Francia, va avanti la discussa la legge “per i principi repubblicani”
Approvato un testo di legge che intende limitare le ingerenze religiose e che suscita insoddisfazione bipartisan
La Francia prosegue la battaglia verso quello che è stato definito come “separatismo islamico”, ovvero l’ingerenza dei principi religiosi islamici nella vita laica del Paese. Lo fa con la nuova “Legge per i principi Repubblicani”, salutata dal Ministro degli Interni Gerald Dermanin come “un nuovo strumento per lo Stato di combattere il separatismo e proteggere i cittadini dagli attentati”.
Sostenuta e definita da La Republique En Marche, partito del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, è stata approvata in Assemblea Nazionale martedì 16 febbraio, dopo due settimane di dibattimento con 347 voti favorevoli, 151 voti contrari e 65 astensioni. Al Senato verrà discussa a partire dal 30 Marzo per entrare in vigore entro l’estate.
Il nuovo testo, rivisto più volte, ha faticato a trovare accordo nella stessa maggioranza: in nome della laicità si espande l’ombra della discriminazione. In disaccordo anche l’opposizione: la sinistra accusa i legislatori di aver creato un testo carico di discriminazione verso la cultura musulmana che prescinde dagli integralismi e che, quindi, sconfina nel territorio nazionalista dell’estrema destra.
Rassemlement National di Marine Le Pen, da parte sua, ha votato a favore solo di articoli specifici, ma si è astenuta dall’avallo finale riservandosi di trovare più spazio durante il dibattimento in Senato: l’obiettivo sarà smantellare l’articolo sull’insegnamento e proporre il divieto del velo nei luoghi pubblici – opzione depennata dal testo iniziale, almeno fino a questo momento.
Un no in blocco è arrivato dai Repubblicani, che parlano di testo “di mera immagine, troppo tiepido e morbido”, in quanto non vengono proposte soluzioni concrete per temi caldi come i flussi migratori e le radicalizzazioni nel territorio. Per i Socialisti la legge “Non dà una risposta al problema della ghettizzazione” e per La France Insoumise, che ha votato contro in modo compatto, si tratta di “Una stigmatizzazione dei musulmani”. Insomma, un testo in grado di scontentare destra e sinistra per speculari ragioni.
Oltre a dubbi, tensioni e contrasti tra i deputati, anche l’opinione pubblica ha dato segni di dissenso: la domenica precedente la decisione finale, circa 200 persone hanno manifestato contro il progetto di legge reo di “rinforzare le discriminazioni contro i musulmani”.
I 51 articoli si concentrano su misure che sostengono la laicità dell’Amministrazione Pubblica, contrastano l’odio online, ridefiniscono lo spazio delle associazioni di culto così come la possibilità dell’insegnamento domestico e contrastano la poligamia ed il costume dei certificati di verginità. A questo fine sono state riviste e modificate la legge sulla libertà di insegnamento del 1882 e quella del 1905 sulla separazione tra Chiesa e Stato. Ma vediamo più in concreto quali saranno le nuove misure.
Il primo punto della cosiddetta legge sul “separatismo islamico” riguarda le attività di culto. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza da parte dei prefetti del numero e del tipo di associazioni culturali presenti nei territori di loro competenza. Cambieranno gli obblighi anche in ambito fiscale: risorse monetarie esterne saranno soggette a revisione contabile e saranno tassate le donazioni provenienti dall’estero a partire dai 10 mila euro. In termini di frequentazioni dei luoghi di culto, sarà illegale la presenza di chiunque sia stato condannato per atti o istigazione all’odio e al terrorismo così come la possibilità di assumerne la guida.
Punto secondo (che molte polemiche ha suscitato): insegnamento a domicilio in sostituzione della scuola. Un articolo pensato per limitare fenomeni di indottrinamento che, però, colpisce anche altre realtà domestiche. Le famiglie che faranno questa scelta dovranno motivare in modo ufficiale e dettagliato le ragioni e queste saranno, comunque, ristrette e legate a situazioni di “stretta necessità e nell’interesse del bambino”.
Punto terzo: social media e hate speech. Un argomento di interesse chiaramente globale e non solo francese. L’art. 20 accelera i tempi di processo per i sospetti di diffusioni di “contenuti di odio e violenza”. Inoltre, nasce un nuovo tipo di crimine: sarà punito con la reclusione chi metta a rischio un’altra persona attraverso l’uso di internet, messagistica e media vari. Questo articolo è stato pensato in riferimento al caso di Samuel Paty, insegnante ucciso lo scorso Ottobre a seguito di una campagna di istigazione avvenuta proprio via social.
Punto quarto: tutela per i funzionari dell’amministrazione pubblica – che siano medici, insegnanti o guardie. Sono previsti 5 anni di carcere ed una multa fino a 75 mila euro per chi, contro di essi, si renda autore di minacce, violenza o intimidazioni con motivi religiosi.
#FactOfTheDay 19/02/2021
France’s Parliament has recently passed a draft law against Islamism, strengthening the national war on terror. The government is now about to enquire “Islamo-leftist” academic research that, it claims, undermines French society and liberal values. pic.twitter.com/ltEQwpeaOu
— EU-Logos Athena (@EU_Logos) February 19, 2021
La cosiddetta legge sul “separatismo islamico” affronta anche temi molto più privati e personali, nel momento in cui intende combattere “i matrimoni forzati”: l’art. 17 prevede ampio margine di decisione all’ufficiale addetto al matrimonio civile. Non solo gli conferisce poteri di “indagine” sulle motivazioni della coppia ma, in caso di dubbi, avrà anche la possibilità di opporsi ufficialmente all’unione.
Infine, la legge sul “separatismo islamico” introduce anche misure contro la poligamia – per cui nessuno straniero poligamo potrà risiedere in Francia – e contro i certificati di verginità – per cui verranno puniti i medici consenzienti fino ad un anno di reclusione e con una multa di 15 mila euro.
Il governo Macron da diversi anni aveva in mente questo tipo di misure, e l’aumentare degli attentati terroristici sul territorio ha accelerato i tempi. Il rischio è, ancora una volta, quello di inasprire la repressione senza andare al cuore del problema e sviluppare misure di integrazione di quelli che possono essere considerati come contesti fragili quali periferie e scuole ma anche luoghi di incontro e domicili.