Diritti civili: l’Argentina attende che l’aborto diventi legale
Molta attesa per l’approvazione del Senato sulla legge che regolamenterà l’aborto: due anni fa il progetto non era passato
La chiusura di questo annus horribilis potrebbe avere un lieto fine per l’Argentina, almeno sul fronte dei diritti civili. E’ attesa per fine anno, infatti, l’approvazione al Senato della legge che regolamenta l’aborto. A metà dicembre la Camera dei deputati ha approvato il progetto di riforma con 131 voti favorevoli contro 117 contrari e 6 astenuti. Adesso la parola, l’ultima, spetta al Senato.
Se la proposta passerà, la donna in stato interessante potrà decidere autonomamente se interrompere la gravidanza entro le prime 14 settimane e, una volta fatta richiesta, l’interruzione dovrà avvenire entro 10 giorni, senza ritardi di alcun genere – attualmente l’unica possibilità per abortire in modo legale è in caso di stupro o per rischio di salute della madre. Le donne che violano questa legge, che risale al 1921, rischiano fino a 4 anni di carcere.
In Argentina, oggi, non si può scegliere di interrompere una gravidanza quale che ne sia la ragione: personali, difficoltà economiche, anomalie del feto o stato di salute mentale della donna, nulla è valido. Come accade in altri contesti dove l’aborto non è legalizzato, l’unica soluzione è ricorrere a mezzi illeciti terminando nel vortice dell’illegalità e, soprattutto, del rischio.
Faltan 6 días 💚🔥
💚 Para la vigilia histórica
💚 Para que el Senado decida
💚 Para volver a encontrarnos
💚 Para gritar por nuestros derechos
💚 Para seguir haciendo historia
💚 Para la revolución que necesitamos🎨 Ilustración: @magdacastria #EsAhoraSenado #AbortoLegal2020 pic.twitter.com/xR8DNeRD3q
— #EsLey #SeguimosEnCampaña💚 (@CampAbortoLegal) December 23, 2020
Secondo Human Rights Watch, ogni anno si realizzano in Argentina tra i 372 mila e 522 mila aborti clandestini e circa 39 mila donne devono essere ricoverate per le complicazioni, più o meno gravi. Dal 1983, anno in cui il Paese è tornato ad essere repubblica democratica, oltre 3 mila donne sono morte per le conseguenze di un aborto in condizioni di clandestinità e mancanza di sicurezza. Nel vicino 2016 sono state 43.
Questo nero panorama potrà cambiare a breve. Ma se è vero che in questi giorni è stata festa per le dimostranti che hanno accolto il primo verdetto con manifestazioni e processioni di gioia e soddisfazione – “aborto legale in ospedale” e “non un aborto clandestino in più” si leggeva tra i manifesti – è altrettanto realistico rimanere con i piedi per terra per quanto riguarda la decisione definitiva. Nel 2018, infatti, il Senato ha rifiutato con 38 dinieghi contro 31 approvazioni un analogo disegno di legge che era andato avanti in Parlamento con uno scarto di soli quattro voti favorevoli (129 vs 25).
I movimenti femministi esultano, quindi, ma con le dovute precauzioni. C’è una differenza, però, che potrebbe risultare fondamentale: l’appoggio del Presidente Alberto Fernandez. In carica da un anno, proveniente dal partito Giustizialista di formazione peronista, Fernandez sostiene con fermezza il progetto di legge: “Io sono cattolico ma – ha tenuto a sottolineare – devo legiferare pensando a tutta la popolazione. L’aborto è una questione di sanità pubblica molto importante”. Con queste parole Fernandez delimita quella che vorrebbe essere, e fino ad oggi è stata, l’ingerenza della sfera cattolica nella società laica.
#Aborto: contro le campagne che ci riportano a un lontano passato, non così lontano. Il nostro approfondimento dopo l'ennesimo manifesto contro un diritto fondamentale delle #donne. 👉 https://t.co/OSSzIXSr1J (di @GiadaGiancaspro).@casadonne pic.twitter.com/prlXg3GVYx
— Ghigliottina News (@Ghigliottina) December 16, 2020
Immediate anche le reazioni contrarie: nella stessa piazza di Buenos Aires poco distanti dalle donne in festa per l’imminente rivoluzione, tante altre pregavano “adozioni, non aborti” o “la vita non si discute”. Le due posizioni, evidentemente contrastanti, rappresentano la realistica polarizzazione dell’opinione pubblica a riguardo in una nazione dei tratti ancora fortemente sessisti e dove resiste forte il tabù del concetto di aborto. La pressione della Chiesa Cattolica è forte: “Chiediamo ai politici una seconda riflessione rispetto al significato della vita” è stata la prima uscita a caldo dopo la votazione parlamentare.
La decisione del Senato argentino potrà avere effetti positivi su tutta l’area latino-americana. Cuba, Guyana, Portorico e Uruguay sono gli unici stati dove la donna può scegliere se portare avanti o meno la gravidanza; negli altri Paesi le possibilità di interruzione sono analoghe, a volte più stringenti come in Repubblica Domenicana, Venezuela o Suriname, a quelle dell’Argentina mentre in Honduras, El Salvador, Haiti e Nicaragua è completamente vietato e punito con la reclusione.
Immagine di copertina via twitter.com/CampAbortoLegal: © Magda Castría