Il cuore più buio del music business

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Ne Il Cuore più buio, secondo libro di Nelson George pubblicato in Italia da Jimenez dopo Funk e Morte a L.A., la vita di D Hunter – un bodyguard, talent scout, manager e (a tempo perso) detective – passa attraverso una spirale di intrighi incasellati ad arte a suon di black music

Lo scrittore statunitense Nelson George è uno dei maggiori esponenti della cultura afroamericana. Tra i suoi punti di forza c’è sicuramente quello di far convergere il suo ampio background in quello che scrive. Che siano romanzi thriller, articoli musicali, film o serie televisive: se non l’avete vista vi consiglio di recuperare la serie The Get Down su Netflix, di cui George è uno degli autori e che racconta, nella New York di fine anni Settanta, quel momento in cui la black music si ritrova tra l’r&b, l’hip hop, il funk e la disco music.

Ma torniamo ai romanzi di George, che ha scritto una vera e propria serie che si colloca a cavallo tra il giallo/noir e la critica musicale spietata alla Lester Bangs. Con il piccolo dettaglio che Nelson George scrive principalmente (se non quasi esclusivamente) di black music. La formula, ormai rodata, è eccellente e decisamente credibile. Credibile come lo è il suo personaggio principale, D Hunter.

D Hunter viene da Brooklyn e professionalmente nasce come bodyguard, ma nel corso dei romanzi di George cambia pelle addentrandosi sempre di più nel music business, prima come agente musicale quasi per caso (in Funk e morte a L.A.) e poi come manager vero e proprio con tanto di agenzia strutturata. Da New York a Los Angeles e da qui ad Atlanta, la vita di D scorre tra viaggi, teleconferenze, colazioni di lavoro e social media, ma in tutte le storie si ritrova sempre a dover vestire il ruolo di detective di strada.

Hunter riesce meravigliosamente bene è infilarsi nei guai, tra scheletri che fanno capolino dal suo armadio e il successo che gli presenta il conto a ripetizione ciclica come il tempo scandito da una drum machine 808.

La cultura musicale di Nelson George arricchisce la storia con dettagli storici e informazioni in cui si riconoscono i veterani dell’hip hop delle origini fino ai giovani fan della trap dei giorni nostri, non lesinando frecciatine a un genere che “come ogni buona storia di portata planetaria […] si è evoluto nel mito ed è degenerato in una fabbrica di soldi”.

D Hunter deve fare e far fare un mucchio di soldi ai suoi clienti per vivere e tutto si trasforma in una eterna lotta con la sua coscienza tra giusto e sbagliato. 

Prendere un 10 o al massimo un 15 per cento degli introiti di una veterana star nera del R&B non bastava certo a sopravvivere all’interno di un mercato in cui l’hip hop era pop e il canto R&B era stato usurpato dagli Mc in autotune e dolcevita. 

E anche se la trap suona “per D come il punk doveva suonare per i fan di Marvin Gaye nel 1977: amatoriale, limitata, incomprensibile e offensiva” deve stare al gioco e cercare di farsi strada nel music business se non vuole rimanere indietro. Ed è così che i suoi affari decollano quando prende come cliente Lil Daye, astro nascente della trap di Atlanta.

Anche se la scena trap vera e propria è lasciata da parte, in questo romanzo si capisce come l’evoluzione dell’Hip Hop si trascina questioni legate ai soldi in primis, ma anche alla politica, al razzismo e da qui ai complotti.

Interessante, inoltre, poter leggere questo libro al tramonto dell’era Trump (i cui legami tra il music business e l’ex magnate americano sono ben noti), dopo la morte di George Floyd e le proteste del 2020 legate al Black Lives Matter. Inoltre, gli scontri dello scorso 6 e 7 gennaio a Washington DC rendono questo romanzo estremamente attuale.

In un periodo dove la cronaca legata al coronavirus lascia spazio alla follia di fanatici bianchi che assediano il Congresso americano, leggere un libro del genere è importante per comprendere meglio le diverse sfumature legate all’attualità sia politica che musicale.

Non è necessario leggere prima Funk e morte a L.A., pubblicato da Jimenez nel 2019, ma è fortemente consigliato. Mentre sarebbe interessante che venisse pubblicato anche in Italia The Plot Against Hip Hop, sempre di Nelson George, pubblicato oltreoceano nel 2011. In fondo Il Cuore più buio parte proprio da quel romanzo e speriamo che un giorno Jimenez riesca a portare in Italia anche questo capolavoro.

Damiano Sabuzi Giuliani

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