Thelonious Monk: l’opera definitiva su un gigante indimenticato del jazz
La figura di Thelonious Monk è da sempre tra le più apprezzate dagli studiosi e dagli appassionati di jazz. Spesso ne è stato offerto un ritratto parziale: genio eccentrico, uomo mentalmente disturbato, musicista primitivo, ma questa biografia rimette nella giusta prospettiva critica la vita e la musica del grande pianista-compositore
Scrivere una biografia del genere è sicuramente un gesto eroico negli anni duemila.
Robin D.G. Kelley classe 1962, è un docente di storia e studi americani alla University of Southern California ed è anche uno scrittore molto prolifico. Ha pubblicato diversi libri incentrati sulla storia e la cultura afroamericana e sulle relazioni razziali, tra cui Race Rebels: Culture, Politics, and the Black Working Class e Yo ‘Mama’s DisFunktional!: Fighting the Culture Wars in Urban America. Non ultimo Africa Speaks, America Answers: Modern Jazz in Revolutionary Times (2012), un libro che esplora il rapporto tra jazz e Africa nell’era della decolonizzazione e dei diritti civili.
Il suo manoscritto su Thelonious Monk è uscito per la prima volta per Free Press nel 2009 e, oltre ad aver ricevuto numerosi riconoscimenti – tra cui Best Book on Jazz dalla Jazz Journalists Association e l’Ambassador Award for Book of Special Distinction dalla English-Speaking Union -, ha fatto il giro del mondo. In Italia la stoica Minimum Fax ne ha stampate ben tre edizioni (l’ultima nel settembre 2020) con la traduzione di Marco Bertolli.
Un libro ben documentato che vanta un’ottima collaborazione con la famiglia di Thelonious Monk. In particolare suo figlio T. S. Monk ha concesso a Kelley l’accesso a rari documenti storici per la sua biografia. Cosa rara dato che fino a quel momento nessun altro studioso ha avuto un sostegno così importante dalla famiglia Monk.
Una biografia che oltre ad avere solide basi culturali è così ricca di particolari storici e musicali che un lettore inesperto può facilmente perdersi.
L’autore ha cercato la verità che si nasconde spesso dietro il mito di Thelonious Monk. Ricorrendo agli sforzi di memoria di chi ha conosciuto il grande jazzista, ha descritto, in maniera quasi maniacale, un patrimonio di conoscenze inclusa la politica americana fin prima della nascita di Monk. Fornisce così al lettore quel bagaglio di nozioni essenziali per capire l’uomo e l’artista vissuto in un’epoca in cui l’America era divisa tra tensioni razziali, migrazioni e agitazioni politiche ma in cui la comunità afroamericana è riuscita ad imporre genialità ed estro creativo, soprattutto nella scena musicale newyorkese.
Per quanto riguarda la figura di Monk, Kelley ha scientemente messo da parte tutto il “folklore” che spesso ha coperto l’artista. Decidendo di mettere in secondo piano gli abusi da alcool e droghe, è riuscito a far emergere l’umanità dell’artista e quasi ogni episodio che ha influenzato lo stile e la musica di Monk dalla nascita fino alle ultime imprese musicali.
Mettendo in luce tutte le opportunità e gli ostacoli che quel bambino nato nella Carolina del Nord nel 1917 ha dovuto affrontare fino alla fine dei suoi giorni (1982).
Solo per darvi un’idea dell’imponenza di questa pubblicazione, l’edizione di Minimum Fax conta più di mille pagine di cui 270 sono di ringraziamenti, note bibliografiche, discografia e appendici ricche di informazioni (persino gli accordi di alcune canzoni).
Per tutte queste ragioni non è un libro per tutti né, siamo onesti, facile da leggere. Ma nel suo complesso è un testo prezioso e fondamentale per capire non solo una parte importante della storia musicale di quegli anni, ma anche per avere informazioni rare da trovare su quel genere musicale stupendo che si chiama Jazz.
Palo Alto, l’ultimo disco postumo di Thelonious Monk uscito a luglio del 2020, è un sorprendente disco live che ho provato a raccontare sulla webzine csimagazine.it. Qui sotto invece trovate una playlist ispirata al libro.
Thelonious Monk. Storia di un genio americano
Robin D.G. Kelley
Traduzione: Marco Bertoli
Minimum Fax, Settembre 2020
Immagine di copertina via facebook.com/impulserecords