L’Italia sta somministrando i vaccini contro il COVID-19 alle persone sbagliate?
Guardando la classifica quotidiana dell’implacabile bilancio delle vittime del COVID-19 in Italia, è strano pensare che il Paese abbia iniziato a inoculare i vaccini dalla fine di dicembre. Secondo il Washington Post, il tasso di mortalità suggerisce che l’Italia stia vaccinando le persone sbagliate.
Ora che la pandemia è diventata una corsa tra quelle vaccinazioni e una variante più letale, la maggior parte degli Stati europei occidentali è riuscita a far calare il tasso di mortalità grazie a una combinazione di vaccini e quarantene. Il tasso di mortalità dell’Italia, invece, è più o meno lo stesso di 3 mesi e mezzo fa, nonostante abbia ricevuto in proporzione le stesse dosi degli altri membri dell’Unione europea. Alla data del 7 aprile il Paese riportava altre 627 vittime del virus, la cifra quotidiana più alta dall’inizio di gennaio.
Che cosa è andato storto in Italia?
La domanda perplime la nazione, che pensava invece di aver superato il periodo peggiore. Ci sono diversi fattori in gioco. L’Italia è la seconda nazione al mondo per numero di anziani, pertanto ne ha di più da vaccinare. Secondo i dati, a febbraio il Paese era leggermente più “aperto” rispetto agli altri principali Stati europei. Ciò ha portato a una maggiore diffusione del virus. Da allora, tuttavia, ha riproposto una serie di restrizioni. Allo stesso tempo, la variante più letale, individuata per la prima volta in Gran Bretagna, si è affermata lì e in tutto il resto del continente.
🦠🇮🇹 #COVID19 e vaccini.
Indovinate quale paese è agli ultimi posti in Europa per vaccinazioni dei settantenni.
E sì, ci siamo riusciti pur avendo ricevuto (quasi tutti) lo stesso numero di dosi pro capite. pic.twitter.com/oWaptSNPye
— Matteo Villa (@emmevilla) April 14, 2021
Tuttavia, alcuni scienziati e analisti di dati hanno spiegato che la colpa è anche della campagna vaccinale italiana. Secondo gli esperti, il Paese sta vaccinando le persone sbagliate, dando la priorità ai giovani lavoratori piuttosto che agli anziani vulnerabili. “L’organizzazione non è stata appropriata negli ultimi tre mesi, questo è chiaro”, ha dichiarato Sergio Abrignani, immunologo e nuovo membro del comitato scientifico consulente del governo. “Altrimenti non avremmo 300-400 morti ogni giorno, come accade ora”.
La difficile situazione italiana è una lezione per gli altri Paesi che devono prendere la decisione giusta riguardo le priorità per i vaccini, dato che le scorte sono limitate. Gli Stati europei, inclusa l’Italia, hanno quasi tutti deciso di dedicare la prima dose al personale sanitario in prima linea e ai residenti delle case di riposo. Ma se l’obiettivo primario è evitare le morti, l’insegnamento dell’Italia sembra essere: dopo quelle categorie, bisogna continuare a vaccinare gli anziani ed essere molto selettivi nella scelta dei giovani ai quali destinare le altre dosi.
I dati spiegano perché l’Italia resta così esposta
Tra i membri dell’Unione Europea, lo Stivale si classifica in fondo per quanto riguarda le vaccinazioni alle persone over 70. Questo gruppo è ancora altamente vulnerabile al virus. Solo il 2,2% di quella fascia d’età ha ricevuto entrambe le dosi. Tutti gli altri in Italia, incluse le persone tra 20 e 30 anni, hanno ricevuto una proporzione più alta di piena protezione.
L’Italia sta pagando anche per la sua decisione iniziale di vaccinare prima tutti gli operatori sanitari – che siano in prima linea o meno – piuttosto che vaccinarli più lentamente e, allo stesso tempo, preoccuparsi degli anziani. La maggior parte degli ottantenni non aveva ancora ricevuto alcuna protezione a marzo. Questo ritmo ha posizionato il Paese dietro tutti gli altri membri europei. Da allora, però, si è cercato di velocizzare. Ma adesso stanno morendo le persone infettate settimane fa.
Dopo un inizio di campagna vaccinale sicuramente non dei migliori, l’Italia sta davvero dando priorità alle persone che più rischiano di morire o di contrarre una forma grave di malattia nel caso si ammalino di #Covid19.
Di @emmevilla → https://t.co/ZkYgFMej56 pic.twitter.com/4hVsmNW3sE
— ISPI (@ispionline) April 17, 2021
Ne risulta che il profilo della vittima media è cambiato lievemente. Alla fine di dicembre, i morti avevano un’età media di 81 anni. Adesso è 79. “Ogni minuto di ritardo nella vaccinazione degli anziani porta a perdite drammatiche”, ha dichiarato Piero Ragazzini, segretario generale della Federazione dei pensionati.
