L’importanza dei banchi alimentari durante il COVID-19

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Negli Stati Uniti sempre più famiglie, in difficoltà a causa della pandemia, si rivolgono ai banchi alimentari per portare un piatto in tavola. Senza questi aiuti, la scelta per queste persone potrebbe essere tra pagare le bollette o sfamare i propri figli

Negli ultimi anni nulla è stato facile per Jessica Higginbotham, 40enne madre di cinque figli. Ha avuto bisogno di un trapianto di cuore, poi di un secondo trapianto di cuore e reni. Poco dopo, il COVID-19 ha infettato lei e altri tre membri della sua famiglia. Inoltre, la pandemia ha fatto perdere a suo marito grossa parte delle sue ore di lavoro. Tutte insieme, queste problematiche hanno colpito le risorse finanziarie della famiglia, che ha dovuto fare qualcosa che nessuno vorrebbe mai: rivolgersi ai banchi alimentari per sfamarsi. “Quando la situazione monetaria si è fatta davvero brutta, dovevamo decidere se pagare la bolletta dell’elettricità o avere cibo sulla tavola” ha spiegato la Higginbotham.

Da questo punto di vista, Jessica non è da sola. Già prima che il coronavirus lasciasse le persone senza lavoro, chiudesse le aziende e decimasse migliaia di vite negli USA, circa 13,7 milioni di famiglie statunitensi – il 10,5% della popolazione – hanno attraversato un periodo di insicurezza a livello alimentare nel 2019. La pandemia ha solamente peggiorato le cose. I ricercatori della Northwestern University stimano che questa problematica sia più che raddoppiata, colpendo, quest’anno, il 23% delle famiglie.

Tra i nuclei familiari con bambini, il problema è ancora più urgente.

La mancanza di cibo può ritardare lo sviluppo cerebrale, causando ritardi anche nella formazione scolastica. Ciò potrebbe culminare in problematiche comportamentali. A luglio, circa 14 milioni di bambini non ricevevano abbastanza cibo, secondo un report del Brookings Institution.

Le profonde conseguenze della fame hanno portato numerose famiglie, inclusa quella degli Higginbotham, a rivolgersi ai banchi alimentari. Queste associazioni stanno a loro volta lottando per tenere il ritmo della domanda, che è schizzata alle stelle. Prendete ad esempio la Houston Food Bank, il banco alimentare di Houston. In un anno normale, l’ente e i suoi 1.500 partner distribuiscono più di 204.000 chili di cibo al giorno solamente nella regione sudorientale del Texas, composta da 18 contee. Al momento, il banco alimentare ne sta distribuendo quasi 363.000 al giorno.

La questione dei volontari

Dar da mangiare a migliaia di famiglie nel mezzo di una pandemia che ha prodotto 5,3 milioni di disoccupati in più rispetto a febbraio 2020 non è semplice. E non lo è nemmeno trovare altri fornitori per donare il cibo. I banchi alimentari hanno dovuto anche affrontare la sfida di distribuire una quantità molto più significativa di vivande con un contatto fisico molto ridotto a causa del COVID-19. Molti di questi enti hanno anche tagliato il numero di volontari di cui si servivano e alcune fasce d’età. Prima della pandemia, una grossa porzione di volontari era rappresentata da pensionati e anziani. Al momento, non possono più offrire il loro aiuto a causa dell’alto rischio di contrarre il coronavirus e patirne gravi conseguenze.

In tutto il Paese si sono viste file lunghissime di macchine che aspettavano che i volontari deponessero buste e scatole di beni essenziali (uova, riso, fagioli, pollo, patate, etc.) nei loro bagagliai. Inoltre, sono cresciute le richieste perché coloro che non abbiano subito l’impatto finanziario del COVID-19 facessero donazioni di cibo per sostenere chi non riesce a portare un pasto sulla tavola.

Si avvicinano le vacanze, momento cui scadranno una serie di protezioni economiche, ad esempio una moratoria sugli sfratti, sui prestiti agli studenti e sulla disoccupazione extra, proprio nel momento in cui i casi di coronavirus sono di nuovo tantissimi. Anche il giorno del Ringraziamento potrebbe aver influenzato questo numero. Prima, si trattava di una festa che riuniva molti membri della famiglia davanti a un lauto pasto. Quest’anno molte persone ne hanno dovuto fare a meno.

