Perù: Fujimori alla sbarra per la sterilizzazione forzata di 300mila persone

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L’ex Presidente Fujimori e gli ex Ministri della Salute sono accusati di lesioni, danni alla vita e violazioni nei confronti di centinaia di migliaia di persone, in maggioranza donne indigene
Perù, Fujimori

L’ex presidente peruviano Alberto Fujimori (Fonte immagine: Kulturjam.it)

Si è avviato alla fase finale il processo penale che imputa ad Alberto Fujimori la responsabilità per la sterilizzazione forzata di quasi 300mila persone. L’udienza prevista per gennaio scorso era stata sospesa a causa dell’assenza di interpreti di lingua Quechua, l’idioma più diffuso tra le vittime, ma lo scorso 1 Marzo è potuto iniziare senza ulteriori ritardi.

Insieme all’ex Presidente del Perù, Fujimori, alla sbarra sono chiamati anche gli ex ministri della Salute Eduardo Yong, Marino Costa e Alejandro Aguinaga, nonché l’ex Direttore di Salute Pubblica Ulises Aguilar.

Il capo di imputazione li vede “autori indiretti di danni alla vita e alla salute, lesioni gravi e gravi violazioni dei diritti umani”. Specificatamente si tratta di cinque casi di morte e 1.307 lesioni gravi. I crimini sono stati commessi tra il 1995 ed il 2000 – durante il secondo mandato di Fujimori – ai danni di oltre 270 mila donne e 24 mila uomini.

Le sterilizzazioni eseguite tramite chiusura delle tube e vasectomia rientravano in un programma di controllo delle nascite conosciuto e legiferato come Programma di salute riproduttiva e Organizzazione Familiare: secondo tale legge le operazioni avrebbero dovuto essere volontarie e consenzienti, ma nel corso degli anni migliaia di donne hanno denunciato forzature da parte del sistema o, semplicemente, inconsapevolezza di quanto sarebbe loro capitato.

L’accusa argomenta proprio la coercizione, diretta o indiretta, ai danni dei soggetti coinvolti. La maggior parte di essi erano donne, per lo più contadine con basso livello di istruzione e, spesso, scarsa o nulla comprensione della lingua spagnola – idioma in cui venivano presentati gli accordi e le informazioni. Inoltre, oltre mille sono le denunce delle vittime, che hanno dichiarato di essere state fisicamente forzate al ricovero – laddove non ricattate o intimidite al fine di accettare la procedura.

Sono trascorsi venti anni dai fatti e ci troviamo di fronte ad un ritardo “pilotato”. Il Difensore Civico, agenzia che si occupa dei diritti della popolazione, dichiara di aver ricevuto la prima denuncia di sterilizzazione forzata già nel 1997. Quattro anni dopo, nel 2001, la Commissione Interamericana di Human Rights richiamò l’attenzione sul caso di una cittadina peruviana alla quale il centro medico cui si rivolgeva le disse che fosse illegale avere più di cinque figli, costringendola, così all’operazione. A seguito di cui non sopravvisse.

Per anni queste denunce sono rimaste inascoltate per mancanza di prove. Molto più avanti, siamo già al 2014, quando il numero delle denunce era ormai consistentemente cresciuto tanto da non poter essere taciuto, il Pubblico Ministero Guzman non riconobbe “l’esistenza di una politica di sterilizzazione” e si limitò a sporgere denuncia contro gli operatori sanitari che eseguirono i trattamenti nei casi specifici. Una deresponsabilizzazione del ruolo di Fujimori e dei suoi ministri resa possibile da una specifica legislativa del 1996 che, appunto, indicava i sanitari come responsabili di eventuali complicazioni che potessero sorgere a seguito delle operazioni.

Oggi, la legge dell’epoca è interpretata come una manovra che comprova l’intenzionalità del Presidente e della classe politica di sviare ogni tipo di coinvolgimento in possibili denunce da parte delle persone, donne per lo più, sterilizzate. Finalmente adesso si può procedere, nell’aula del giudice Rafael Martinez, con un processo che potrà durare mesi e la cui conclusione potrebbe portare al risarcimento delle vittime da parte dello Stato del Perù.

Ricordiamo che Alberto Fujimori, 81 anni, è stato Presidente del Perù per due mandati: dal 1990 al 1995 e per i successivi cinque anni, fino al 2000. Nel 2009 è già stato condannato dal Tribunale Speciale a 25 anni di reclusione per l’omicidio di 25 persone, sequestro di persona e violazione dei diritti umani. Dopo aver ricevuto grazia e indulto e relativi annullamenti, è nuovamente in carcere e su di lui pendono anche accuse di corruzione e reati finanziari.

Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/Elpopularuy

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