In Francia neonazisti incitano all’omicidio di Mélenchon, Obono, Bouhafs e di un giornalista di StreetPress

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Dopo le rivelazioni di StreetPress sui sostenitori armati di Éric Zemmour, la fasciosfera si mobilita e minaccia l’autore dell’inchiesta ma anche vari giornalisti e politici noti per il loro impegno contro l’estrema destra.

Mirini sulla fronte di musulmani, ebrei e neri, ma anche politici e giornalisti. Proprio così. Il fotomontaggio pubblicato a novembre sul canale Telegram di estrema destra «Les Vilains Fachos» è un esplicito incitamento all’omicidio, come ha scritto StreetPress lo scorso novembre. A commento, con tono falsamente umoristico, gli amministratori del canale si lasciano persino scappare un link verso un sito internet che permette di comprare pistole a polvere nera, «letali per 130 euro, senza controlli e consegnate per posta».

Nel mirino di questi neonazisti, vignette razziste che dovrebbero raffigurare i musulmani, gli ebrei e i neri e alcune foto o caricature razziste di personalità impegnate contro l’estrema destra. Ci sono, fianco a fianco, il candidato alle elezioni presidenziali Jean-Luc Mélenchon, Danièle Obono, deputata de La France Insoumise, un sindacalista studentesco (1) e i giornalisti Taha Bouhafs (Le Média) e Mathieu Molard, redattore capo di StreetPress. Ultimo viso, quello di Anne Frank, giovane adolescente deportata dai nazisti e morta nel campo di Bergen-Belsen.

Gli autori del montaggio si sono anche premurati di indicare il punteggio cumulato all’abbattimento di ogni bersaglio: 88 punti solitamente. Un ulteriore riferimento neonazista: essendo l’«h» l’ottava lettera dell’alfabeto, «88» è un codice diffuso nell’ambiente per «heil Hitler». Danièle Obono vale meno punti: il QI dei neri, dicono loro, è inferiore. La deputata de La France Insoumise è raffigurata da una vignetta presa da un articolo della rivista Valeurs actuelles che la rappresenta come schiava, vignetta che al settimanale di estrema destra è valsa una condanna. La legenda, che chiaramente incita all’omicidio dei diversi protagonisti, si conclude con questo tributo a Éric Zemmour:

«E ricordatevi di sostenere la Z»

Conseguenze giudiziarie

Danièle Obono (rappresentata dall’avvocato Xavier Sauvignet), Jean-Luc Mélenchon e Taha Bouhafs (entrambi rappresentati da Arié Alimi) avevano annunciato a StreetPress di sporgere denuncia a partire da lunedì 15 novembre. L’entourage del candidato LFI alle elezioni presidenziali ci conferma di prendere la faccenda molto sul serio, affermando che «anche altri militanti e quadri sono stati minacciati dall’estrema destra in questi ultimi giorni e sporgeranno denuncia». «Constatiamo che questi gruppi hanno un reale sentimento di impunità e neanche si nascondono più. Le minacce si diffondono su YouTube, sulle chat, sulle reti sociali… Si può legittimamente temere che i passaggi all’atto si moltiplichino. (…) È ora che il governo consideri seriamente la minaccia e finalmente reagisca!», spiega via e-mail a StreetPress Jean-Luc Mélenchon (2).

Tutti sottolineano che non è né una novità, né una rarità. «Sono abituato», confida Taha Bouhafs. «Ho l’impressione che non ci sia la volontà politica di agire… Questi gruppi di estrema destra si sentono impuniti». Stessa musica per Mathieu Molard: «Non è la prima volta che ricevo insulti o minacce di morte, ma è la prima volta che sono di tale entità».

Mathieu Molard, rappresentato da Valentine Rebérioux – avvocato di StreetPress –, ha fatto, in merito al post dei «Vilains Fachos» e altri, una segnalazione alla procuratrice della Repubblica di Parigi per «istigazione al crimine».

Questa esplosione di violenza fa seguito a un’inchiesta di StreetPress che mostra dei militanti pro-Zemmour – la «Famille gallicane» – sparare con arma da fuoco su caricature razziste. All’indomani di queste rivelazioni, il giornalista Mathieu Molard, autore dell’articolo, era ospite negli studi di BFMTV e Le Média per presentare il suo lavoro. La reazione della fasciosfera non si è fatta attendere. Degli «influencer» di tale orientamento hanno deriso il giornalista, scatenando peraltro un intenso episodio di molestie in rete.

Daniel Conversano al timone

In questo fiume di fango, il suprematista bianco Daniel Conversano si è particolarmente distinto. Punto sul vivo da una dichiarazione di Mathieu Molard (che su Le Média lo ha definito «delirante»), l’ex aiutante dell’antisemita Dieudonné ha subito lanciato i suoi fedeli sulle tracce del giornalista e della sua famiglia. Insulti e molestie sono ripresi più di prima contro il giornalista e i suoi cari. Finché gli amministratori del canale Telegram «Les Vilains Fachos» non gli hanno piazzato un bersaglio sulla fronte.