Il caso della Francia
Il contrasto più netto con la situazione italiana viene dalla Francia, che ha dedicato la stragrande maggioranza delle sue dosi agli anziani e ha vaccinato almeno con la prima il 50% dei settantenni. Nonostante sia ben noto lo scetticismo francese verso i vaccini e la sua lenta partenza, il Primo ministro, Jean Castex, alla fine di febbraio aveva sottolineato che il Paese era avanti rispetto agli altri poiché stava vaccinando “le persone giuste”. A marzo 2021 tutti i francesi over 70 hanno potuto prenotare il vaccino.
In questo caso, fare un paragone tra Francia e Italia è ideale poiché i due Stati hanno avuto situazioni simili in termini di regole di lockdown e di mobilità negli ultimi mesi. Nella prima settimana di aprile, la Francia ha registrato 1.900 morti da COVID-19. L’Italia 3.000.
“Dobbiamo continuare a vaccinare le persone over 75 e aumentare le dosi per coloro affetti da comorbidità, perché le statistiche ci mostrano che hanno una più alta probabilità di venire ricoverati o di ammalarsi gravemente”, ha spiegato Castex.
La colpa è del sistema sanitario decentralizzato?
Cercando di capire perché l’Italia sia andata fuori strada, alcuni esperti hanno indicato anche il sistema sanitario decentralizzato. I 20 governi regionali hanno avuto grande autonomia nello stabilire a chi destinare le dosi. All’inizio della campagna vaccinale, il Ministero della Sanità aveva redatto delle linee guida suggerendo a chi dare la priorità: operatori sanitari in prima linea, residenti delle case di riposo, persone over 80 e i lavoratori essenziali. Tuttavia, alcune regioni hanno dato la possibilità anche ad altri lavoratori, cominciando a malapena a somministrare le dosi agli over 70.
Nelle ultime settimane, i quotidiani italiani erano pieni di notizie di vaccini destinati a cuochi, modelli e magistrati. Le autorità hanno avviato diverse indagini regionali. Il Presidente del Consiglio* italiano, Mario Draghi, salito in carica a febbraio, tre settimane fa in Parlamento ha anche accusato alcune regioni di trascurare gli anziani, favorendo invece i gruppi “che hanno probabilmente ottenuto la priorità sulla base di forze contrattuali”.
Per diverse settimane, l’Italia ha vaccinato i lavoratori di mezza età perché non ha avuto molta altra scelta. L’ente nazionale sulla regolazione dei medicinali aveva suggerito che il vaccino Oxford–AstraZeneca fosse inoculato solamente a coloro dai 55 anni in giù. Ma i funzionari hanno dichiarato che anche dopo aver eliminato questa linea guida – approvando l’AstraZeneca per l’intera popolazione – le regioni sono state lente nel cambiare strategia.
Ci sono anche domande sul perché alcuni giovani abbiano ricevuto i vaccini. Secondo i dati del governo, circa 250.000 persone tra i 20 e i 30 anni sono state vaccinati anche se non sono insegnanti, operatori sanitari o membri delle forze dell’ordine, ossia i gruppi essenziali. Il Ministero della Salute non ha spiegato perché quelle persone abbiano avuto la vaccinazione. I dati ufficiali del governo li hanno categorizzati come “altro”.
Siamo quasi a 300mila al giorno, non male. Se riusciamo a fare un altro passo in avanti arrivando ai 500mila siamo sulla strada giusta per uscirne. Forza Generale! https://t.co/Xfo2eEYSeS
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) April 9, 2021
“In alcune regioni hanno vaccinato i giornalisti. In altre, gli avvocati”, ha raccontato Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia al San Raffaele di Milano. “I docenti universitari sono stati vaccinati adesso, e stanno lavorando da remoto. Non vedo il nesso logico. È tutto così confuso”.
Sembra che la situazione stia cambiando
Abrignani ha spiegato che dopo i commenti di Draghi sembra che la situazione stia cambiando. Nell’ultima settimana si è velocizzata la somministrazione alle persone over 70. Ma Matteo Villa, ricercatore presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, che ha seguito l’andamento del coronavirus, ha dichiarato che gli errori precedenti – in particolare la lentezza dei vaccini agli over 80 – sono ancora in atto.
Secondo Villa, finora l’Italia ha salvato 4.000 vite con la campagna vaccinale. Ma col modello ottimale la cifra avrebbe potuto essere 12.000. il ricercatore ha dichiarato che si sta parlando di vaccinare i lavoratori chiave nelle fasi seguenti, ma che quelle dosi dovrebbero essere destinate solo a coloro oltre una certa età.
“Posso confermare che stanno vaccinando le persone sbagliate perché hanno vaccinato anche me” ha spiegato Villa. Lui ha 37 anni. Gli è stato dato appuntamento dopo che è stata fatta la prima dose a sua nonna, che ha 92 anni. Nessuno dei suoi genitori, che sono sessantenni, è stato chiamato. “Se si considera la letalità del virus, è chiaro che io non dovrei essere stato vaccinato al momento”, ha spiegato.
Traduzione di Chiara Romano da washingtonpost.com
Immagine di copertina via fondazioneveronesi.it
*primo ministro nella versione originale