Gli squali nascono prematuri e più deboli per colpa del cambiamento climatico
Squali meno forti diventano cacciatori meno efficaci. Ciò può influenzare l’equilibrio dell’ecosistema, hanno avvertito gli autori di uno studio riguardante le conseguenze di avere oceani più caldi
Gli squali neonati escono prima dalle uova e sono più deboli per colpa dell’aumento della temperatura dell’acqua. È quanto ha riportato un nuovo studio che ha esaminato le conseguenze di oceani più caldi sugli embrioni.
Circa il 40% di tutte le specie di squali depone le uova. I ricercatori hanno scoperto che una specie, presente unicamente nella Grande Barriera Corallina, ha passato 25 giorni in meno nelle uova, in temperature attese per la fine del secolo. L’eccessivo calore ha fatto sì che gli embrioni di squalo spallina mangiassero più velocemente il tuorlo. Inoltre, alla loro nascita, le crescenti temperature hanno influenzato anche la loro forma fisica.
Climate change pushed ocean temperatures to record high in 2020, study finds https://t.co/VMt7YgVKBq #climatechange #ClimateActionNow
— Professor Jodie Rummer (@physiologyfish) January 17, 2021
“Per noi si tratta di un grosso segnale negativo” ha spiegato Jodie Rummer, professoressa associata all’ARC Centre of Excellence for Corl Reef Studies alla James Cook University, il secondo ateneo più antico del Queensland, in Australia e coautrice dello studio. La dottoressa ha spiegato che, se deboli, gli squali diventano cacciatori meno efficaci e ciò potrebbe scatenare un effetto a catena lungo le barriere coralline dove vivono.
Questo turberebbe l’equilibrio dell’ecosistema.
“Gli squali sono predatori importanti, in quanto eliminano i deboli e i malati e mantengono l’integrità della popolazione forte” ha spiegato la Rummer. “Barriere coralline sane necessitano di predatori in salute”. Gli squali spallina arrivano a essere lunghi circa un metro e vivono nelle acque poco profonde della Grande Barriera Corallina. Gli esemplari femmina depongono uova coriacee, note anche come “borse delle sirene”.
I ricercatori hanno monitorato 27 di queste uova al New England Aquarium di Boston. Alcune sono state allevate in acque a 27°C, la temperatura di una estate media attuale. Altri due gruppi, invece, sono stati tenuti a 29 e 31°C. Dato che sono semitrasparenti, i ricercatori sono in grado di vedere lo sviluppo degli embrioni e quanto velocemente mangiano il tuorlo. Con temperature più alte, gli studiosi hanno rilevato che gli squali non ancora nati lo divoravano più velocemente.
A temperature normali, gli squali sono emersi dalle uova dopo 125 giorni. Ma nelle acque a 31°C, la nascita è avvenuta dopo soli 100 giorni. Gli studiosi hanno altresì misurato la forma fisica dei neonati, e hanno scoperto che aveva raggiunto l’apice a 29°C, ma era poi diminuita a 31°C.
Baby Sharks Will Struggle in Warming Oceans, Study Finds https://t.co/u6mN98DNwu @Wheel_House23 @NEAQ @CoralCoE @physiologyfish @jcu #physioshark
— Professor Jodie Rummer (@physiologyfish) January 15, 2021
L’autrice principale, Carolyn Wheeler, sempre della James Cook University, ha spiegato: “Più calde erano le condizioni, più velocemente avveniva lo sviluppo, il che potrebbe essere un problema per gli squali”. La ricercatrice ha spiegato che i risultati dello studio, riportati sulla rivista Scientific Reports, hanno presentato un “futuro preoccupante”, perché molti esemplari sono già minacciati.
Il futuro della specie
Secondo uno studio sugli squali delle barriere tropicali pubblicato l’anno scorso, probabilmente, diventeranno funzionalmente estinti su circa il 20% delle barriere del mondo. La Rummer ha dichiarato: “Si tratta di una specie sola, ma la stiamo studiando dal 2012. Sono abbastanza forti, perché devono sopportare le condizioni fluttuanti sulle barriere interne che rappresentano già una grossa sfida”.
La ricercatrice ha spiegato che una serie di studi sull’acidificazione degli oceani e sulla diminuzione dei livelli di ossigeno hanno scoperto che gli spallina potrebbero resistere a quelle condizioni, “ma sembra che la temperatura rappresenti un grosso problema per loro”. Ha poi aggiunto: “Se loro non ce la fanno, allora siamo noi ad essere in grossi problemi. Dobbiamo enfatizzare l’importanza di limitare la nostra dipendenza da combustibili fossili, perché il cambiamento climatico sta colpendo anche i più duri tra gli squaletti”.
Quali soluzioni?
La Rummer ha spiegato che lo studio ha suggerito che ci sono tre possibili soluzioni per gli squali che devono deporre le uova, mentre le acque si riscaldano.
Epaulette #sharks are known to survive in extreme conditions. So if they cannot cope with thermal stress brought on by #climatechange, how will other, less tolerant species fare? New Forbes story by me: https://t.co/vHmVHelBf5 pic.twitter.com/eBLst5EMn6
— Melissa Cristina Márquez (@mcmsharksxx) January 18, 2021
Primo, gli squali potrebbero provare a popolare le aree con temperature più fresche, ma solo se riusciranno a trovare l’habitat giusto. Secondo, potrebbero adattarsi geneticamente agli oceani più caldi, ma questo è improbabile. Infatti, gli squali sono lenti a riprodursi e a raggiungere la maturità sessuale. “Non ci sono abbastanza generazioni per far sì che questo adattamento sia in grado di tenere il nostro ritmo del cambiamento del pianeta” ha spiegato la Rummer.
Una terza soluzione potrebbe essere che “queste specie spariranno dalla Terra”. La ricercatrice ha dichiarato che adesso il suo team sta studiando l’impatto del riscaldamento degli oceani sugli esemplari di squalo femmina in gravidanza, per vedere in che modo una temperatura più alta agisca su di loro.
Traduzione di Chiara Romano da theguardian.com
Immagine di copertina via theguardian.com