Francia in piazza contro le violenze della polizia. E Macron trema
I recenti atti di violenza perpetrati dalle forze dell’ordine scatenano la protesta della popolazione che si schiera contro l’attuale legislazione. Governo tra incertezze e divisioni
La Legge sulla Sicurezza Globale spinge in piazza la Francia e mette in crisi il suo Governo. Per il terzo sabato consecutivo la popolazione si è mobilitata con manifestazioni a Parigi, Montpellier, Marsiglia, Rennes, Bordeaux, Nantes e Lille per contestare gli atti di violenza da parte delle forze dell’ordine e la legge che li protegge, soprattutto nell’art. 24. E nello scorso fine settimana, contrariamente ai precedenti, il clima si è surriscaldato: sono risultate ferite una settantina di guardie e fermati 95 manifestanti.
Andiamo per ordine. Lo scorso 21 novembre la polizia aveva fermato ed assalito il 41enne Michael Zeckler, produttore musicale di colore, nei pressi del suo studio. Il pretesto era stato quello del mancato utilizzo di mascherina anti-Covid: da questo era poi scaturito un assalto fisico aggravato da frasi razziste, secondo lo stesso Zackler. I 4 agenti sono stati subito indagati. Contro di loro le immagini delle telecamere poi diffuse sui social. Nessun dubbio sulla violenza, la sua gratuità e l’abuso. Immediata anche la reazione del Presidente, Emmanuel Macron: “Le immagini che abbiamo visto sono inammissibili, ci imbarazzano tutti”.
Ma questa aggressione non è un caso isolato: pochi giorni prima un accampamento di migranti in pieno centro a Parigi era stato sgomberato con violenza. Anche qui, sono stati i video girati sul luogo a parlare chiaro. E l’articolo 24 della Legge sulla Sicurezza Globale, scritta e fortemente sostenuta dal Governo Macron nella lotta al terrorismo: la legge punisce “chi diffonda immagini, foto e video, del volto di agenti delle forze dell’ordine nell’atto di compiere il proprio lavoro con il fine di attentare alla loro integrità fisica e psicologica” con pene fino a un anno di reclusione e 45 mila euro di multa.
Con l’obiettivo di evitare ritorsioni verso ufficiali e poliziotti, una legge così strutturata rischia di limitare non solo la libertà di informazione ma, in casi come questi e di questa gravità, inibisce un valido mezzo di identificazione dei colpevoli. Che rischierebbero, quindi di rimanere impuniti. Mentre servirebbe, chiaramente, un deterrente.
In quest’ottica sono attenzionati anche gli articoli 21 e 22 sulla “sorveglianza di massa”. È per questa ragione che l’opinione pubblica si è mobilitata nella marcia per la libertà convocata dal comitato “Stop alla legge Sicurezza” composto da sindacati, associazioni di giornalisti, organizzazioni e attivisti per i diritti umani, tra gli altri. Il comitato porta avanti la richiesta di trasparenza da parte del governo: “Non vogliamo una società dove lo Stato ci monitori con droni e videocamere di sorveglianza senza poter essere visto a sua volta”, uno degli assunti del loro manifesto.
This Syrian photographer fled his country and settled in France – only to get assaulted during a protest against police violence in Paris. pic.twitter.com/t55DOvoXYR
— AJ+ (@ajplus) December 10, 2020
La Legge di Sicurezza è più ampiamente inquadrata nella lotta al terrorismo, argomento caldo in Francia ormai da anni e caldissimo in questi giorni. Questo fa sì che l’opinione pubblica sia divisa: la norma è stata fortemente sostenuta dall’elettorato di centro e centrodestra. I reati di questa settimana, però, richiamano l’attenzione sull’art.24 e le conseguenze della sua infrazione.
La contestazione e la pressione su quest’articolo stanno mettendo in crisi l’Esecutivo di Macron. Per quanto evidente la necessità di prendere provvedimenti a riguardo, nasce il problema di come e in quale misura. Parte dell’opposizione chiede la completa riscrittura della legge: opzione che non verrà portata avanti. Ad essere riscritto sarà solamente l’art.24. Riscritto e non soppresso.
Altra questione è legata a chi, ovvero quale organo, si occuperà della nuova redazione. Il Primo ministro Jean Castex, che proviene da La Republique en Marche, aveva proposto una riscrittura da parte di una commissione indipendente: questa possibilità ha scatenato le proteste dell’Assemblea Nazionale che vorrebbe lasciare il potere legislativo al parlamento a seguito delle quali Castex ha dovuto fare marcia indietro per assicurare che l’articolo sarà riscritto senza uscire dalle istituzioni. L’ex ministro dell’Interno, Christophe Castaner (anche lui di LREM), aveva proposto che la riscrittura fosse affidata ad un gruppo misto di parlamentari mentre il Senato spinge per occuparsene direttamente.
Non sono ancora noti gli elementi concreti di questa revisione. L’incertezza preoccupa Macron: con la pandemia ancora in corso vorrà evitare ad ogni costo un governo instabile ed una crisi sociale.