Le ricamatrici di Ester Rizzo: una storia di donne coraggiose nella Sicilia degli anni Settanta
Ne Le ricamatrici di Ester Rizzo un gesto collettivo coraggioso, la lotta, la speranza, l’insicurezza che era necessario raccontare. E che trova la sua forza e l’interesse del lettore nel sapere di star leggendo una storia vera
Vado alle fiere del libro con degli obiettivi ben precisi in mente: non lasciare lì tutto il mio stipendio e individuare titoli di mio interesse che non ho precedentemente intercettato.
A inizio ottobre si è tenuto a Roma il Festival Insieme e sono riuscita nel mio intento. Tra le mie scoperte Navarra Editore, una casa editrice indipendente nata in Sicilia, precisamente a Marsala, nel 2003. All’inizio pubblicava un quotidiano gratuito a tiratura cittadina. Poi a questo si sono affiancati libri e riviste.
Quello che rimane costante per la Navarra è l’impegno civile.
Ne sono testimoni i temi affrontati nella sua produzione: “legalità, migrazioni, questione di genere, diritti umani, ambiente, stili di vita sostenibili, storia, politica e fenomeni sociali”. Ne sono testimoni le sue scelte, come l’adesione alla lista pizzo-free del movimento antimafia Addiopizzo.
La Navarra, inoltre, progetta e realizza eventi culturali animando il territorio. Ne sono un esempio l’offerta formativa che riguarda vari temi legati all’editoria e rivolti sia ad adulti sia a bambini e Una marina di libri, prima fiera dell’editoria indipendente a Palermo di cui Navarra è tra gli ideatori e i promotori sin dalla prima ora.
Nel 2017 ha aperto una libreria a Cinisi nella casa che fu della famiglia Impastato. Non si tratta di una libreria “monomarca” o volta ad esclusivi scopi commerciali. Si tratta, invece, di “un punto di aggregazione culturale, sociale e politico che propone incontri, dibattiti, presentazioni, laboratori, mostre e workshop legati alle tematiche della legalità”.
Presenti alla fiera svoltasi a Roma con due dei suoi autori, non è stato facile restare immuni al fascino della loro passione e professionalità, capace al contempo di proporre con efficacia i propri titoli e di individuare tra questi quelli più vicini al gusto di chi si sono trovati di fronte.
Sono tornata a casa con Le ricamatrici di Ester Rizzo e l’abbinamento libro-lettore non poteva essere più felice.
Quella contenuta in questo romanzo è la storia vera di donne coraggiose che negli anni Settanta in Sicilia hanno combattuto per i propri diritti.
Al centro della storia e della lotta c’è il personaggio di Filippa Pantano, sposata Rotondo. E un’arte antica, quella del ricamo.
Siamo ormai tutti abituati alla biancheria da grande distribuzione ma anni fa mani operose creavano tovaglie, lenzuola, coperte, tende, fazzoletti, vestiti per il battesimo o da sposa secondo una tradizione antichissima che nel corso dei secoli ha assorbito le vicende dell’isola e l’arte dei dominatori che si sono succeduti “dai bizantini agli arabi. Quel ricamo non era soltanto un sapere delle mani, era anche un sapere delle menti”.
A Santa Caterina Villaermosa, in provincia di Caltanissetta – dove il romanzo è ambientato – e in tanti altri paesini della Sicilia si tramandava di generazione in generazione, di madre in figlia, l’arte del ricamo. Le donne di famiglia nel corso degli anni, mentre le bimbe si trasformavano in giovani donne, preparavano il corredo per le figlie femmine.
Questo tipo di produzione dopo la guerra comincia ad essere assorbito dal mercato. Molte aziende vendono articoli per il corredo delle giovani soprattutto nei centri urbani. A fornire loro il prodotto sono gli intermediari che, girando per i paesini, li commissionano alle donne in cambio di compensi ridicoli.
Da lavoro quasi artistico a lavoro a cottimo. Le donne – le ricamatrici sono tutte donne e tutte provenienti da famiglie in cui è necessario lavorare per sostenersi – vengono sfruttate.
Filippa, emigrata in Germania per alcuni anni per poi tornare a Santa Caterina, forse forte e consapevole dei propri diritti dopo l’esperienza tedesca ritiene ingiusto il trattamento riservato alle ricamatrici da parte di committenti e intermediari, per di più senza contratto né assicurazione.
Negli anni Settanta, Filippa fonda, insieme alle figlie e alle vicine di casa, la Lega delle ricamatrici, aderente alla CGIL. Le trattative infruttuose con gli intermediari per una paga più equa determinano l’organizzazione di una grande manifestazione cittadina che coinvolge anche l’Amministrazione comunale.
La Lega delle ricamatrici conta a quel punto quasi 900 iscritte e sull’appoggio di UDI e PCI che raccolgono intorno a medesime istanze anche le donne di altri paesini siciliane dove la situazione è analoga. Le Leghe delle ricamatrici si estendono in tutta la Sicilia e quasi mille donne partecipano alla manifestazione a Palermo del giugno 1973.
Filippa e le donne di Santa Caterina costituiscono nel 1977 una Cooperativa: La rosa rossa.
È all’alba della sua formalizzazione che si apre il romanzo. Troviamo una donna stanca per le tante battaglie combattute ma solida: lei per prima teme che non avranno lavoro perché nessuno vorrà inimicarsi coloro che le donne hanno dovuto combattere per rivendicare i propri diritti. Eppure va avanti a testa alta, con decisione, e per prima cerca di trasmettere fiducia alle donne che fanno parte della cooperativa.
Le commesse tarderanno ad arrivare ma arriveranno, poche e prevalentemente da privati. Come nel caso della marchesa Adele, un altro esempio di donna forte. Nel racconto della sua scelta di non sposarsi e di non avere figli e nel racconto della sorte di sua madre – soffocata dal ruolo che la società le ha voluto imporre in quanto donna – ritroviamo un personaggio modernissimo che rivendica la propria autodeterminazione (e che può permetterselo in quanto appartenente alla nobiltà) e che sostiene la lotta di Filippa.
Arriverà anche un ordinativo di prova dalla Frette per la quale le donne della cooperativa lavoreranno duramente con gioia e senza sosta. Ma Frette non avvierà gli ordinativi sperati.
La scrittura è semplice e asciutta. L’autrice, Ester Rizzo, sceglie di concentrarsi su questo piccolo spaccato temporale riportando gli antefatti nei ricordi dei personaggi e anticipando nello scioglimento alcune delle vicende future.
Rizzo nasce come saggista e questo è il suo primo romanzo: probabilmente un narratore più esperto avrebbe arricchito il romanzo con una maggiore rielaborazione di situazioni e personaggi. Le ricamatrici è un romanzo corale in cui, a parte la figura di Filippa (e un po’ quella della marchesa), nessuno degli altri personaggi viene approfondito.
Protagonista del romanzo è in realtà questo gesto collettivo coraggioso, la lotta, la speranza, l’insicurezza che era necessario raccontare. E che trova la sua forza e l’interesse del lettore nel sapere di star leggendo una storia vera.
Le ricamatrici
Ester Rizzo
Navarra editore, 2018
pp.96, € 10