica. Si ritiene che l’ondata di calore che c’è dietro continuerà per almeno un’altra settimana. Si tratta della temperatura più alta mai registrata nella città, che registra i dati dal 1885.

Non è la prima volta che si registrano calde giornate estive nell’Artico.

Le coste, dal clima temperato dall’oceano, sono leggermente più fresche, ma all’interno del Paese a volte le temperature salgono. La città di Fort Yukon, in Alaska, ha registrato i 37,7°C per la prima volta a nord del Circolo Articolo nel 1915. Verkhoyansk ha raggiunto i 37,3°C nel 1988.

In questo periodo dell’anno, intorno al solstizio d’estate, ci sono 24 ore di luce” ha spiegato Walt Meier, scienziato climatico al National Snow and Ice Data Center. “Arriva molta energia solare. Pertanto, in queste aree ad alta latitudine, percepire 25-30 gradi non è proprio una novità”.

Ma il cambiamento climatico lavora a favore di temperature estreme come quelle registrate la settimana scorsa, ha affermato lo scienziato. L’Artico si sta riscaldando due volte più velocemente del resto del pianeta. Le temperature nell’area si sono alzate di circa 2-3 gradi nell’ultimo secolo. L’aumento di 0,75°C è avvenuto solamente negli ultimi dieci anni. Ciò significa che qualsiasi ondata di calore che colpisce la regione è rafforzata dall’ulteriore riscaldamento. Pertanto, il calore medio estivo aumenta, così come gli estremi.

Il giorno più caldo di questo mese è emerso da un mix potente di fattori. Prima di tutto, il cambiamento climatico ha alzato la temperatura di base. Poi, la Siberia occidentale sta assistendo a una delle più calde stagioni primaverili di sempre, secondo gli studiosi del Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea. Da dicembre, le temperature dell’aria nella regione si sono attestate sui 6°C, sopra la media rilevata tra il 1979 e il 2019. Tali alte temperature sono anche molto sopra la media rilevata in un periodo di 6 mesi simile fino al 1880. A maggio, si sono registrati 10°C, che è sopra la media di maggio, che di solito è 1 grado. Questo evento sarebbe potuto accadere solo una volta in 100.000 anni, se solo l’uomo non avesse contribuito al cambiamento climatico.

È stata davvero una cosa bizzarra” ha dichiarato Ivana Cvijanovic, scienziata del clima al Barcelona Supercomputing Center. “In tutta la Siberia, ha fatto caldo per molto tempo. A gennaio, poi a febbraio, a marzo e anche ad aprile. Non passa inosservato”.

Un inverno mite e una primavera calda hanno fatto sì che il ghiaccio che di solito ricopre il terreno in tutta la regione si sciogliesse circa un mese prima del normale. Il candore della neve ha un ruolo cruciale nel tenere fresche alcune parti dell’Artico, riflettendo il calore del sole. Una volta scioltasi, terra e piante hanno prontamente assorbito il calore.

Poi, le condizioni meteo si sono allineate. Un grande sistema ad alta pressione si è fermato sulla Siberia occidentale. Questo tipo di sistemi hanno spesso cieli chiari e senza nuvole, perfetti per far passare il calore solare senza ostruzioni, direttamente sul suolo siberiano. “L’aria è praticamente intrappolata lì. È come se ci fosse un forno sull’area, che si scalda sempre più col tempo” ha spiegato Meier.

Negli ultimi anni, gli effetti di queste tipologie di ondate di calore immobili sono diventate sempre più ovvie in tutto l’Artico. Nel 2012, il 97% della superficie ghiacciata della Groenlandia si è scaldata così tanto da diventare fanghiglia. Nel 2016, alle isole norvegesi di Svalbard il clima è stato così mite che in inverno, invece che nevicare, ha piovuto. L’estate scorsa, i bordi del ghiacciaio della Groenlandia ha dovuto subire quasi tre mesi di clima caldo. Sulla sua superficie si sono formate pozze limpide e blu. Fiotti di neve fusa si sono rovesciati oltre i bordi del continente e si sono verificati alcuni incendi nelle campagne dopo che un’ondata di calore si è fermata per settimane sull’isola.

