‘La vecchia signora del riad’, ironico e divertente romanzo di Fouad Laroui
François e Cécile, due francesi un po’ radical chic annoiati della loro vita in patria, decidono di mollare tutto e andare in Marocco, comprare un riad e magari scrivere anche un libro
Si apre così il romanzo di Fouad Laroui, “La vecchia signora del riad” (Del Vecchio editore, 2020).
Ironica e divertente, la prima parte del romanzo presenta al lettore una serie di personaggi (la coppia francese ma anche il semsar marocchino o il commissario di polizia) che sembrano quasi caricature pur non essendo lontani dalla realtà. Si delinea così piano piano un rapporto, quello tra la Francia e il Marocco, pieno di contrasti e per lo più dominato dalla mancata reale conoscenza gli uni degli altri.
François e Cécile fanno così una serie di gaffe dettate dall’ignoranza e dal pregiudizio a cominciare da quelle di Cécile con il suo collega marocchino Abdelkader che però confessa candidamente:
“ho detto stupidaggini ben peggiori sulla Francia prima di venire a viverci e di conoscerla per davvero…”
Arrivano a Marrakech, fanno la conoscenza del cugino semsar di Abdelkader, comprano il riad dei loro sogni in Rue du Hammam con tanto di melangolo nel cortile interno. Per poi scoprire al suo interno, nella camera sul fondo, una presenza inquietante. Si tratta di una donna vecchissima, dalla pelle “talmente nera che sembrava emanare dei riflessi azzurrognoli”. L’anziana signora, che fosse reale o un’apparizione evanescente, se ne sta lì senza muoversi e senza proferire una parola.
La coppia si rivolge allora al loro vicino di casa Mansour Abarro un professore di storia che con loro grande sorpresa parla un francese perfetto e senza accento. Con l’intermediazione di Abarro sembrerebbe che l’anziana signora parli di suo figlio Tayeb: torna a trovarla più volte e, approfondendo con ulteriori ricerche, ricostruisce la storia della signora e di suo figlio Tayeb confenzionandola in un manoscritto che consegna ai due francesi affinché abbiano il tempo e il modo di leggere la storia e comprenderla.
E anche il lettore di Fouad Laroui si immerge in questa lettura perché la seconda parte del romanzo si distacca completamente dalla prima, abbandona i toni frivoli e macchiettistici per raccontare la storia di Tayeb, della sua famiglia e del Marocco.
Veniamo catapultati all’inizio del secolo scorso e le vicende dell’hajj Fatmi e della sua famiglia che vive nel Riad di Rue du Hammam si intrecciano alle vicende del paese. E’ l’epoca in cui le vecchie potenze si arrogano il diritto di penetrare in una terra che non è la loro: l’avidità verso le risorse agricole, idrauliche e minerarie del Marocco si mette il vestito del contributo allo sviluppo economico di territori. “I francesi sono in Marocco. Il Marocco è dei francesi.”
Tayeb si unisce alla lotta per l’indipendenza contro la Spagna combattuta dai miliziani berberi del Rif al comando di Abdelkrim, le cui gesta nel Marocco settentrionale furono talmente eroiche da avere grande risonanza in tutte le regioni del mondo in cui sfrutta e opprime popoli che riacquistano così nuovamente orgoglio e coraggio. Abdelkrim con i suoi uomini sconfigge gli spagnoli e fonda una Repubblica indipendente del Rif che non potrà però avere il beneplacito del sultano, che si fa aiutare dalla Francia per sconfiggerlo.
Nella terza e ultima parte l’autore riporta il lettore da François e Cécile e alla conclusione del romanzo che, ovviamente, non anticipo.
Il romanzo è molto gradevole e l’autore estremamente ironico anche quando affronta temi come il rapporto con l’altro e, in particolare, il rapporto tra Francia e Marocco, così come l’incomunicabilità, l’identità, l’appartenenza.
Mi è piaciuto molto il romanzo storico (nella seconda parte) incentrato sulle vicende della famiglia di Tayeb. Al contempo sono rimasta un po’ delusa proprio da questo perché il prosieguo ha assunto toni quasi didascalici allontanandosi dal personaggio Tayeb (che mi sarebbe piaciuto seguire più da presso) per concentrarsi sulle vicende storiche del Marocco. Queste sono estremamente interessanti ma, nell’impianto complessivo del romanzo un materiale molto ampio è stato condensato, sebbene con maestria, con un grande sforzo di sintesi che mi ha ricordato in alcune pagine i libri di storia (che informano più che appassionare).
Consigliato per chi ha voglia di viaggiare, almeno con la fantasia, verso i lidi marocchini (io ho cominciato a sfogliare compulsivamente foto di riad online).