“In fondo al desiderio”: voci che rompono il silenzio

Tempo di lettura 5 minuti
Maddalena Vianello esplora il desiderio di maternità donandoci i racconti di dieci donne che – per motivi e con risultati diversi – hanno affrontato percorsi di Procreazione medicalmente assistita.

Tiriamo un sospiro di sollievo quando pensiamo che la maternità non è più vissuta come il destino obbligato di ogni donna. Eppure – specialmente in Italia, poco incline a favorire il benessere delle donne e la parità di genere – è tutt’ora difficile viverla o concepirla come scelta veramente libera e serena. E spesso, là dove ce n’è il desiderio, è una scelta rimandata nel tempo.

Sono diversi e numerosi i motivi che portano a procrastinare la scelta della maternità. Bisogna però riconoscere che su tale scelta pesano tanto certe condizioni oggettive per cui la maternità rappresenta per le donne un rischio: il rischio di perdere il lavoro; il rischio di perdere o di non acquisire mai una propria autonomia; il rischio di non realizzarsi al di fuori del ruolo di madri. Il rischio della abnegazione di sé. Abnegazione che un Paese come il nostro ancora chiede alle madri perché il suo modello di riferimento è ancora quello patriarcale in cui il lavoro di cura e di accudimento dei figli ricade quasi esclusivamente sulle loro spalle.

Se ci fosse la serenità di un welfare garantito ed efficiente per tutte le soggettività, forse la scelta sarebbe più libera e serena. Ma anche i diritti non sempre sono garantiti a tutti i soggetti in ugual misura. La legge 40 del 2004, che regola la Procreazione medicalmente assistita, consente l’accesso a tali tecniche unicamente a coppie eterosessuali, tagliando fuori chi non rientra in quello schema.

Questa breve premessa tocca alcuni argomenti che Barbara Leda Kenny inquadra magistralmente nella sua introduzione al libro di Maddalena Vianello, edito da Fandango Libri, In fondo al desiderio. Dieci storie di Procreazione assistita, introduzione che delinea per bene il contesto sociale, culturale e politico entro cui evolvono i desideri e le scelte riproduttive. Perché i corpi non sono mai avulsi dalle dinamiche sociali, politiche e culturali.

Il libro di Maddalena Vianello è un libro necessario. Un libro che fa breccia in un silenzio.

Raramente si affronta la maternità dal punto di vista di chi la desidera e non riesce a viverla. Poco si parla del carico di emozioni che il desiderio impossibile genera e si porta dietro. E poco si parla di percorsi di Procreazione medicalmente assistita (Pma), ai quali però molte persone ricorrono, tanto che – come scopriamo già dalla quarta di copertina del libro – le nascite ottenute tramite tecniche di Pma nel 2018 corrispondevano al 3,2% del totale. Il che significa migliaia di nascite. Senza contare tutte quelle che non rientrano nel campo della norma italiana, ma che comunque avvengono: la realtà evolve anche al di fuori degli schemi imposti e le famiglie reali assumono forme nuove, forme diverse, distanti dal modello cosiddetto tradizionale.

Dando consistenza umana alle statistiche, riempiendo di vita la dimensione asettica dei numeri, un ventaglio di dieci storie si dispiega nel libro. Di queste dieci storie, una, la prima, è quella dell’autrice, che parte dalla propria esperienza per rompere il silenzio che avvolge questi corpi desideranti. Un gesto essenziale, un gesto politico. L’universo della Pma è fatto di complessità e di diversità e il libro di Maddalena Vianello abbraccia questa complessità, indagando a fondo il desiderio nella vita di dieci donne, dieci diverse esperienze da cui scaturisce una narrazione necessariamente polifonica che apre la scrittura alla relazione, alla condivisione e alla riflessione politica.

Se si ha un minimo di familiarità con la realtà descritta, la lettura è travolgente, scorre veloce e avida, facendo vibrare dentro tante corde e alleviando il senso di una solitudine pesante. Proprio la solitudine è un elemento fortemente presente nelle storie di Pma ed è spesso evocato dalle voci di queste donne. Il libro solleva il velo su emozioni che risalgono irrompendo nel racconto. C’è il dolore fisico, la sofferenza interiore, la frustrazione dell’aspettativa, l’invidia prepotente di fronte alle gravidanze altrui, la determinazione, la lotta con il tempo, il senso di colpa, la brutalità delle diagnosi, lo sfinimento, la gioia, la paura, la rinuncia. Comune alle storie il concetto di limite, il cui senso – per ognuna diverso – spetta incontrovertibilmente alle donne e ai loro corpi. È sui quei corpi che agiscono i trattamenti ed è significativo a questo proposito che sia la storia di M., dottoressa, a parlarci delle incognite della medicina e della scienza, che sulla procreazione smarriscono le certezze. Si procede per tentativi, ci si confronta con l’inspiegabile. “Il senso del limite spetta a noi. È attraverso i nostri corpi che passano le terapie e si realizzano le scelte procreative” (p. 10). Capiamo meglio allora che “il personale è politico” (p. 7), che la relazione e il confronto sono necessari, che la presa di parola è fondamentale perché insieme si possa elaborare un pensiero. Si chiama in causa il discorso femminista: “I femminismi sono rimasti impigliati nella decostruzione della madre come destino biologico, nell’impossibilità di costruire un percorso alternativo di riconciliazione con la maternità, il desiderio e la possibile frustrazione” (p. 105).

La presa di parola e la riflessione politica sono essenziali anche in merito alla questione dell’accessibilità e dei costi della Pma, che rischia di essere un privilegio, appannaggio di chi può permettersela. La storia di Lorenza mette bene in luce il problema delle liste di attesa, che nel pubblico possono farsi lunghissime, portando spesso le coppie a rivolgersi a centri privati, anche fuori regione o all’estero, sommando al costo dei trattamenti quello delle trasferte. Non solo: per alcune soggettività il ricorso alla Procreazione assistita è d’obbligo, ma la legge italiana – come già accennato sopra – impedisce loro a priori di accedere a tale servizio, quindi la trasferta è inevitabile. Marilena spiega bene che una coppia lesbica non ha altre possibilità.

Raccontare e ascoltare sono i primi passi verso la costruzione di un pensiero. L’ascolto profondo dell’autrice, dialogante e non giudicante, è la dimensione auspicabile e indispensabile di un dibattito serio sul desiderio di maternità e sulla Procreazione medicalmente assistita. Solo nel confronto, nella relazione, la riflessione può arrivare ad abbracciarne ogni aspetto, anche i più delicati.

Sara Concato

In fondo al desiderio. Dieci storie di Procreazione assistita
Maddalena Vianello
Fandango Libri, 2021
pp. 234, € 17

 

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