Vuoto di potere in Perù: si dimette il presidente ad interim Manuel Merino

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In Perù si dimette il presidente ad interim, Manuel Merino, eletto solo cinque giorni prima. Il Paese si riversa nelle strade per protestare contro la corruzione del Congresso, la polizia reprime brutalmente le manifestazioni

In Perù si profila un vuoto di potere. Le dimissioni di Manuel Merino dalla sua carica di presidente ad interim, avvenute domenica 15 novembre, e il blocco dell’elezione del suo sostituto al Congresso portano il Paese in una situazione nella quale il potere esecutivo e quello legislativo non hanno nessuno a guidarli. Il Parlamento non ha raggiunto il consenso per eleggere il suo nuovo Presidente, che subentrerà come presidente ad interim per sostituire Merino, costretto a dimettersi dopo sei giorni di massicce proteste contro di lui.

Lunedì 9 novembre, il Parlamento aveva destituito Martín Vizcarra per mezzo di un impeachment per “incapacità morale permanente”, sostenuta da una indagine per presunta corruzione, evento avvenuto quando era governatore regionale di Moquegua, nel 2014. La mozione era stata approvata, contro tutti i pronostici, con 105 voti a favore, 19 contrari e 4 astenuti. La Procura indaga sull’ex presidente, che già due mesi fa aveva subito un tentativo di destituzione.

La società civile ha definito illegittima questa decisione, poiché non aveva ottenuto il beneplacito di buona parte della comunità internazionale. Pertanto, da ormai una settimana imperversa una serie di manifestazioni. I gruppi politici cercavano di cacciare Vizcarra da settembre, poiché rappresentava un ostacolo per i loro obiettivi. Volevano utilizzare il Tribunale Costituzionale a favore dei politici indagati per riciclaggio e corruzione e togliere i poteri alle sovrintendenze di qualità nelle università. Inoltre, desideravano approvare progetti per facilitare affari illegali come l’estrazione di oro in Amazzonia e l’appropriazione illegale di terreni.

Manuel Merino è diventato presidente ad interim del Perù martedì 10 novembre 2020.

Tuttavia, dopo le forti proteste per le strade delle città peruviane, 2 manifestanti morti, 68 feriti, le dimissioni di due terzi del Gabinetto e un aut aut del parlamentari, l’uomo si è visto costretto a dimettersi.

L’assemblea dei portavoce del Parlamento ha dato l’ultimatum a Merino facendo pressione sull’indignazione generale dovuta alla brutale repressione della polizia, durante la sera di sabato, delle proteste pacifiche nel centro di Lima richiedenti la destituzione del presidente ad interim. Due manifestanti ventenni sono morti e decine di persone sono state ferite.

L’ultimatum del Congresso è frutto di un negoziato politico conclusosi con l’annuncio, a mezzogiorno di domenica 15 novembre, che se Merino non avesse abbandonato la carica entro le 18, a quell’ora sarebbe cominciata una sessione per destituirlo.

Poco dopo, l’ex presidente ad interim ha annunciato la sua decisione. “In questo momento di grande crisi politica per il Paese, presento la mia rinuncia alla carica di Presidente della Repubblica” ha dichiarato in un messaggio televisivo alla nazione. Non appena è terminato l’annuncio, Lima si è animata di esultazioni e colpi di clacson nelle strade.

Manuel Merino si è dimesso con un messaggio contro la corruzione. In Perù è diventato un problema strutturale che affligge tutte le parti ed ha messo alle strette tutti i presidenti eletti dal 1985. L’ex presidente ad interim ha pronunciato tale discorso nonostante il fatto che ogni volta che ha ricoperto una carica pubblica come rappresentante del partito di centrodestra Azione Popolare, sia stato interrogato per atti di corruzione. Ha ricevuto, ad esempio, accuse per contratti a vantaggio di parenti stretti ed è stato interrogato per non aver dichiarato conflitti di interesse. Nonostante ciò, ha dichiarato: “Credo nella lotta frontale con la corruzione, i corrotti non possono rappresentarci, credo che il potere sia servire gli altri e non subalterni“.

Le reazioni locali

Jimmy Sotomayor, avvocato di Bryan Pintado, uno dei manifestanti uccisi, ha denunciato la polizia. Secondo l’uomo, gli agenti hanno cercato di impedirgli di prendere parte all’autopsia, avvenuta domenica mattina. “Bryan aveva interrotto gli studi di Diritto poiché senza soldi. Lavorava aiutando suo padre nell’edilizia. È stato vittima di dieci colpi. L’accusa ha aperto un’indagine per crimini contro l’umanità. Non è morta una persona qualsiasi, è morto un peruviano di 22 anni per la lotta alla democrazia”, ha sottolineato Sotomayor.

I giovani che hanno partecipato in massa alle manifestazioni considerano la destituzione di Vizcarra una manovra per la divisione delle cariche e la rottura dell’indipendenza dei poteri. Un numero senza precedenti di ragazzi questa domenica ha organizzato veglie per le vittime della polizia e si è riversato in strada per conoscere la conclusione di questa crisi. La grande partecipazione è dovuta al fatto che alle manifestazioni ha partecipato una moltitudine di persone che prima era indifferente al mondo politico. “Questo Congresso conta più di 60 indagati dalla Procura, sono venuta alla marcia affinché si tengano le elezioni il prima possibile” ha dichiarato Jhoselin Torres, una manifestante.

Le reazioni internazionali

La comunità internazionale si è rifiutata di riconoscere apertamente Merino come presidente. Dei Paesi del Sud America, solamente il Paraguay lo ha fatto. L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) si è rimessa alla dichiarazione del Tribunale Costituzionale. Le ambasciate degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno commentato la crisi politica in Perù. “Ci preoccupano le segnalazioni di uso eccessivo della forza da parte delle autorità peruviane in risposta alle proteste nel Paese. Manifestare è un diritto democratico e deve essere rispettato” ha spiegato la parte britannica in un comunicato diffuso venerdì. “Il Regno Unito prende nota del dibattito pubblico e della protesta in corso circa la costituzionalità del voto del Congresso. Attendiamo una risposta pronta da parte del Tribunale Costituzionale del Perù” ha aggiunto l’ambasciata, riferendosi al fatto che i giudici dovranno interpretare in quali casi il Congresso possa invocare l’impeachment per “incapacità morale permanente”.

Allo stesso tempo, l’ambasciata statunitense ha accolto favorevolmente il compromesso del governo di transizione di indire elezioni generali ad aprile 2021. “I peruviani, come tutti i popoli delle Americhe, hanno il diritto di vivere in una democrazia. I loro governi sono obbligati a promuoverla e difenderla. Ciò include anche il diritto di protestare pacificamente” hanno spiegato.

La reazione degli attivisti per i diritti umani

Organizzazioni come Human Rights Watch hanno avvertito dei pericoli che questa nuova tappa rappresenta per lo stato di diritto. Inoltre, altre organizzazioni (APRODEH, CEAS, COMISEDH, DEMUS, FEDEPAZ, IDL, PAZ ESPERANZA) hanno presentato una denuncia penale per presunto omicidio aggravato, lesioni gravi e abuso di potere contro Manuel Merino, il primo ministro Ántero Flores-Aráoz Esparza, il ministro dell’Interno Gastón Rodríguez, il capo del dipartimento di polizia di Lima, Jorge Luis Cayas Medina e il direttore generale della polizia nazionale del Perù Orlando Velasco Mujica.

 

Traduzione di Chiara Romano da elpais.com, rpp.pe

Immagine di copertina via globalist.it

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