L’emancipazione delle donne in Mozambico passa per il parco nazionale Gorongosa

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Il parco nazionale del Gorongosa, in Mozambico, sta tornando velocemente alla vita dopo la devastazione dovuta alla guerra civile. Oltre alle varie iniziative per prendersi cura degli animali selvatici, ne stanno fiorendo altre per coinvolgere le donne mozambicane nelle attività dell’area, aiutandole così a emanciparsi

In Mozambico, nella parte più meridionale della Rift Valley, il parco nazionale di Gorongosa è il paradiso della fauna selvatica.

I coccodrilli ne pattugliano i fiumi, gli ippopotami si tuffano nei suoi laghi, le antilopi pascolano nelle pianure alluvionali e i leoni scrutano la savana, alla ricerca del loro prossimo pasto. Alcune delle creature del parco, come ad esempio il camaleonte pigmeo del monte Gorongosa (lungo quanto un mignolo), sono uniche e non esistono da nessun’altra parte. Attualmente il parco, vasto 4.000 chilometri quadrati, prospera. Ma ha alle sue spalle una storia travagliata.

Nel 1920, il Gorongosa era stato istituito come riserva di caccia da parte dei governatori portoghesi del Mozambico. In seguito, venne lentamente aperto ai turisti fino a quando, nel 1960, venne convertito in parco nazionale.

Tuttavia, nel 1977, due anni dopo la dichiarazione di indipendenza dal Portogallo, nello Stato si scatenò una sanguinosa guerra civile della quale il Gorongosa divenne campo di battaglia. Gli elefanti venivano cacciati per il loro avorio, che veniva utilizzato per comprare armi. Inoltre, quasi tutti gli altri grandi animali venivano uccisi per sfamare i soldati.

Quando finì la guerra, nel 1992, il paesaggio era devastato. Più del 90% dei grandi mammiferi del Gorongosa erano morti. In seguito si è cercato di riabilitare il parco, ma è stato solamente nel 2004, grazie all’aiuto del filantropo americano Greg Carr, che l’area ha cominciato a tornare alla vita. L’uomo, infatti, ha cominciato a lavorare con il governo mozambicano per rinnovare il parco, intraprendendo un’iniziativa imponente.

Pedro Muagara, l’attuale direttore del Gorongosa, ha dichiarato che, quando nel 2006 sorvolò il parco in elicottero, vide “un disastro”. Ci vollero due settimane per avvistare un elefante, e un mese prima di rivedere un leone. Da allora, sono stati piantati milioni di alberi e sono stati reinseriti centinaia di animali, inclusi licaoni, elefanti, ippopotami, zebre e bufali. Inoltre, è stato inserito un team di guardie forestali addestrate contro il bracconaggio.

Questi sforzi sono stati ripagati. Durante l’ultima indagine aerea, avvenuta a ottobre del 2018, i responsabili hanno contato più di 100.000 esemplari di grandi erbivori nel parco. Tuttavia, i lavori non si sono fermati qui. Oltre a rinnovare l’area, Carr e il suo team hanno creato nuove opportunità per le donne, nel tentativo di contrastare la radicata disuguaglianza di genere del Mozambico. Attualmente, un terzo delle 600 unità di personale del parco è rappresentato da donne. L’obiettivo è raggiungere il 50% della forza lavoro.

Prima della chiusura di marzo del Gorongosa a causa della pandemia del coronavirus, la CNN ha visitato il parco e ha intervistato tre delle donne che lavorano per ricostruire questo tesoro nazionale.

L’importanza di istruire le donne

Sotto l’ombra di un albero, in un villaggio appena fuori il parco nazionale, alcune ragazze cantano, applaudono e ballano all’unisono. Partecipano al Girls Club, un programma educativo gratuito che opera in 50 villaggi intorno al Gorongosa.

Larissa Sousa, la direttrice del programma, ha spiegato che il club offre lezioni aggiuntive alle ragazze dai 10 ai 16 anni provenienti da famiglie povere.

In Mozambico, il numero di matrimoni infantili è tra i più alti del mondo. Circa la metà delle donne del Paese si sposano prima dei 18 anni. Sousa ha dichiarato che il Girls Club incoraggia le ragazze a non lasciare la scuola per sposarsi. Coloro che finiscono la scuola superiore hanno prospettive lavorative migliori e più scelta nella vita, il che può aiutare a interrompere il ciclo di povertà.

Una cosa fondamentale da fare è concentrare l’attenzione sull’alfabetizzazione. Secondo l’UNESCO, il 58% delle donne mozambicane sono illetterate, se paragonate al 45% di tutta la popolazione adulta. Sousa ha sottolineato l’effetto a cascata dell’istruzione femminile. “Se una madre è istruita, si assicurerà a sua volta che anche i suoi figli lo siano”.