Le loro motivazioni d’altronde sono esplicite. In un post si legge:

«Quando questa pustola giornalistica se la prende con Daniel Conversano, se la prende con tutti noi».

Il tutto con un link che rimanda ai messaggi di insulti che Conversano aveva rivolto al giornalista. Quanto alle minacce di morte, fanno «seguito al disappunto dei nostri amici della Famille Gallicane». All’estrema destra, ci si aiuta a vicenda…

Il canale Telegram «Les Vilains Fachos» conta appena 1500 abbonati, ma è in realtà la rimasticatura di un altro canale che ne contava più di 10000 prima di essere soppresso a fine settembre. Il giornalista di Le Média, Taha Bouhafs, aveva rivelato su Twitter che stavano costituendo una «grande lista di tutti gli ebrei implicati nella crisi del Covid».

Un delirio misto di antisemitismo e complottismo a cui hanno presto aggiunto un’altra lista, mirata stavolta agli islamogauchistes (che in italiano potremmo tradurre con “islamo-sinistra“, come scritto da Gian-Paolo Accardo su Internazionale). Su questo documento già si trovavano, in mezzo ad altri nomi, Jean-Luc Mélenchon, Danièle Obono, Taha Bouhafs e Mathieu Molard. Venivano compulsate informazioni personali. Obono, come altri deputati de La France Insoumise, era anche oggetto di commenti sessisti. Conseguenza rarissima: Telegram aveva limitato l’accesso al canale, per poi semplicemente sopprimerlo. Un trattamente riservato generalmente ai canali terroristici jihaidisti o ai canali legati a gruppi terrorostici neonazisti internazionali.

«Les Vilains Fachos», già all’epoca, non erano nuovi a certe cose. Il gruppo è noto da diverso tempo per essere uno sfogatoio di odio e apologia del terrorismo di estrema destra. A novembre 2020, chi sta scrivendo queste righe rivelava sulle colonne di Libération che il gruppo faceva anche promozione a un circolo di tiro messo su da un neonazista. Questo circolo, senza esistere fisicamente né avere impianti, rilasciava licenze di tiro ai simpatizzanti della «causa». Una chiave per poter acquistare legalmente armi da fuoco.

«Questo canale Telegram è noto per essere estremamente radicale, seguito da gente pericolosa», ricorda Mathieu Molard. «Io prendo tutto questo sul serio e spero che la giustizia farà lo stesso», confida il giornalista.
E Taha Bouhafs insiste: «Ci sono delle indagini, ovviamente, la giustizia e gli inquirenti di polizia fanno il loro lavoro. Ma quello che serve è una volontà politica».

Un rischio terroristico

Armi e minacce di morte. Un mix inquietante, tanto più che i militanti di estrema destra passano all’atto. A Lione, ad esempio, dove si moltiplicano le aggressioni violente. Alcuni progettano persino attentati. Le retate che hanno permesso di sventare attacchi terroristici di estrema destra, in questi ultimi anni, si sono moltiplicate. Il coordinatore nazionale dell’intelligence e della lotta contro il terrorismo Laurent Nunez tempo fa rivelava che dal 2017 sono state smantellate in Francia cinque cellule di estrema destra con mire terroristiche. Tra queste il gruppo OAS di Logan Nisin che progettava attentati islamofobi e, già allora, di attaccare Jean-Luc Mélenchon durante la campagna presidenziale del 2017. Tira davvero una brutta aria.

Traduzione di Sara Concato via streetpress.com

Immagine di copertina via twitter.com/gdelagasnerie

 

(1) Già vittima di minacce in passato, ha chiesto che il suo nome non fosse messo in evidenza.
(2) La reazione di Jean-Luc Mélenchon nella sua interezza: L’intelligence interna è costantemente in allerta contro l’estrema destra. Conoscono da sempre gli attivisti e i loro progetti (attacchi contro moschee, contro politici…). Hanno dato l’allarme già da tempo. Ma l’alta gerarchia macronista ha bloccato tutto troppo a lungo. Laurent Nunez mi aveva accusato di denigrare i servizi quando ho detto che il pericolo di estrema destra era sottovalutato per via dell’ossessione anti musulmana della Macronia e delle sue ambiguità con Pétain e Maurras. Oggi constatiamo che questi gruppi hanno un reale sentimento di impunità e neanche si nascondono più. Le minacce si diffondono su YouTube, sulle chat, sulle reti sociali… Si può legittimamente temere che i passaggi all’atto si moltiplichino. La prima commissione di inchiesta su questo tema fu organizzata dal gruppo LFI. È ora che il governo consideri seriamente la minaccia e finalmente reagisca!

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