L’arte di resistere o la fuga psicogena dalla realtà: come cambiano le reazioni individuali di fronte al distanziamento sociale
La distanza sociale ci costringe ad adattarci a nuove condizioni abitative, lavorative e relazionali a seconda delle capacità di interazione di ognuno.
Il Coronavirus non è democratico: la quotidianità è cambiata, siamo costretti a ripensare progetti e attività. Per alcuni, più che per altri, ciò comporta difficoltà lavorative e finanziarie e un cambiamento nelle abitudini quotidiane e di relazione. L’isolamento dai gruppi sociali abituali non consente di definire legami, ruoli e identità diverse. La mancanza di momenti di confronto in una società distanziata non può innescare quelle dinamiche di facilitazione e sostegno agli altri, dove ognuno è responsabile anche dell’apprendimento dei comportamenti sociali altrui.
L’apprendimento delle abilità sociali dipende dallo scambio e da attività di gruppo che non si basano sulla costrizione ma su una adesione a valori condivisi. La pandemia ha rivelato che il nostro sistema sociale esclude la relazione. La fase di “ripresa graduale” necessaria è ancora in via di definizione ma gli stili di vita sono già cambiati. La socializzazione è ridotta al digitale: si ripresentano gli stereotipi a causa di un utilizzo della rete con una modalità intesa come “my space”, ovvero di spazio incentrato sul soggetto, che si trova bene solo nella sua zona di comfort, che evita così conflitti ma anche partecipazione alla vita sociale.
L’adeguamento alla situazione attuale avviene dunque più in modo inconscio; la tecnologia ormai globale si è trovata di fronte alla semplicità della realtà, oggi inaspettata. In momenti sospesi come questo l’identità acquisita attraverso il lavoro scompare e resta più tempo per “non fare niente”, un tempo che non è passività né evasione dall’impegno. Costretti in casa con le nostre scorte di tecnologia e di ansie, rendere possibile la connessione là dove non c’è possibilità di incontro non fa che aumentare il narcisismo e la solitudine. Sempre a seconda di quanto siamo capaci di reagire al cambiamento in atto e alla riduzione di scambio sociale nella vita reale.
Marta Donolo
Immagine di copertina via healthtalk.unchealthcare.org