C’è un vivo dibattito scientifico circa questi eventi ad alte latitudini: durano più a lungo o stanno diventando più frequenti a causa del cambiamento climatico? Ma c’è poco da dibattere sul fatto che in futuro si verificheranno molti più estremi di calore nell’Artico. Le temperature medie nell’area hanno già oltrepassato di 2°C la soglia definita dall’accordo sul clima di Parigi. Le previsioni suggeriscono che la temperatura media annuale per la regione la supererà nel giro di decenni.

In uno scenario di riscaldamento estremo, entro il 2100 ci aspettiamo di assistere ad eventi come questo ogni anno” ha dichiarato Robert Rohde, scienziato del clima della Berkeley Earth. Anche al Polo Sud ci sono andamenti simili. Una località della penisola antartica è arrivata a 18 gradi a gennaio, nel suo periodo estivo.

I Poli si stanno riscaldando più velocemente del resto della Terra a causa di un fenomeno chiamato “amplificazione polare”.

Il ghiaccio marino che prima ricopriva la maggior parte dell’Oceano Artico forniva una copertura candida nell’estremo nord del pianeta. Come la neve che riflette le radiazioni solari in Siberia, il ghiaccio rimbalzava verso lo spazio il calore del sole.

Ma con il riscaldamento climatico, c’è meno ghiaccio marino a ricoprire l’Oceano Artico, le cui acque scure assorbono molto più calore. Le acque miti si ghiacciano meno velocemente, pertanto viene assorbito molto più calore solare e il sistema entra in un circolo vizioso di auto-rinforzamento.

È difficile dire con certezza che questa o quella ondata di calore siano state peggiori a causa del cambiamento climatico. Inoltre, non sono ancora state eseguite analisi per accertarlo per questi eccessi di calore in Siberia. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che c’è lo zampino dei cambiamenti climatici dovuti all’uomo negli scioglimenti della Groenlandia e dell’Europa del nord dell’estate scorsa. Le temperature di giugno del 2019 – in Francia si sono registrati oltre 45°C – avevano cinque volte in più la possibilità di avvenire a causa dell’impatto umano. E gli scienziati hanno anche scoperto che circa il 60% dell’eccessivo calore artico del 2016 era attribuibile ai cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Il clima caldo di questa stagione porta con se’ delle conseguenze. Sotto il terreno, la maggior parte della Russia artica è coperta di permafrost, terreno torbico ricco di carbonio ricoperto da uno strato di ghiaccio che, di solito, rimane congelato per la maggior parte di o quasi per tutto l’anno. Ma le alte temperature destabilizzano il terreno ghiacciato e portano a un cambiamento spesso irreparabile.

A giugno, il terreno scongelato potrebbe essere stata la causa del collasso di una cisterna di stoccaggio di diesel in Siberia, che ha riversato 20.000 tonnellate di carburante in un fiume vicino. Un recente studio suggerisce che non si è trattato di un rischio isolato. Secondo gli scienziati, entro il 2050 un vasto numero di infrastrutture in tutto l’Artico rischia di collassare a causa dello scongelamento. Migliaia di chilometri di condotti e strade, edifici e cisterne, giacimenti petroliferi e aeroporti e molto altro: verrebbero tutti potenzialmente destabilizzati dal clima troppo caldo che scioglie il terreno.

Inoltre, in tutta la Russia artica stanno covando degli incendi. Il clima troppo mite della primavera ha seccato sia il terreno che la vegetazione, rendendoli perfetti da bruciare. Circa 12 milioni di acri di terreno sono andati a fuoco solo a giugno, secondo il servizio forestale russo.

Ci sono tantissime foreste e moltissima vegetazione in Siberia” ha affermato Meier. “E quando fa così caldo per così tanto tempo, si secca tutto e si trasforma in una polveriera”.

 

Traduzione di Chiara Romano da nationalgeographic.com

Immagine di copertina via thebarentsobserver.com

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