“Anatomia Sensibile” di Andrés Neuman: la nostra imperfezione
Nella generalizzata e dominante volontà di dare etichette al mondo e di definirlo per contenerlo, ancor prima di comprenderlo, Anatomia Sensibile di Andrés Neuman si sottrae a qualunque definizione standard
Più semplice dire cosa “Anatomia Sensibile” di Andrés Neuman non sia, almeno usando macro insiemi di riferimento che però, appunto, se applicati a questo testo tendono a perdere di senso.
Anatomia sensibile non è un romanzo. Non è un saggio. E non è nemmeno una raccolta di racconti per quanto con i racconti abbia in comune la brevità delle parti che compongono il tutto. Oserei definirli frammenti, o forse piccole istantanee, fotografie. Anche se di statico non hanno nulla considerando l’incedere e il ritmo che l’autore mantiene nel corso dell’esplorazione.
Frammenti o tessere di un puzzle, dove l’immagine finale che essi compongono è quella del nostro corpo.
Ma non si tratta di un’immagine bidimensionale. È bensì un’immagine che l’inchiostro di Neuman, scrittore argentino nato a Buenos Aires nel 1977, dota di una terza e forse anche una quarta dimensione.
Il libro si compone di trenta brevi capitoli, di due, tre, talvolta quattro pagine. Ogni frammento è dedicato ad una parte del corpo, anche a quelle meno quotate. Ma il ritratto che del nostro corpo si compone va oltre lo spazio del binomio di genere, oltre lo spazio geografico e supera, scorrendovi attraverso e abbracciandolo, il tempo.
La mandibola bambina avanza spensierata e lascia entrare il mondo. Durante l’adolescenza cominciano le contratture. Rumina con rabbia e tritura senza permesso. Quella matura gode della propria parsimonia: non si precipita più sulla scorza quotidiana, sa che il reale è duro da rodere.
Ogni parte del corpo è esplorata e ritratta in pose tanto naturali e conosciute quanto spesso estranee e incomode nello spazio condiviso.
In un’epoca in cui la forma sembra spesso soverchiare la sostanza e sostituirla, in un tempo in cui il canone della “bellezza” si rivela nella sua incapacità di essere includente, Neuman offre un’immagine del corpo, e dei suoi sovente timidi interstizi, quasi ribelle.
Ogni parte del corpo viene descritta in tutte le sue sfaccettature, pieghe, imperfezioni e asimmetrie.
Viene descritta nella sua evoluzione nel tempo, nel suo appartenere e superare la dicotomia di genere, nei suoi innumerevoli temperamenti. Senza giudizio. Nell’idea che la bellezza non sia una, che della bellezza in fondo non debba esistere necessariamente uno standard di riferimento. L’autore si inserisce a modo suo nel dibattito che la nostra società, pur con tutti i suoi difetti, ha per fortuna avviato anche se ancora in sordina, un dibattito sull’opportunità di divellere il canone ma non per sostituirlo con un altro che sarebbe comunque inevitabilmente escludente.
Non dobbiamo necessariamente essere definiti, un po’ come questo testo.
E nel suo sfuggire alle definizioni Neuman scrive in una prosa che è poesia. Fatta di frasi breve e giustapposizioni di parole, tentando di rendere giustizia alla nostra complessità.
Si potrebbe rimandare in tal senso alla cosiddetta greguerìa, ovvero brevi testi, aforismi, poche righe, esplorazione linguistica, metafore e invettive brillanti che racchiudono in maniera non convenzionale considerazioni, riflessioni e pensieri.
Pettinarsi è un atto politico. […] In realtà, una testa spettinata è priva di sistema, non di principi.
Di fatto, come si intrecciano le dita delle mani, allo stesso modo si intrecciano qui poesia, filosofia, humor e satira. E riflessioni su cultura e politica perché è innegabile come molte volte il nostro corpo si sia piegato sotto il peso della dominante culturale nella nostra società. E come il modo con cui decidiamo di svelarlo o, all’inverso, di nasconderlo denunci la nostra posizione nei confronti del mondo e degli altri.
Non c’è anima che non rischi una distorsione quando dice di sì volendo dir di no
Un testo non banale, dunque. Da leggere un frammento alla volta (non tutti riusciti allo stesso livello). Magari tornando indietro e rileggendo. Fermandosi sulla singola frase o sul paragrafo. Sottolineando.
Menzione alla traduttrice che trovate citata in calce: trovo che testi come questo di Neuman siano molto complicati da rendere in un’altra lingua conservando quanto più intatta l’intenzione e le sfumature di senso volute dall’autore.