“Saga”: Brian K. Vaughan e Fiona Staples stanno per tornare in Italia
A fine 2021 i fan di Saga sono stati allietati dalla notizia del ritorno sulla scena, a più di tre anni dall’ultimo capitolo, della loro serie a fumetti preferita. Edito in Italia dalla Bao Publishing, i lettori nostrani dovranno attendere però fino al prossimo autunno.
Facciamo un passo indietro per chi non conosce Saga e per chi non sa di cosa parliamo.
Saga è una serie a fumetti scritta da Brian K. Vaughan e illustrata da Fiona Staples.
Brian K. Vaughan è co-creatore di molte serie di successo come Y – L’ultimo uomo sulla Terra, Runaways ed Ex Machina. Ha lavorato tra gli altri anche con la DC Comics e la Marvel su personaggi come Batman e gli X-Men. È uno degli sceneggiatori di Lost.
Tra il fantasy e il fantascientifico, Saga racconta le vicende di una famiglia molto particolare e di tutto ciò che, suo malgrado, le ruota intorno.
A dare origine a questa famiglia sono due ex combattenti di fazioni diverse. Sì, perché nell’universo di Saga c’è una guerra che imperversa ormai da lunghissimo tempo, una guerra che vede contrapposti in prima battuta il pianeta Landfall (i cui abitanti sono umanoidi alati) e la sua luna Wreath (i lunari sono umanoidi provvisti di corna).
La soldatessa di Landfall, Alana, e il fante di Wreath, Marko, a un certo punto disertano, diventano amanti, si sposano. Se già così la loro posizione non fosse abbastanza compromessa e fuori dalle leggi dei rispettivi pianeti, i due danno alla luce una bambina, Hazel.
Entrambi gli schieramenti danno loro la caccia perché Hazel è la prova che Landfall e Wreath possono non combattersi e questo sovverte ogni ordine preesistente.
È Hazel la voce narrante che, da un futuro non meglio definito, racconta le traversie della sua famiglia.
Alana e Marko fuggono attraverso l’universo in cui, negli anni, il conflitto si è esteso: stanchi della guerra a casa propria, Landfall e Wreath l’hanno appaltata ad altri pianeti e altri popoli. Di fatto i due disertori e la loro progenie non sono al sicuro da nessuna parte perché in ogni pianeta ci sono nemici dell’uno o dell’altra.
Landfall mette sulle loro tracce il Principe Robot IV, erede della dinastia monarchica dei Robot (tra i principali alleati del pianeta), una monarchia che preferisce affannarsi in maniera eccessivamente servizievole per avere il favore dei landafalliani (uno a caso dei personaggi avrebbe detto “leccare il culo”) invece che pensare al proprio popolo la cui gente muore di malattie curabili.
Wreath a sua volta assolda alcuni freelance, veri e propri mercenari, cacciatori di taglie intergalattici professionisti.
Sia attorno a Principe Robot IV sia attorno ai freelance, a cominciare (e a finire) da Il Volere, si snodano altri fili narrativi che si intrecciano con quelli dei due personaggi principali.
Saga ha un andamento disomogeneo, nel senso che – un po’ come talvolta accade anche con le serie televisive con più episodi – ci sono capitoli che funzionano meglio e altri che sembrano un po’ arrotolarsi su se stessi ed essere inseriti senza una reale chiarezza sul destino che devono avere.
Ma al netto di questo, la storia risulta avvincente, divertente e a tratti commovente. E apre a tutta una serie di tematiche diventando in qualche modo il racconto di un mondo che non sembra poi così distante.
Nella narrazione e nelle immagini si riconosce l’immaginario statunitense. Non so se gli autori abbiano messo in campo una critica consapevole all’interventismo del loro paese o solo disegnato la realtà fittizia su un modello che conoscevano bene ma è facile riconoscere i riferimenti. Ci sono veterani in lisi giacconi verdi e con la barba lunga di giorni che portano in giro la loro misera vita su un carrello della spesa, ci sono i fiocchi davanti le case che attendono qualche familiare dislocato al fronte chissà dove, ci sono i prati verdi disseminati di lapidi ordinate.
Inevitabile una riflessione sulla guerra e sulle diseguaglianze, sulla violenza e il suo rifiuto, sulla politica, i suoi interessi e la diplomazia delle retrovie che rende sacrificabili interi pianeti di civili disarmati.
La travagliata storia d’amore alla Romeo e Giulietta acquisisce toni grotteschi e una longevità insperata (i morti sono più di quelli Shakesperiani ma almeno i protagonisti superano i 3 giorni totali di relazione). C’è spazio per realistiche e divertenti considerazioni sulla famiglia, più o meno allargata e non necessariamente basata sul sangue, sulla capacità dei bambini di diventare campi gravitazionali di relazioni sociali, e sull’impegno che ci vuole per far funzionare la propria relazione e la propria famiglia.
Non mancano, infine, riflessioni sulla diversità che ci rende unici e al contempo uguali. E sulla letteratura, i libri e la loro capacità di veicolare messaggi.
Il tutto in un tono scanzonato e con disegni coloratissimi, scene esplicite di sesso e un linguaggio spesso sconcio e volgare.
Che dire di più? Quando sono stati pubblicati i primi volumi, a distanza di mesi l’uno dall’altro, ricordo di averli aspettati con ansia e di averli divorati con avidità. Li ho riletti in questi giorni per prepararmi come si deve alla seconda parte in arrivo… Confesso che all’epoca comprai ma non lessi l’ultimo numero che era stato pubblicizzato come dolorosissimo (ora posso confermare!) e non ce la potevo fare a leggerlo sapendo che avrei dovuto aspettare almeno un anno per una nuova puntata. Come alla prima lettura, me la sono ridacchiata in più di un passaggio, ho sorriso di tenerezza più di una volta ed è stata versata qualche lacrimuccia.
Aspetto con il dovuto hype il prossimo numero e, per chi è a digiuno, consiglio caldamente di recuperare questa serie!