La giovane Thailandia in piazza contro la Monarchia

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Il movimento Free Youth manifesta per una riforma costituzionale. La “Lesa maestà” nell’occhio del ciclone ma anche nuove elezioni e nuovo Parlamento

La Thailandia è pronta per un cambiamento epocale? Ce lo chiediamo davanti al movimento di questi ultimi mesi, con decine di migliaia di persone in piazza a Bangkok a sfilare davanti al Palazzo del Governo ed al Palazzo Reale.

Manifestazioni assolutamente pacifiche – il cartoon Hamtaro è tra i compagni di manifestazione – ma comunque perpetuate nel tempo e decise a chiedere un confronto con sua Maestà. Cosa mai accaduta prima. Fino a questo momento, infatti, qualsiasi (pacata) manifestazione si era fermata all’inferriata della sede monarchica: non così due settimane fa, quando gli studenti hanno buttato giù le transenne ed invaso il giardino reale. Per installare una placca dorata che reclamava “Il Paese appartiene al popolo”. Targa prontamente rimossa: trascorsa la notte, già non c’era più.

thailandia

Ma non sono di certo sparite le rivendicazioni per una transazione verso una gestione più democratica della Nazione. Le richieste principali riguardano una riforma costituzionale, le dimissioni del Primo Ministro Prayuth Chan-ocha, con scioglimento del Parlamento e conseguente indizione di nuove elezioni, e la fine della persecuzione degli attivisti politici. Più nel dettaglio, lungi dal voler abolire la monarchia, i giovani thalandesi pretendono un indebolimento dei poteri regali: minore influenza costituzionale, meno controllo sull’esercito ed un ridimensionamento del patrimonio.

Ricordiamo che la Thailandia è una monarchia parlamentare ed il suo attuale sovrano è Rama X, al secolo Vajiralongkorn, salito al trono nell’Ottobre del 2016. Altro elemento chiave sarebbe l’abolizione del reato di “lesa maestà” per cui, al criticare la figura o l’operato del monarca, si incorre in una detenzione tra i 3 ed i 15 anni. Questa legge, che nel codice penale è supportata da ben 112 articoli, è da anni attenzionata da organizzazioni per i diritti umani e dalla stessa ONU.

Già nel 2015, infatti, l’Alta Commissione per i Diritti Umani aveva richiesto alla Thailandia di precisare maggiormente limiti e confini di questo istituto invitandola a “non utilizzare la legge in modo arbitrario per mettere a tacere il dibattito sui temi cruciali dell’interesse pubblico, anche quando includono critiche ai capi di Stato o di governo” nelle parole dell’epoca della portavoce Ravina Shamdasani. Ed era stata l’occasione per richiedere anche una mitigazione delle pene in materia che risultavano “sproporzionate”, sempre secondo il rapporto ONU.

Davanti alla sua popolazione, il Governo thailandese non si sbilancia e prende tempo: la votazione sugli emendamenti prevista per il passato giovedì è stata rimandata di almeno un mese. Finora la posizione ufficiale è stata “Lo status del Sovrano resta Intoccabile” nelle parole del Ministro Prayuth.

Le rivendicazioni dei thailandesi non possono definirsi come una novità dell’ultim’ora. Le acque avevano cominciato ad agitarsi già lo scorso Febbraio, quando il Future Forward Party (FFP), partito democratico risultato terza forza alle elezioni del 2019 e molto votato tra i giovani, è stato costretto allo scioglimento per aver ricevuto un prestito definito illegale. In quel momento il Governo era stato aiutato dal lockdown per sedare le manifestazioni che, non sopite, in estate hanno ripreso forza. L’occasione è stata data dalla scomparsa dell’attivista pro-democrazia Wanchalearm Satsaksit: in esilio in Cambogia dopo il colpo di stato militare del 2014, da Giugno non se ne ha più traccia.  Gli attivisti e buona parte dell’opinione pubblica ritiene che il Governo sia coinvolto e chiede maggiore informazione.

Anche in questo caso, è la parte più giovane della popolazione a smuovere le acque. Non c’è un leader definito (non ancora), non c’è una strategia politica (non per adesso) ma il movimento Free Youth – Gioventù libera: organizzati in flashmob strade della capitale a Febbraio, gli studenti sono ora spalleggiati anche da attivisti ed altre fette della popolazione ed altri movimenti, come quello LGBT, che rivendicano diritti civili più chiari. Ed è un movimento che sta coinvolgendo altre aree della Thailandia – come il Pattani, provincia sulla costa orientale, ed il Chiang Mai nell’entroterra del nord.

Fino a questo momento, abbiamo detto, la presa di posizione è stata pacifica ma la popolazione attende una risposta a stretto giro. Ma con il rinvio della discussione sugli emendamenti in Parlamento, la prima delusione è già arrivata.

Sara Gullace

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