Cercarsi per tutta la vita… Nonostante tutto. La nuova graphic novel di Jordi Lafebre
Ecco l’ultima opera dell’autore catalano, una storia d’amore elegante che trascende lo scorrere del tempo e l’ineluttabilità del destino.
«Aspettavi da tanto?»
«Da trentasette anni…»
Con una leggera nota che non può che riportare alla mente il capolavoro di Gabriel García Márquez, L’amore ai tempi del colera, si apre il 20° capitolo di Nonostante tutto, ultima splendida opera di Jordi Lafebre, apprezzato autore catalano già co-autore di Un’estate fa.
Edito in Italia da BAO Publishing, Nonostante tutto è la storia di un incontro casuale tra Zeno, studente di fisica per scelta e lupo di mare per caso, e di Ana, giovane brillante e futura politica. Ma soprattutto è la storia di un colpo di fulmine mai dimenticato, chiuso in alcune lettere mai spedite e incontrato di nuovo dopo anni. E poi dopo altri anni ancora. Nel mezzo lettere, telefonate, appuntamenti a distanza che oggi come non mai (forse) riusciamo a comprendere ancora di più dato il distanziamento sociale, la reclusione forzata e la distanza che tante relazioni ancora mai davvero sbocciate si trovano a vivere.
Lafebre con un colpo di magia ci racconta questa storia incominciando dalla fine quando i due protagonisti, ormai anziani e in parte “risolti”, decidono finalmente di percorrere una parte del loro cammino insieme sottobraccio, sotto la pioggia attraversando nel loro primo vero appuntamento il ponte sospeso della loro città di origine. Una figura metaforica che torna per tutta la graphic novel a simboleggiare la possibilità d’incontro e di unione tra due personaggi, e due parti della cittadina, apparentemente distanti e diverse.
Il ponte è opera non a caso di Ana, diventata negli anni sindaco della città e che in quel ponte forse, in parte, riversa anche quel primo amore che non ha mai vissuto. È Zeno stesso del resto a suggerire la struttura del ponte, a rendere possibile quello che gli ingeneri temevano non fosse realizzabile, a creare un’unione malgrado la distanza.
La scelta del raccontare a ritroso nasce poi dall’altra elemento centrale dell’opera: la tesi di dottorato in fisica si Zeno, un lavoro mastodontico al quale il protagonista lavora per tutta la sua vita. L’obiettivo è dimostrare che il tempo, volendo, può anche scorrere all’indietro. Zeno e le sue farfalle spiegano infatti che il big bang, da cui l’universo è nato, non ha sparso solo la materia nell’universo ma ha anche proiettato il tempo in avanti. “Tuttavia nessuna legge della fisica vieta che il tempo non possa tornare indietro” spiega, sottolineando come il tempo è soggetto al caos tanto quanto la materia e che niente ci vieta di ipotizzare che esista una forza esterna capace di rimettere in ordine anche il tempo scegliendo una direzione o una opposta verso l’origine delle cose.
È una teoria affascinante che cela il cuore stesso dell’opera, ovvero che il tempo trascorso nella vita di Zeno rimasto scapolo e donnaiolo impenitente e di Ana sindaco amato, moglie di Giuseppe e madre di Claudia, non possa in qualche modo per l’appunto prendere una svolta imprevista tornando al punto d’inizio.
Una sorta di metafora per credere all’esistenza delle seconde chances, della possibilità di vivere comunque qualcosa che si credeva impossibile e allo stesso tempo inevitabile. L’autore definisce i suoi protagonisti “divisi dall’infinito, uniti dall’orizzonte. Là dove due rette parallele finalmente si incontrano”. Congiunzione tra i due il mare che ritorna sempre: Zeno che ne solca ogni punto, in fuga da sé stesso e incapace di diventare un animale sociale capace di vivere in gruppo, di fare colazione ogni giorno nella medesima casa. Lo stesso mare da cui rifugge Ana, nervosa la prima volta che su quel mare ci ha viaggiato e che ha bisogno di restare con i piedi ben stabili sulla terra.
Nonostante tutto è un’opera di preziosa eleganza, niente affatto scontata e che ha il ritmo dolce di un jazz anni Cinquanta. Impossibile non lasciarsi cattura dal tratto di Lafebre, capace di tavole rara espressività e che trasforma ogni pagina in un fotogramma di un film (che peraltro avrebbe già pronta una sceneggiatura notevole). I colori caldi e limpidi accompagnano il lettore capitolo ogni capitolo aiutandolo a non perdersi nello scorrere del tempo. Ognuno di essi infatti vede la predominanza di una tonalità rispetto ad altre, andando così a marcare anche ogni età e periodo dei nostri protagonisti.
Un’opera quindi che profuma di nostalgia per un tempo (brevissimo) che fu, ma che ci ricorda come certi incontri siano davvero predestinati e di come non basti spesso una vita, e nel caso di Ana qualche svenimento, per dimenticarli. E se davvero l’universo, il tempo e la materia sono governati dal caos, allora è lecito chiedersi se in questo ordine prestabilito, che spesso tendiamo a ricorrere nelle scelte di ogni giorno, non ci sia a volte bisogno di disordine, di compiere un atto di fede che dir si voglia che vada oltre le leggi conosciute della fisica.
Jordi Lefebre firma così una piccola opera pregiata in tempi sentimentalmente precari dove si masticano rapidamente incontri, legami, frequentazioni. E supportando un po’ la tesi di ozpetekiana memoria, ci ricorda che forse gli amori impossibili sono davvero capaci di sostenere la prova del tempo. A prescindere dalla direzione in cui ha deciso di scorrere.
Nonostante tutto
Jordi Lafebre
BAO Publishing, 2021
pp.152, € 20
Alessia Carlozzo