Stati Uniti, l’immigrazione al confine con il Messico preoccupa Joe Biden

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Il flusso migratorio più elevato degli ultimi 20 anni è uno dei problemi della nuova amministrazione: alla frontiera la crisi è umanitaria si sta trasformando in pressione politica.

È caldissima la frontiera tra Messico e Texas, Stati Uniti. E fortissime stanno diventando le pressioni su Joe Biden in questo primo trimestre di amministrazione, a causa del costante aumento degli arresti al confine e del numero di minori non accompagnati che cercano di oltrepassarlo. Con la testa già al midterm del 2022, i Repubblicani cercheranno in tutti i modi di sottolineare ogni debolezza su un tema caro ai loro elettori come la pressione migratoria. Kevin McCarthy, alla Camera dei Rappresentanti per le minoranze, non ha perso tempo a presenziare in Texas per fare presente che “La crisi è stata creata delle politiche della nuova amministrazione e la cosa triste – ha continuato – è che si poteva evitare”.

Secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane e Protezione Frontiere, si parla di circa 3.000 arresti al giorno a gennaio – quando nello stesso mese del 2020 erano stati 1.800 – oltre 100.000 in tutto febbraio, qualcosa come oltre 4.000 per ogni giorno di marzo. In generale, la presenza di undocumented, adulti senza documenti, di questo trimestre è nettamente maggiore in confronto allo stesso periodo nei tre anni precedenti.

Fonte immagine: Mattinonline.ch

Parlando di minori, in maggior parte tra i 15 e 17 anni, che cercano di ricongiungersi con i genitori o che proprio da quest’ultimi vengono spinti alla ricerca di migliori condizioni lontano dal Paese d’origine, a dicembre erano stati quasi 5.000 ed un mese dopo erano aumentati di mille unità, arrivando a 5.871. Ad inizio Marzo erano 3.200 i minori in custodia nelle strutture federali in attesa di ricongiungimento. Per far fronte a questi numeri è stata coinvolta la Protezione Civile, che resterà sul confine per almeno tre mesi.

Il COVID-19 si è aggiunto all’annosa crisi economico-sociale, peggiorando le condizioni di vita di moltissime popolazioni del Centro America. Inoltre, il cambio di visione in tema di immigrazione del post Trump ha aperto molte speranze, soprattutto in Guatemala, Honduras e El Salvador, ma lo ha fatto con tempistiche più rapide di quanto fosse possibile attuare.

Tanto che proprio in queste ultime ore lo stesso Joe Biden ha utilizzato ABC News per fronteggiare l’immigrazione, chiedendone il rallentamento: “Non lasciate le vostre comunità, non venite”: chiaro e tondo, pragmatico. Ancora più esplicito il Segretario alla Sicurezza, Alejandro Mayorkas: “Non è mai sicuro cercare di raggiungere il confine in modo irregolare: per ragioni di sicurezza sia dei migranti che delle nostre comunità, le persone fermate alla frontiera saranno rimandate indietro, non entreranno”.

Il tema immigrazione è stato un elemento chiave della campagna democratica ma per esserci un concreto miglioramento della situazione le tempistiche non possono essere immediate. Gli obiettivi da raggiungere sono importanti e impegnativi: in primis, stop alla costruzione del muro tra Stati Uniti e Messico alzato dall’ex presidente Donald Trump; in secondo luogo il ricongiungimento delle famiglie e la nazionalizzazione dei dreamers e dei migranti senza documenti (si stimano 11 milioni di persone) entro 8 anni.

Ma a che punto siamo, con l’immigrazione, negli USA? Se è ancora in vigore la possibilità di respingere al confine tutti coloro che non abbiano documenti si fa eccezione, però, per i minori: questi vengono accolti in centri allestiti al confine dagli Interni e qui vi rimangono affidati allo Stato per tre giorni. A quel punto dovrebbe essere individuato un “tutore” che li prenda in carico: operazione non sempre facile, il che significa che la permanenza nei centri al confine può durare settimane.

Sempre Mayorkas in questi giorni ha fatto notare che comunque “Un centro di polizia alla frontiera non è luogo per bambini”, per scoraggiare la pratica dell’invio di ragazzi. Una delle differenze volute da Biden è quella di rendere le strutture predisposte dei veri e propri centri di accoglienza e non luoghi di detenzione: i continui arrivi ed il prolungarsi della permanenza non facilitano l’obiettivo, soprattutto in tempi pandemici.

Rispetto agli adulti per così dire “regolari” che durante l’amministrazione Trump erano stati costretti ad attendere in Messico per la regolarizzazione, inoltre, Biden ha iniziato il processo di smaltimento delle pratiche sin dai primi giorni del suo insediamento ed ha smantellato la norma di attesa al di fuori del territorio statunitense.

E se è evidente che per i repubblicani la crisi al confine è vista come spiraglio per la risalita, non bisogna dimenticare che l’immigrazione è tema che non smette di preoccupare anche i Dem in quanto ne percepiscono la presa sull’ elettorato. Ed ora Biden deve fare i conti con l’ala più liberale, fatta di attivisti per i diritti umani che mettono fretta rispetto ad una inversione di tendenza più marcata, ma anche con la frangia  più moderata dei suoi parlamentari che, invece, gli inizia a rimproverare di aver incoraggiato l’afflusso migratorio al di là delle attuali possibilità.

Sara Gullace

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