Perché non esistono giocatori apertamente gay nel tennis maschile?
Quella di Novak Djokovic non è l’unica assenza notevole degli Australian Open, scrive Openly. Al torneo non hanno preso parte anche giocatori apertamente dichiarati omosessuali o bisessuali.
Il n° 1 del mondo del tennis Novak Djokovic, che qualche giorno fa ha perso la sua battaglia per ottenere il visto per poter competere agli Australian Open, non è l’unico giocatore assente dal torneo che si avvia a concludersi nei prossimi giorni. Nella gara per il primo titolo Slam dell’anno, ha scritto Seb Starcevic su Openly lo scorso 17 gennaio, mancano infatti i giocatori apertamente gay o bisessuali, il che evidenzia una scarsità di giocatori LGBT+ ai livelli più alti del tennis maschile in contrasto con la loro crescente visibilità in altri sport.
L’assenza di questi ultimi è anche iniqua rispetto al torneo femminile, nel quale un certo numero di star molto in vista ha fatto outing nel corso degli anni dichiarando la propria omosessualità – in particolare le ex campionesse Billie Jean King, Martina Navratilova e Amelie Mauresmo.
Brian Vahaly, ex tennista professionista statunitense che ha dichiarato di essere gay nel 2017, dieci anni dopo il ritiro, è uno dei pochi giocatori del circuito maschile ad aver fatto coming out. L’ex n° 64 del ranking ha dichiarato che i giocatori gay potrebbero essere scoraggiati dal parlare apertamente della propria sessualità per evitare un possibile impatto su “sponsor, fan, famiglia e amici”. Il giocatore ha spiegato alla Thomson Reuters Foundation che “era impossibile andare avanti anche solo una settimana” senza sentire espressioni omofobe quando giocava nell’ATP Tour.
“Quando giocavo, a metà degli anni 2000, non avrei descritto il tennis come un ambiente molto ospitale per i giocatori omosessuali”, ha dichiarato, sottolineando che sperava che molti più atleti maschi omosessuali dei livelli più alti avrebbero fatto coming out, poiché l’accettazione sta aumentando nello sport. “Stiamo assistendo pian piano a giovani, coraggiosi atleti di altri sport desiderosi di parlare più apertamente della loro sessualità” ha dichiarato. “Arriveremo a fare così anche nel tennis”.
#Life #LGBTQNews #LGBTQrepresentation #Openly #Sport TIMELINE: Why are there no openly gay players in elite men’s tennis? https://t.co/iOJ80vw3PE
— Relink.wiki LGBT (@TkgNewsLGBT) January 18, 2022
Elenco cronologico della partecipazione di giocatori LGBT+ ai tornei di tennis professionale:
Anni ’30 (del ‘900 n.d.r.) – Nonostante la sua popolarità e i suoi successi sul campo, compresa la doppia vittoria al Roland Garros, il campione di tennis tedesco Gottfried von Cramm venne punito dal regime nazista per la sua sessualità. Dopo il suo arresto nel 1938 per aver avuto una relazione con un attore ebreo, von Cramm, secondo alcune testimonianze critico nei confronti del regime nazista, trascorse sei mesi in cella. Venne scarcerato dopo una campagna portata avanti dal suo amico e rivale, il campione statunitense Don Budge. Tuttavia, la sua condanna non gli permise di ricevere il visto per partecipare agli US Open del 1939.
Anni ’70 – Dopo che qualcuno rivelò della sua transessualità, alla giocatrice professionista statunitense Reene Richards fu chiesto di verificare il suo genere tramite un test dei cromosomi. Quando lei rifiutò, le venne impedito di partecipare agli US Open del 1976. Richards citò in giudizio l’Associazione di Tennis degli Stati Uniti, mettendo in discussione la legittimità del test. Ad agosto del 1977, la Corte Suprema dello Stato di New York si espresse in suo favore, dichiarando che la richiesta del test era “ingiusta, discriminatoria, iniqua e che costituiva una violazione dei diritti dell’atleta”. Sebbene Richards venne esclusa al primo turno dei match singoli, la tennista divenne in seguito allenatrice di Martina Navratilova, che negli anni successivi sarà due volte campionessa a Wimbledon.
Anni ’80 – Nel giro di pochissimo tempo due delle più grandi star del tennis femminile fecero coming out: la statunitense Billie Jean King e la ceca Martina Navratilova. A comunicare l’orientamento sessuale di King, miglior giocatrice del mondo dal 1966 al 1968, con 12 titoli Slam conquistati in carriera e fondatrice dell’Associazione di Tennis Femminile, fu la sua assistente personale e amante, nell’aprile del 1981.
Sebbene i suoi avvocati inizialmente negarono che tra le due vi fosse una relazione, King convocò una conferenza stampa e per confermarla. Alcuni mesi dopo, un giornale svelò in prima pagina la bisessualità di Martina Navratilova, n° 1 del mondo nel 1978 e nel 1979. Navratilova, che oggi si identifica lesbica, chiese ai giornalisti di non riportare notizie sulla sua sessualità, preoccupata che ciò avrebbe potuto invalidare la sua richiesta di cittadinanza agli Stati Uniti o inficiare i suoi rapporti professionali con gli sponsor associati.
Sia King che Navratilova persero milioni di dollari in sponsor dopo l’outing, ma furono supportate dai fan e dai colleghi.
Dalla lotta contro il #razzismo, il #sessismo e l’#omofobia alla difesa dei diritti dei lavoratori che costruiscono stadi, lo sport e i diritti umani sono intrinsecamente legati. La gara è appena iniziata. @amnestyitalia https://t.co/jdsFBdII9i
— Tina Marinari (@TinaMarinari) January 21, 2022
Anni ’90 – A soli 19 anni la giocatrice francese Amelie Mauresmo fece coming out mentre partecipava agli Australian Open del 1999. È stata la prima giocatrice a rilasciare questo tipo di dichiarazione all’inizio della sua carriera. Sebbene Mauresmo perse in finale contro la svizzera Martina Hingis, vinse a Wimbledon e conquistò anche gli Australian Open nel 2006, divenendo n° 1 del mondo per dieci mesi.
2019 – Le belga Alison Van Uytvanck e Greet Minnen sono entrate nella storia facendo squadra a Wimbledon nel 2019 e diventando la prima coppia omosessuale a giocare un match di doppio. Van Uytvanck e Minnen si sono fidanzate a dicembre 2020 ma ad ottobre 2021 hanno annunciato la fine della loro relazione attraverso i social media.
Traduzione di Maria Laura Canori via openlynews.com
(testo dell’articolo aggiornato al 27 gennaio 2022)
Immagine di copertina via Wikimedia