Tra realismo e metafisica, l’artista Valentina Porcelli racconta le donne dei suoi ritratti
Una giovane artista e le sue figure. Valentina Porcelli delinea i soggetti dei suoi ritratti: donne contemporanee e insieme eterne. Sei domande per parlarci di sé, dell’arte e del suo metodo per affrontare un periodo complesso come quello che stiamo vivendo
Ragazze forti, sguardi fieri e immerse in un rapporto a due con la Natura. Sono le figure nelle opere di Valentina Porcelli, giovane artista italiana che Ghigliottina ha potuto incontrare (pur se virtualmente) per chiederle di raccontarsi.
Valentina si è laureata con il massimo dei voti in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Foggia, ma già da piccola il suo interesse per i colori e i ritratti l’aveva guidata nelle sue scelte sul futuro. Anche il teatro, passione seconda solo alla pittura, le ha permesso di comprendere le movenze del corpo da vicino e di fare conoscenza profonda con la macchina che è l’uomo.
Nelle sue opere si vede un tratto ispirato alla pittura tradizionale europea e alla fotografia. Specie nella resa dei ritratti a metà tra realismo nei soggetti e fantasia, espressa invece dagli sfondi monocromi. Le donne e le ragazze di Valentina Porcelli sono sospese in un mondo metafisico eppure raccontano storie di ogni giorno.
Molti i premi e le mostre per l’artista. Dal primo premio del 2016 alla Biennale di Salerno per “Contemporary Young Artist” fino a un 2020 ricco di esposizioni: a Milano con “A proper distance”, a Villa Fiorentino al Syart Festival di Sorrento, a Firenze nell’OnArt Gallery per “In-corporeo”. A cui si aggiunge una pubblicazione nell’Atlante dell’Arte contemporanea De Agostini.
Noi di Ghigliottina abbiamo chiesto a Valentina Porcelli di confidarci qualche segreto e lo abbiamo fatto con sei domande.
Come ti sei avvicinata all’arte e c’è un episodio specifico o un percorso che ti ha portata ad abbracciare questo mondo?
Fin da piccolissima la mia attenzione verteva attorno alla figura umana in tutte le sue rappresentazioni: dalle illustrazioni ai ritratti pittorici del passato, fino alle fotografie di moda. Ho sempre creduto che l’arte potesse divenire il mio lavoro, ma un episodio significativo è stato la partecipazione alla Biennale di Salerno del 2016. Qui dopo aver vinto il primo premio pittura nella sezione giovani, e avuto alcuni riscontri positivi con alcuni galleristi e curatori, ho cominciato ad elaborare tutto ciò che nel tempo avevo imparato, e a indirizzarmi verso uno stile a metà tra il realismo e il metafisico.
I tuoi soggetti sono donne: come scegli cosa ritrarre e cosa vedi nella figura femminile?
Le protagoniste dei miei dipinti sono giovani donne, mie coetanee per lo più. Nella figura femminile vedo e ritrovo me stessa, vi è un’immedesimazione completa con ciò che ritraggo. Scelgo le modelle per quello che mi comunica il loro aspetto, soffermandomi specialmente sul volto. Lo si può notare nella maggior parte dei miei dipinti: le protagoniste guardano l’osservatore. Mi piace creare un’intesa e un dialogo con il pubblico. Questa “connessione di sguardi”, come la chiamo io, nasce dalla passione per i ritratti che vanno dal periodo rinascimentale a quello ottocentesco, guardati e ammirati per ore nei musei fin da piccola. Amo la storia, gli abiti storici, il teatro: tutto questo nel tempo mi ha forgiata e influenzata artisticamente.
Qual è stato il momento più importante della tua carriera finora per te? Sia emotivamente che lavorativamente parlando.
I momenti salienti di cambiamento sono due: la nascita di mio figlio e il trasferimento a Milano. La figurazione dei miei dipinti dal 2016 alla fine dell’anno successivo era immersa all’interno di uno spazio azzurro, che conferiva all’immagine un aspetto metafisico. Durante le ultime settimane di gravidanza avvertivo l’esigenza di restringere lo spazio “azzurro” all’interno di un cerchio, divenendo esso polo di attrazione e simbologia assieme al soggetto. Ed è in questo periodo che nasce il mio secondo ciclo pittorico “Geometrie Introspettive”. Milano invece è stata motivo di un’altra svolta pittorica, attraverso l’impiego dell’oro e l’aggiunta di altri componenti nella composizione: uccelli e piante. La tecnica della doratura la conoscevo da diversi anni, e ho sempre desiderato unirla alla mia pittura, ma avevo timore di osare. Probabilmente la nuova città e i nuovi stimoli mi hanno dato un input in più al mutamento.
Una tua opera che ti rappresenta più di tutto e perché?
L’opera che più mi rappresenta si intitola “Reminiscenze”. Nata durante il lockdown, agli albori dell’esplosione della pandemia, rappresenta l’incontro tra uomo e natura, in questo caso “donna” e natura. In questi anni si è discusso a lungo dell’importanza degli equilibri della Terra e di quanto il nostro operato sia fondamentale per tenere alta una migliore qualità della vita. Reminiscenze nasce dall’esigenza di voler mettere ordine a qualcosa che ormai è andato perduto, mette simbolicamente e metaforicamente pace tra l’essere umano e la Madre Terra.
Come hai vissuto, da pittrice ed artista, un momento difficile come quello del lockdown? Hai dipinto in quei mesi e se sì, ci sono differenze rispetto al tuo normale approccio?
Durante il lockdown, nonostante i vari impegni giornalieri e le non poche preoccupazioni, sono riuscita a trovare molto tempo per la pittura. Sono abituata a lavorare in isolamento, ma la differenza risiedeva in una nuova consapevolezza: quella di ritrovarmi in una situazione innaturale, di costrizione, e non di scelta come avviene normalmente durante le mie giornate di lavoro. Questa condizione mi ha indotta a interrogarmi nuovamente sulla mia pittura.
Quali sono i tuoi prossimi step e cosa ti aspetti dal 2021?
Per il 2021 ci sono vari progetti. Confido nel poterli mettere in pratica, nonostante la situazione critica. Spero che nel prossimo anno ci sia un maggiore sostegno da parte delle istituzioni nei confronti degli artisti in generale e della cultura. Purtroppo se ne parla tanto, ma al momento c’è poca concretezza. Racchiudo questo mio ultimo pensiero citando un aforisma di Oscar Wilde: “Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere”.
Potete seguire Valentina Porcelli qui: