La Polonia fa muro sui migranti

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È scontro con la Bielorussia sul transito di migranti. Tra stato di emergenza e chilometri di filo spinato, vengono negate decine di domande di asilo.

In Europa si alza un nuovo muro e una nuova crisi politica sulla questione migranti è già in atto. Dopo le tensioni tra Gran Bretagna e Francia sulla Manica, ad essere caldo è questa volta è l’est europeo, con Bielorussia e Polonia che si scontrano al confine. Dalla seconda metà di Agosto, infatti, continua a crescere l’esodo di migranti – soprattutto afghani, ma anche iracheni e siriani – che giungono in modo irregolare in Polonia, Lettonia e Lituania tramite la frontiera bielorussa.

Nelle ultime settimane, i governi dei Paesi Ue hanno chiesto più volte di fermare il flusso in transito con politiche di accoglienza, ma la Bielorussia non ha acconsentito – suscitando perplessità in seno alla stessa Unione, che ha parlato di reazioni avverse in risposta alle sanzioni mosse quest’estate al presidente Alexander Lukashenko per le sue politiche censorie e repressive verso la stampa dissidente.

Secondo l’Unione Europea, addirittura, la Bielorussia starebbe sostenendo e incentivando il passaggio della frontiera. La Commissaria per i Diritti Umani al Consiglio d’Europa, Dunja Mjatovic, ha condannato più volte le azioni della Bielorussia “per incoraggiare i migranti ad attraversare il confine, creando così una situazione difficile da gestire per gli Stati limitrofi”. Il primo ministro polacco, Mateusz Morawieki, ha invece sostenuto che il governo bielorusso sta protraendo “una estesa provocazione politica”.

Lukashenko ha smentito accuse e «illazioni», confermando che non interverrà per fermare il flusso di migranti. L’Unione Europea ricorre dunque al suo senso di responsabilità fronteggiando la grave situazione in cui decine di migranti in cerca di rifugio si trovano da settimane bloccati alla frontiera, senza un alloggio fisso e con le sole associazioni umanitarie a sostenerle con viveri e coperte ed altri mezzi per sopravvivere in strada. In particolar modo, il presidente bielorusso ha puntato il dito contro la Polonia accusandola di voler “inasprire la situazione e preparare un conflitto al confine”.

In questo clima di teso braccio di ferro, a fine Agosto il presidente polacco Andrzej Duda aveva indetto lo stato di emergenza lungo il confine. E lo ha fatto in modo unilaterale – senza interpellare l’Unione europea, né l’Agenzia europea di frontiera (la Frontex). Lo scorso 6 Settembre, dunque, la misura è stata approvata dal Parlamento. Per 30 giorni proibito qualsiasi transito alla frontiera, sgombrata inoltre dalla presenza di giornalisti, ONG e associazioni umanitarie. Al momento si parla di una barriera di 150 km di filo spinato al confine, dove sono stati anche inviate truppe speciali – composte da 900 soldati, droni e mezzi pesanti e leggeri.

Katarzyna Zdanowicz, portavoce della guardia di frontiera nazionale, ha provato a spiegare motivazioni e vantaggi delle misure approvate in parlamento: “Lo stato di emergenza garantirà certamente la sicurezza nelle vicinanze del confine e – sottolinea – faciliterà il nostro lavoro, visto che potremo concentrarci sulla protezione del confine“. Ma l’allontanamento di stampa e associazioni getta una luce sinistra sulle intenzioni del governo, che sembra volere allontanare ogni controllo esterno sul proprio operato.

La Polonia, del resto, quest’estate ha registrato un notevole aumento di arrivi. Secondo le indicazioni del governo, nel solo mese di agosto il suddetto confine ha respinto un numero di clandestini otto volte maggiore rispetto all’intero 2020. Nell’ultimo mese, 1.935 migranti hanno provato ad attraversare il confine: di questi, 1.175 sono stati respinti e soltanto 760 sono stati accolti nei centri migrazione polacchi – mentre nel 2020 sono stati 122 gli arresti per clandestinità.

L’Ue, attraverso la Mijatovic, ha criticato l’attuale posizione del governo di Duda ricordando come “La risposta di uno Stato membro non può essere quella di respingere i migranti, di negargli l’accesso alle procedure per richiedere l’asilo, o tenerle bloccate in una situazione d’emergenza umanitaria” facendo pressione al governo affinché permetta alle persone in transito di accedere alle pratiche per avviare in modo legittimo le richieste. Cosa che fino a adesso è stata negata e debitamente denunciata dalle ONG che, però, come abbiamo visto, sono state allontanate da diversi giorni.

Intanto la soluzione “barriera” continua a prendere piede: anche la Lituania, infatti, ha già annunciato che tirerà su 508 km di separazione spinata entro Settembre 2022.

Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/biedexmarkets

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