Motel life: Willy Vlautin mette in parole una ballata country
Willy Vlautin confeziona quella che, tradotta in musica, potrebbe essere una ballata country su qualche fuorilegge che lo è diventato per caso o solo perché la vita è dura e non è detto che abbia un senso
Partiamo dal principio. Partiamo dall’autore: Willy Vlautin. Americano, classe 1967, è uno scrittore, altrimenti non ne parleremmo qui. Ma oltre ad essere uno scrittore è anche un musicista e un cantautore. Per la precisione è stato chitarrista e prima voce oltre che autore delle canzoni dei Richmond Fontaine, gruppo dell’Oregon con cui ha inciso 11 album in studio nel corso dei quasi vent’anni – tra il 1994 e il 2006 – durante i quali il gruppo è stato in attività. Genere: rock e alt-country.
Attualmente fa parte dei The Delines, band sempre originaria dell’Oregon e formatasi nel 2012. La cantante Amy Boone aveva collaborato con i Richmond Fontains nei concerti del tour dell’album del 2003 Post to Wire (la voce femminile dell’album in studio è della sorella di Amy).
Nato e cresciuto a Reno, in Nevada, Vlautin nel corso degli anni, tra un concerto e una registrazione in studio, ha scritto 5 romanzi: The Motel Life (2006); Northline (2008); Lean on Pete (2010); The Free (2014); Don’t Skip Out On Me (2018).
Inevitabili le contaminazioni tra canzoni e romanzi in termini di personaggi e situazioni. In alcuni casi mettere un album dei Richmond Fontaine o dei The Delines mentre si legge un romanzo di Vlautin potrebbe regalarvi il giusto mix libro-colonna sonora.
Negli ultimi anni Jimenez sta pubblicando o ripubblicando in Italia i suoi libri di cui la sottoscritta ha letto oltre a Motel Life, The Free (di cui trovate la recensione tra le nostre pagine). Motel life era uscito anche in Italia, per Fazi nel 2008.
Motel Life è il primo romanzo di Vlautin.
Rispetto a The Free che ha una struttura narrativa un po’ più complessa, si riconosce come Motel Life sia un esordio narrativo. Ma già si ritrovano in esso tutta una serie di elementi che, se non nella sua intera produzione narrativa che ancora non ho avuto modo di leggere integralmente, ritroviamo in The Free: parte dell’universo narrativo di Vlautin è già delineato.
Due fratelli, Jerry Lee e Frank Flannigan. Vivono ai margini, in camere di motel e con lavori saltuari quando ne trovano. La madre morendo aveva lasciato loro soldi sufficienti per tenersi la casa e continuare a studiare ma poi la vita, neanche a dirlo, è andata in un’altra direzione.
Jerry Lee una notte investe un ragazzino di 15 anni. Inutile chiedersi cosa ci facesse in giro in una notte fredda come quella e con la neve che cadeva un ragazzino così giovane su una bici tutto solo alle 4 di mattina. Così come inutile chiedersi se il ragazzo si sia fatto male, come Jerry Lee quando scende dalla macchina per controllare e si trova davanti la certezza della morte. A quel punto non gli viene nient’altro in mente che caricarselo in macchina e andare dal fratello a chiedere aiuto.
Frank è nella sua camera di motel, completamente ubriaco, vomita a più riprese e ha bisogno di una doccia per riprendersi prima di scendere con il fratello a vedere la macchina. E il ragazzino.
Ne scaturiscono azioni insensate e improbabili una dopo l’altra. Lasciare il corpo del ragazzo vicino all’ospedale, ritirare scarsi 300 dollari in due e fuggire. Per andare dove non si sa. E infatti torneranno indietro. Per poi fuggire ancora, scappando da qualcosa ma forse anche incontro a qualcuno.
Quello che scorre lungo la strada di pari passo con le vicende dei due fratelli sono i sobborghi delle città americane, le strade lunghe e, ovviamente, i motel.
I motel effettivamente rendono bene questo sentimento di precarietà: la vita non è abbastanza sicura e stabile per abitare in una casa, c’è ormai solo un ricordo sbiadito del calore di una casa, del senso che una vita può avere.
Frank e Jerry Lee sembrano a volte, soprattutto nei ricordi di un tempo collocato qualche anno addietro rispetto al tempo della narrazione, dei moderni Huckleberry Finn ma con qualche anno in più, meno bucolici, in una provincia in cui, nonostante i pur sempre vasti spazi aperti, prevale il grigio del cemento.
I personaggi di Vlautin sono i falliti, gli sfigati, quelli per cui il fallimento ha un sapore di ineluttabilità e inspiegabilità che quasi non ci si crede. Emblematica in tal senso la scena dell’anatra che spacca il vetro della finestra alla prima pagina e fa entrare tutto il freddo e i fiocchi di neve. Così assurdo che quando Frank lo racconta non ci crede nessuno.
Come assurdo è un ragazzino di 15 anni che finisce alle 4 di notte sotto le ruote della macchina di Jerry Lee.
Ovviamente c’è tanto alcol, soprattutto nelle vene dei personaggi, che rende tutto un po’ rarefatto e forse più sostenibile. Ci sono le camere di motel e le piastrelle fredde sul pavimento in bagno dove provare a far smettere di girare il mondo.
Vlautin descrive le vicende dei suoi personaggi con il tocco leggero di chi conosce quel tipo di realtà e non ne ravvede nulla di straordinario o di eccezionale.
Né la depressione, l’alcolismo o i tentativi di suicidio. Né il fallimento di giovani e promettenti ragazzi che avrebbero potuto sfruttare meglio il loro talento. Frank, voce narrante, ha un talento nel raccontare le storie (un alter ego dello stesso autore?) mentre Jerry Lee è un talentuoso disegnatore (ad aprire ognuno dei brevi capitoli un disegno in bianco e nero a richiamare quelli di Jerry Lee).
Si ritrova così, analogamente a The Free, il meccanismo del racconto nel racconto. Se in quest’ultimo romanzo ad inserirsi nella narrazione principale era il racconto dei sogni in cui uno dei personaggi si rifugiava per sottrarsi al dolore fisico, in Motel Life è Frank a narrare storie più o meno inventate per intrattenere e distrarre il fratello.
Vlautin confeziona quella che, tradotta in musica, potrebbe essere una ballata country su qualche fuorilegge che lo è diventato per caso o solo perché la vita è dura e non è detto che abbia un senso.
Analogamente a The Free si vede il lumicino di una speranza. La vita può essere migliore, c’è chi prova a tirarsi su e la speranza è forse quella di trovare qualcuno che come te sta provando a rimanere a galla.
Motel Life
Willy Vlautin
Jimenez edizioni, 2020
pp.204, € 18