Regno Unito, linea dura per i migranti: presentato il “Borders Bill”

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Una nuova legge del governo di Boris Johnson punta a restringere le possibilità di permanenza in territorio britannico. Ma i laburisti già annunciano il voto contrario.

Il governo Johnson sta pensando ad una nuova stretta per i flussi migratori. Lo scorso martedì i conservatori del Tory hanno presentato in Parlamento il “Nationality and Borders Bill”, testo che limiterebbe le possibilità dei richiedenti asilo ed indurisce la situazione degli irregolari. Il dibattito del progetto di legge, il secondo passaggio, non ha ancora una data stabilita ma l’iter deve concludersi entro fine anno.

Gli obiettivi dichiarati del nuovo piano, secondo quanto si apprende dalla web governativa, riguarderebbero la sicurezza dei migranti e dei britannici tutti. Si parla infatti di migliorare il sistema di accoglienza in modo da sostenere quanti abbiano “veramente” bisogno di aiuto, scoraggiando il traffico illegale e criminale e allontanando, invece, quanti non abbiano “reale” diritto a trovarsi in Gran Bretagna. Intenti con definizioni opinabili, evidentemente, che hanno trovato il pronto rifiuto del Labour, che ha già annunciato di non voler votare la legge, e di diverse decine di associazioni umanitarie ed organizzazioni pro-rifugiati.

Ma per la Segretaria agli Interni, Priti Patel, il disegno è “Fermo ma giusto” e permetterà al Regno Unito di “tornare a controllare i propri confini e di eliminare il traffico illegale di migranti”, rappresentando una misura che risponderà “alla pressante richiesta dei cittadini britannici”. La richiesta a cui la Patel allude si lega a numeri che Londra ritiene preoccupanti: lo scorso anno sono state 36mila le nuove richieste di asilo, che si sono aggiunte ad un arretrato di quasi 110mila ulteriori domande per entrare a far parte di un sistema dove sono già 79mila gli assistiti. Il primo semestre del 2021, inoltre, ha fatto registrare il record di 6.000 sbarchi attraverso il canale della Manica, mentre nel 2020 il totale complessivo era stato di 8.400 persone approdate. Quella che dovrebbe essere futura Legge ha radici nel Nuovo Piano per l’Immigrazione, presentato e dibattuto lo scorso Marzo.

Le misure chiave del Borders Bill sono le seguenti: l’inasprimento di pene detentive fino a quattro anni per i cosiddetti “irregolari” ed ergastolo per i trafficanti; la ridefinizione del reato di “ingresso illegale”, che viene ad essere imputabile a chiunque entri nel Paese consapevole di non avere un regolare permesso; si stabilisce, inoltre, la necessità di implementare le forze di frontiera per contrastare navi e carichi “sospetti” e di ricorrere ad una più attenta e rigida valutazione dei documenti per limitare i casi di migranti “falsi minori”. Infine, non meno importante: il piano prevede che gli immigrati in attesa di asilo vengano trasferiti e permangano in centri e strutture istituiti al di fuori dei confini britannici; ai richiedenti che, loro malgrado, non potessero essere trasferiti, si potrebbe concedere uno status ma con valore inferiore (da chiarire se in termini di diritti o di temporalità).

Al di là di ogni valutazione ideologica che quest’intento possa comportare, la stessa applicazione del Borders Bill risulta, al momento, poco concreta: la Gran Bretagna dovrebbe, infatti, negoziare una cooperazione con altri Stati in questo senso. Tuttavia, sul versante internazionale è previsto un raffreddamento nell’elargizione dei visti per quei Paesi che non collaborassero con eventuali rientri di migranti.

Come dicevamo, il Borders Bill ha suscitato diverse critiche in patria: per Enver Solomon, Direttore del Consiglio per i Rifugiati, il governo “Ha deciso non solo di espellere persone che cercano sicurezza ma anche di trattarli come criminali”. Molto netto anche Nick Thomas-Symonds, portavoce Labour agli Interni, che ritiene che le nuove misure “Non aiuteranno le vittime dei trafficanti, violeranno il diritto internazionale e non serviranno a far fronte al crescente numero di persone che rischiano la vita per attraversare la Manica”. La violazione cui fa riferimento è il Trattato di Dublino del 1951, cornice internazionale del diritto di asilo.

Ricordiamo che, attualmente, il principale flusso migratorio verso la Gran Bretagna proviene da Yemen, Eritrea, Ciad, Egitto, Sudan e Iraq, spesso coinvolgendo intere famiglie in fuga – richiedenti asilo o migranti economici. L’attuale ordinamento prevede che, una volta attraversata la Manica, i migranti vengano generalmente trasferiti dalle forze di frontiera in centri di detenzione a breve termine. Se il richiedente non è in grado di mantenersi nel Regno, viene allocato in un ulteriore centro e rimane a carico dello Stato per la durata dell’elaborazione della Sua pratica.

Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/SonaCircleEqual

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