Oltre a leggere, scrivere e fare calcoli, le ragazze partecipano a dibattiti sulla salute riproduttiva e sessuale, sulla tutela e sul ruolo della donna nella società. Anche il divertimento fa parte del curriculum. “Di solito, sono le ragazze a prendersi cura dei fratelli. Loro cucinano e vanno a prendere l’acqua” spiega Sousa. “Quindi al club abbiamo detto loro che hanno del tempo per giocare e basta”.

Riportare gli elefanti del Gorongosa

Dominique Goncalves ricorda di aver pianto, la prima volta che ha raccontato la sua storia ai membri del Girls Club. Le ragazze si sono emozionate quando hanno visto le sue foto con gli elefanti. È stato “un momento magico” ha spiegato. Dominique gestisce il progetto del parco denominato “Elephant Ecology Project”, che ha avviato nel 2018.

Con il suo team, la Goncalves sorveglia la crescita della popolazione di pachidermi nel Gorongosa. Ora che il bracconaggio è stato vietato, i numeri stanno nuovamente aumentando. “Quando gli animali cominciano a sentirsi al sicuro sono meno stressati, pertanto cominciano a riprodursi di più” ha spiegato.

Gli elefanti sono la “specie chiave” nell’ecosistema del Gorongosa. Il loro abbattere alberi e mangiare l’erba alta aiuta a tenere il panorama aperto e pulito. Ciò permette ai mammiferi erbivori di prosperare.

Alla guerra sopravvissero meno di 200 elefanti, ma la popolazione è cresciuta di circa 800 esemplari da allora, ha spiegato la Goncalves, che si sta dedicando a un dottorato di ricerca sull’interazione tra uomo ed elefante all’Università del Kent.

A volte, gli elefanti si spingono oltre i confini del parco per saccheggiare i raccolti di mais e banane, facendo arrabbiare gli agricoltori locali. Dominique ha sottolineato che la priorità del suo team è di migliorare il benessere della vita degli elefanti, ma anche delle persone che vivono fianco a fianco con loro. Questi pachidermi sono “intelligenti e si sanno adattare… quindi dobbiamo utilizzare molte strategie diverse” ha spiegato.

Il team ha installato dei collari con GPS su circa 20 elefanti finora. Quando uno di questi si dirige verso una fattoria, le guardie forestali cercano di riportarli nel parco facendo rumori forti con fuochi d’artificio o spari e, in alcuni casi, sorvolandoli con un elicottero. La squadra sfrutta anche la paura degli elefanti per le api, installando alveari sulla recinzione per dissuaderli dallo sfondarla. Nonostante queste difficoltà, la crescente popolazione di questi pachidermi del Gorongosa “ci infonde molta speranza” ha dichiarato la Goncalves.

La prima guida di safari donna del Gorongosa

Le esperienze di vita di Gabriela Curtiz riflettono la rinascita del parco e lo sforzo parallelo di emancipare le donne. Lei e i suoi quattro fratelli sono cresciuti solo con la loro mamma in un villaggio a circa 96 chilometri dall’area protetta. Gabriela ricorda che, da bambina, durante la guerra civile, sentiva il rumore degli spari da vicino. Da adulta, è diventata “la prima donna nella storia del Gorongosa ad essere addestrata come guida per i safari turistici” ha spiegato con orgoglio.

Sua madre, un’insegnante, ha infuso ai suoi figli l’amore per l’istruzione. Durante gli ultimi anni di scuola superiore, Gabriela visitò il parco per la prima volta. Così nacque il suo interesse per lavorare lì. La Curtiz ha iniziato a studiare per diventare guida turistica ed ha iniziato a portare gruppi di turisti ai safari l’anno scorso.

Ha spiegato che adora portare i visitatori in giro, anche se a volte rimangono delusi poiché non riescono ad avvistare i leoni o gli elefanti. “Devo sempre ricordare loro che questo non è uno zoo, ma un parco nazionale” ha sottolineato. Gabriela ha affermato che, crescendo, alle ragazze veniva spesso detto che solamente i ragazzi potevano fare quello che volevano nella loro vita. Lei è diventata un esempio. Adesso, quattro delle 13 guide del Gorongosa sono donne. “Voglio continuare ad essere un modello di riferimento” ha dichiarato. “E voglio anche essere d’ispirazione per gli altri”.

 

Traduzione di Chiara Romano da cnn.com

Immagine di copertina via cnn.com

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