“The Free” di Willy Vlautin: dalla propria personale prigione ci si può liberare
Provincia americana. Personaggi imprigionati dentro al loro dolore. Solitudine. Fallimento. Mostri personali. C’è questo dentro “The Free” di Willy Vlautin
In The Free di Willy Vlautin (Jimenez edizioni, 2019) la storia ruota intorno a tre personaggi.
Leroy. Si è arruolato nella Guardia Nazionale ed è stato spedito a combattere in una delle tante guerre assurde che si combattono in giro per il mondo. Mandato al macello ne ritorna devastato a seguito di un incidente. Fuori e dentro gli ospedali mentre la sua mente è intrappolata nella nebbia. Finisce in una casa famiglia per disabili. È qui che si sveglia un giorno sorprendentemente lucido, così lucido che nel timore di ritornare intrappolato nella nebbia decide di uccidersi. Non ci riesce e finisce di nuovo in ospedale. Intrappolato nel dolore fisico, cerca scampo rifugiandosi nella sua mente in cui vive sogni e incubi spesso troppo vicini alla realtà.
Freddie. Di giorno commesso in un negozio di vernici che porta avanti praticamente da solo. Di notte guardiano alla casa famiglia dove risiede Leroy. Sarà lui a trovarlo dopo il tentato suicidio. La moglie l’ha lasciato e gli ha portato via le figlie. Una delle due bimbe è malata e ha affrontato già numerose operazioni nel corso della sua breve vita. I costi dell’assistenza medica si traducono in due ipoteche sulla casa. I due lavori non bastano. È stanco, sempre più stanco. Eppure è imprigionato in quella vita e non sa come uscirne e ogni scelta che compie sembra peggiorare le cose.
Pauline. Infermiera nell’ospedale in cui viene ricoverato Leroy. Turno di notte. Vive da sola, lei e il coniglio Donna. Non vuole nessuno accanto, nessuno che la tratti male e che la faccia sentire inadeguata. Le sue giornate finiscono mangiando e addormentandosi sul divano davanti alla TV. Nei momenti liberi si prende cura del padre, la madre li ha abbandonati quando era piccola. Giornate tutte uguali.
Intorno a loro ruotano pochi altri personaggi. Tutti intrappolati nella propria solitudine e nel proprio dolore. Darla e Jeanette, madre e fidanzata di Leroy. Mora, amica di Freddie. Jo, ragazza di strada.
La narrazione segue alternativamente i tre personaggi, ognuno bloccato nella propria vita, tra scene di vita grigia e sofferente e passaggi semi onirici metafora della lotta che la mente di Leroy sta combattendo contro il dolore.
Il romanzo assomiglia molto alla vita vera, specchio della realtà in cui una grossa fetta della popolazione americana versa senza che vengano messi in campo strumenti adeguati e in cui le persone vengono lasciate a se stesse. Come lo zio di Leroy, veterano di guerra che chiede inutilmente aiuto e finisce per uccidersi. O come tutte le persone che vivono per strada.
Ma non c’è solo solitudine in questo libro. C’è anche la liberazione finale per tutti e tre i personaggi e per molti dei comprimari. Ma si tocca prima il punto più basso e doloroso per potersi poi concedere una rinascita. Il messaggio finale è un messaggio di speranza, dopotutto, e di resilienza. Si volta l’ultima pagina un po’ rasserenati ma con ancora la voglia di abbracciare e consolare quell’umanità. Ci si affeziona sorprendentemente a quei personaggi e un po’ dispiace non accompagnarli per un altro pezzo di vita.
The Free
Willy Vlautin
Jimenez edizioni, 2019
pp.256, € 18