#ConLaValigiaPronta: ricordi tragicomici di Parigi
Città dell’arte, della moda e dell’amore, la nostra tappa in territorio francese è Parigi. Questa volta ho pensato di raccontarvi la città di Parigi basandomi sulla mia personale esperienza, per lo più basata su ricordi tragicomici.
Lasciamo l’Italia alla volta della Francia. Visitai Parigi nel lontano 2012 e devo ammettere che fu un’esperienza sconvolgente. Ho così deciso di affiancare un episodio del mio soggiorno ad ogni posto di Parigi.
Notre Dame: freddo, fame e carte di identità scomparse.
Tappa obbligata di ogni classico tour di Parigi. Famosa per il suo inconfondibile stile gotico e per il romanzo di Victor Hugo, la cattedrale di Notre Dame è uno dei simboli della città. Adesso in fase di ricostruzione a seguito del terribile incendio del 2019.
Ed ecco il primo dei miei ricordi tragicomici: proprio sotto gli sguardi accusatori dei gargoyles, al freddo e al gelo (sembrava di essere in Siberia più che in Francia) realizzai di aver perso la mia carta di identità. Mi vedevo già: una povera ragazzina senza documenti validi, senza nome e senza patria che si affacciava a una vita sotto i ponti di Parigi.
Oltre al danno, anche la beffa, perché essendo arrivati tardi, non abbiamo nemmeno fatto la visita interna alla cattedrale. Ancora oggi mi mangio le mani (e me le sarei mangiate volentieri anche allora, dato che non toccavo cibo dalla mattina).
Louvre: à la recherche della guida perduta
Rassegnata a rimanere in Francia per sempre (perché senza documenti dove vai?), il giorno dopo visitai il Louvre.
Il Museo del Louvre è uno dei più celebri al mondo e il primo per numero di visitatori (dati pre-Covid). Prende il nome dall’edificio che lo ospita, il palazzo del Louvre (chi l’avrebbe mai detto) e l’accesso principale si trova proprio sotto la celebre piramide di vetro.
Ecco un altro dei miei ricordi tragicomici: proprio dalla piramide partì una rocambolesca caccia all’uomo. Anzi alla donna. La nostra guida a Parigi si era infatti ricordata i biglietti per entrare al museo, ma aveva dimenticato me e i miei compagni FUORI. Chissà cosa avranno pensato le guardie all’ingresso vedendo una persona sola con 8 biglietti.
Per il resto nulla da dire, il Louvre è bellissimo, ma se lo percorrete in lungo e in largo per cercare la vostra guida, più che un magico ricordo, vi rimarrà l’acido lattico.
Altro aneddoto sul Louvre: ritrovata la nostra guida (che per giunta non si era accorta della nostra assenza) tornammo all’ingresso. Stava andando tutto bene, quando qualcuno decise di arricchire il museo con un’opera d’arte proveniente dal suo stomaco. Curioso sapere che quando qualcuno vomita gli inservienti del museo delimitano la zona con dei separacode in velluto rosso. Molto elegante, certo, ma immaginate un visitatore che si avvicina incuriosito, magari immaginando qualche opera di arte contemporanea, e invece si ritrova il vomito di qualcuno sul pavimento.
Bois de Boulogne al posto del Consolato Italiano
Come conosco questo posto? Dato che non avevo un documento valido per l’espatrio, dovevo andare al Consolato Generale Italiano di Parigi. Peccato che per arrivarci mi sia persa più volte. Proprio nelle vicinanze del consolato, tra il XV e il XVI arrondissement, si trova il bellissimo Bois de Boulogne, un immenso polmone verde dove potersi rilassare e praticare attività all’aria aperta. Nel bosco sono stati creati due laghi collegati tra loro, ideali per gli appassionati di canottaggio. In più troviamo l’ippodromo Longchamp; il Jardin d’Acclimatation e il Parc de Bagatelle (una specie di luna park).
Nel viaggio di ritorno mi sono persa in metro, ma questa è un’altra storia.
La Tour Eiffel e un’agenzia sbadata
Solitamente è la prima attrazione di Parigi che si visita. Noi abbiamo fatto gli alternativi e abbiamo rischiato di non vederla affatto.
Data la sua fama mondiale non mi dilungherò molto, ma un consiglio: se prenotate, assicuratevi che la data sia giusta. Una roba ovvia no? Evidentemente non per la nostra dell’agenzia che aveva prenotato i biglietti per un giorno, ma ne aveva scritto un altro sul programma. Adesso immaginate la nostra umiliazione nel tornare in fondo a una fila che avevamo preso in giro perché avevamo i biglietti e ci sentivamo dei privilegiati.
La vista dalla cima della Tour Eiffel ha comunque ripagato le mille ore di attesa, anche se passate sotto la pioggia, al freddo e al gelo. Assideramento scampato per un pelo.
Il Musée d’Orsay e un tentato scippo
Il Museo d’Orsay è famoso per la sua collezione di opere dell’impressionismo e del post-impressionismo. Si trova proprio di fronte al Museo del Louvre, in una ex-stazione ferroviaria (la Gare d’Orsay) risalente alla fine dell’Ottocento.
Tra tutti i miei ricordi tragicomici, questo è il mio preferito. Siamo al limite della legalità e dell’incredibile. Pur essendo vietato fotografare le opere, la nostra guida parigina (sì, quella del Louvre) decise di rischiare. Vedendo una guardia nelle vicinanze, nascose l’arma del delitto, ma il telefono le scivolò dalle mani e cadde. Nessun tonfo. Nessun telefono a terra. Ben presto si scoprì che il caro telefono non era caduto a terra, bensì nella borsa di una turista cinese che era lì accanto. Evidentemente non pensando alle conseguenze legali del suo gesto, la guida infilò la mano nella borsa.
Vi lascio immaginare il resto.
Montmartre: arte, avanguardia e odore di baguette
Ricordo positivo e felicissimo che conclude il mio soggiorno parigino. Conosciuto come il “quartiere degli artisti”, Montmartre si erge su una collina che domina Parigi. Si tratta di un quartiere dalla doppia anima, in cui il profano delle luci a neon dei sex-shop e dei cabaret – tra cui il Moulin Rouge – si unisce al sacro della Basilica del Sacro Cuore.
Passeggiando per Montmartre si ha la sensazione di essere catapultati in una dimensione atemporale. E rassoda i glutei. Per poter godere di una vista spettacolare sulla città, infatti, bisogna fare una ripida salita di 197 gradini (per i meno atletici segnalo la presenza di una funicolare).
Personalmente ho un ricordo squisito di Montmartre, anche perché è un quartiere ricchissimo di forni e il profumo del pane appena sfornato inonda le sue viuzze. In più è tutto buonissimo, provare per credere.
Le mie avventure parigine si concludono qui. Ci tengo a sottolineare che nonostante tutto ho amato Parigi e non vedo l’ora di tornarci in tutta sicurezza.
#ConLaValigiaPronta torna presto!
Immagine di copertina via Unsplash