In Texas, i banchi alimentari si stanno già preparando alla scarsa disponibilità di cibo nei prossimi mesi.

Entro la fine del mese termineranno tre importanti programmi statali e federali che hanno aiutato a gestire la grande richiesta durante la pandemia del coronavirus e la sua seguente recessione. “La problematica di alcune famiglie che non riescono a portare cibo in tavola è raddoppiata rispetto a prima della pandemia. Abbiamo avuto molti aiuti federali, ma tutto ciò finirà alla fine dell’anno” ha spiegato Celia Cole, AD di Feeding Texas, che coordina 21 banchi alimentari nello Stato americano. “Siamo davanti a una sorta di precipizio e non sappiamo fino a quando potremo continuare a soddisfare le richieste senza l’aiuto del governo federale”.

Secondo una ricerca di novembre ad opera dell’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti D’America, più di 2,5 milioni di famiglie texane spesso o a volte non avevano avuto abbastanza cibo la settimana prima del sondaggio. E il 66% di questi nuclei famigliari erano ispanici o di colore.

Le misure federali d’aiuto in scadenza

Le preoccupazioni circa l’imminente mancanza di cibo sono collegate al fatto che due programmi per i disoccupati, che espandono significativamente l’assistenza per coloro senza un lavoro, scadranno a fine dicembre. Se il Congresso non approverà un altro pacchetto di misure, molti texani perderanno almeno alcuni dei loro benefit per la disoccupazione.

Il principale programma federale che sta per terminare ha fornito circa 100 milioni di dollari di cibo ai banchi alimentari del Texas nel 2020, secondo i calcoli della Feeding Texas. Il Programma di Acquisto e Distribuzione Alimentare era stato creato per aiutare gli agricoltori colpiti dalla guerra commerciale tra l’amministrazione del presidente Donald Trump, la Cina e l’Europa. Questa misura aveva contribuito ad aiutare le organizzazioni contro la fame. Infatti, il cibo acquistato dal Dipartimento dell’Agricoltura per i contadini veniva distribuito ai banchi alimentari in tutto il Paese.

L’altra iniziativa del Dipartimento dell’Agricoltura in dirittura d’arrivo è il programma Farmers to Families Food Box, che era parte della risposta dell’amministrazione Trump alla pandemia. Secondo i dati, il programma avrebbe fornito in tutti gli Stati Uniti più di 124 milioni di scatole di cibo dal valore di quasi 4 miliardi di dollari. Il programma è valido fino alla fine di dicembre 2020 e il governo non lo ha rinnovato per il 2021.

Le iniziative in Italia

Anche in Italia sono attive numerose iniziative per fornire cibo ai più bisognosi. Già dall’inizio del primo lockdown, quasi tutti i supermercati avevano messo a disposizione dei contenitori dove i clienti potevano depositare i generi alimentari che volevano donare e che sarebbero stati poi distribuiti in accordo con gli enti benefici locali. Su Ghigliottina ne avevamo già parlato a marzo, in riferimento alle iniziative del Banco Alimentare del Lazio.

Inoltre, dal 21 novembre fino all’8 dicembre 2020 è stata attivata una colletta “dematerializzata”. Presso le casse dei supermercati italiani erano disponibili delle gift card da 2, 5 e 10 euro. Al termine della Colletta, il valore complessivo di tutte le card sarà convertito in prodotti alimentari non deperibili come pelati, legumi, alimenti per l’infanzia, olio, pesce e carne in scatola e altri prodotti utili. Tutto sarà consegnato alle sedi regionali del Banco Alimentare. Saranno le circa 8.000 strutture caritative convenzionate a distribuire i generi alimentari, con le consuete modalità, sostenendo oltre 2.100.000 persone.

Il Banco Alimentare ha deciso di attuare la colletta dematerializzata per ragioni di sicurezza sanitaria. Anche per questo motivo sono mancati, nei supermercati, i gruppi di volontari (che fino all’anno scorso erano 145.000). Compatibilmente con le norme vigenti nelle singole regioni, un numero ridotto di loro ha potuto presenziare fisicamente solamente nella giornata del 28 novembre.

 

Traduzione di Chiara Romano via time.com, texastribune.org, bancoalimentare.it

Immagine di copertina via time.com

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