Long Covid: in Regno Unito più di un milione di persone ha sintomi
Le ultime stime ufficiali in Regno Unito rivelano l’alto numero di malati di Long Covid, ossia di tutta quella serie di problemi di salute a lungo termine causati dal coronavirus.
Più di un milione di persone in Gran Bretagna soffre di Long Covid, secondo quanto riportato dall’Office for National Statistics (ONS). Si tratta di un aumento significativo nelle stime precedenti di sintomi persistenti e debilitanti che fa seguito all’aumento dei casi di coronavirus di gennaio.
L’ONS ha dichiarato che più di 1 milione di persone ha riportato sintomi che durano oltre quattro settimane che non si spiegavano in altro modo. Il Long Covid può provocare stanchezza cronica, respiro corto, annebbiamento ma anche danni seri a reni, cuore e polmoni. L’ONS ha scoperto che ciò influenzava la vita quotidiana di 674.000 persone. Circa 200.000 hanno riportato limitazioni nelle attività di tutti i giorni. Di quelli che hanno riportato sintomi, quasi 700.000 hanno detto di essere stati infettati dal coronavirus nei tre mesi precedenti, ma 70.000 persone hanno dichiarato che era passato quasi un anno dal contagio.
#LongCovid is the pandemic after the pandemic. All the loud voices who’ve been shouting “but the economy..” in the last year should reflect on the effect of LC on it. Highest prevalence (1 in 6 at 12 wks) in working-age adults. pic.twitter.com/oG8TVZhW6v
— Prof Nisreen Alwan 🌻 (@Dr2NisreenAlwan) April 2, 2021
I dati dello studio
Le problematiche sono state più importanti nelle persone tra i 35 e i 69 anni, nelle donne e in coloro che vivono nelle aree più svantaggiate. Quelli che hanno più probabilità di essere colpiti sono gli operatori sanitari e gli assistenti sociali e chi ha patologie pregresse. Tuttavia, l’ONS ha spiegato che non è chiaro se ciò sia dovuto al rischio di contagio o alla loro suscettibilità al Long Covid.
L’ONS ha sottolineato che “queste stime forniscono una misura della prevalenza del Long Covid, riportato autonomamente, nella popolazione totale. Inoltre, riflettono sia il rischio di essere contagiati dal coronavirus che quello di sviluppare il Long Covid dopo l’infezione”.
Uno studio ha esaminato un campione di 20.000 persone risultate positive al COVID-19 tra il 26 aprile e il 6 marzo del 2020. Il 13,7% ha continuato ad avere sintomi per almeno 12 settimane. Il numero è stato di otto volte superiore rispetto al gruppo di controllo di partecipanti che probabilmente non erano stati contagiati.
Dei partecipanti allo studio che sono risultati positivi al virus, il 14,7% delle donne ha riportato sintomi a 12 settimane, mentre la percentuale di soggetti maschili è stata del 12,7%. È stato il numero più alto anche tra coloro tra i 25 e i 34 anni.
Spesso, quando se ne parla in eventi o media, si parla erroneamente di "post covid", stress post-traumatico e di TI.
La maggioranza dei #longhaulers non sono mai stati ospedalizzati.Senza contare l’assenza nel dibattito del #LongCovid nei pazienti pediatrci.@surf4children
— Long Covid Italia (@LongCovidItalia) April 1, 2021
I risultati
I dati sottolineano la gravità della malattia a lungo termine, che colpisce molti dei contagiati. Studi recenti mostrano che la gravità dell’infezione non predice quanto staranno male, in seguito, coloro che hanno contratto il coronavirus.
Uno studio sui pazienti ospedalieri ha rilevato che 10 di loro avevano ancora i sintomi mesi dopo aver lasciato l’ospedale. Un riesame delle prove a cura del National Institute for Health Research ha anche scoperto che è più probabile che le donne ne siano affette.
La dottoressa Elaine Maxwell, che ha guidato la revisione, ha spiegato che i dati dell’ONS non erano coerenti con le altre riesaminazioni. “Per me, le scoperte chiave non sono la prevalenza a 12 settimane, ma le 70.000 persone a un anno – una nuova scoperta internazionale e la natura ricorrente che confonde le indagini trasversali che cercano di spiegare dettagliatamente l’ampi gamma di stime a 12 settimane. Il fatto che l’ONS abbia usato un gruppo di controllo e abbia scoperto una differenza di otto volte tanto dimostra che sta accadendo qualcosa, anche se la prevalenza precisa non è chiara”.
“Of all people in UK private households with self-reported long COVID, 674,000 (61.6%) experienced at least some limitation to day-to-day activities as a result, &196,000 (17.9%) reported that their day-to-day activities had been limited lot” #longcovid https://t.co/jK5c8fXaA4
— Elaine Maxwell (@maxwele2) April 1, 2021
Ben Humberstone, responsabile degli eventi di vita e salute dell’ONS, ha spiegato: “L’Ufficio stima che oltre un milione di persone nel Regno Unito hanno riportato sintomi associati al Long Covid all’inizio di marzo 2021. Oltre due terzi di questi individui hanno avuto (o sospettano di aver avuto) il COVID-19 almeno 12 settimane prima. Circa 674.000 persone hanno riportato che i sintomi hanno influenzato negativamente la loro abilità di portare avanti le loro attività quotidiane. Coloro che sono risultati positivi al coronavirus hanno una probabilità otto volte più alta di avere i sintomi prolungati rispetto alla popolazione generale”.
I #socialmedia aiutano a capire la sintomatologia del #COVID19: un professore della @GeorgiaStateU ha documentato le esperienze dei cosiddetti #longhaulers, quei positivi che ancora oggi, a mesi di distanza, stanno combattendo col #Coronavirus. https://t.co/lBZttF1MvU pic.twitter.com/PyTM3T2Bii
— Ghigliottina News (@Ghigliottina) October 10, 2020
Traduzione di Chiara Romano via independent.co.uk
Immagine di copertina via marieclair.fr