Elezioni anticipate in Portogallo: il Partito socialista ottiene la maggioranza assoluta

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Il primo ministro Antonio Costa ha ottenuto una vittoria netta alle elezioni legislative del 30 gennaio, con il Partito socialista che ha conquistato 117 deputati. Avanza però l’estrema destra, terza forza politica del paese con 12 deputati.

Favorito, poi in cattive acque e alla fine vittorioso. Gli ultimi giorni avevano fatto pensare a un possibile crollo dei socialisti in Portogallo, ma così non è, osserva Marie-Line Darcy, corrispondente di RFI a Lisbona. Abbandonato lo scorso ottobre dai suoi alleati di estrema sinistra e dai comunisti, per un disaccordo sul progetto di bilancio – cosa che ha determinato la convocazione di queste elezioni – Antonio Costa ha avuto la sua rivincita questa domenica.

Il voto utile sembra aver giovato ai socialisti, mentre la sinistra radicale in quanto gruppo parlamentare all’Assemblea crolla. Secondo i risultati definitivi, il PS è arrivato in testa con il 41,68% dei voti. Ha eletto 117 deputati su un totale di 230, migliorando quindi il risultato del 2019 (36,3%, 108 deputati). Quanto al principale partito di opposizione, il Partito social-democratico (PSD, destra) di Rui Rio – ex sindaco di Porto, 64 anni di età – ha perso la sua occasione, arrivando secondo con il 27,80% dei voti e ottenendo 71 seggi al Parlamento.

La sorpresa viene dall’estrema destra: il partito ChegaBasta» in portoghese), presieduto da André Ventura, diventa la terza forza politica del paese, con il 7,15% dei voti elegge 12 deputati, mentre finora ne contava uno solo. Potrebbe formare un gruppo parlamentare a partire da sette deputati. Questi partiti superano le due formazioni della sinistra radicale, il Blocco di sinistra e la coalizione comunisti-verdi, severamente punite dopo aver portato a questo scrutinio rigettando il progetto di bilancio 2022.

«Una maggioranza assoluta non è un potere assoluto. Non significa governare da soli, significa maggiore responsabilità» ha dichiarato Antonio Costa nel suo primo riferimento alla maggioranza assoluta. «Sarà una maggioranza di dialogo», assicura il Primo ministro uscente. Il segretario generale del PS promette che, non appena sarà nominato dal Presidente della Repubblica, riunirà l’insieme delle forze politiche del paese a eccezione del partito di estrema destra.

Antonio Costa a rigor di logica sarà chiamato a fondare un nuovo governo, con il quale farà approvare il suo progetto di bilancio per quest’anno. Un bilancio rigettato dalla sinistra radicale lo scorso autunno perché giudicato socialmente troppo cauto. Stavolta i suoi sostenitori reali nell’emiciclo collassano e Costa ha il campo libero per condurre le sue riforme basate sull’investimento e sul miglioramento dei redditi dei portoghesi.

Dispone di un’arma potente, il piano di rilancio economico europeo: 16 miliardi di euro, che potranno essere immessi nei settori portanti. La crisi della pandemia Covid ha un impatto maggiore di quanto sembri in Portogallo dati i fondi che lo Stato stanzia continuamente per sostenere l’economia. Antonio Costa dovrà tuttavia fare i conti con i sempre più numerosi scontenti. Che hanno portato all’elezione di 12 deputati dell’estrema destra del partito Chega. Uno sconvolgimento politico che non può essere ignorato.

Perché dalla fine della dittatura nel 1974 e fino alle votazioni del 2019, questo paese di 10 milioni di abitanti non contava alcun partito di estrema destra in Parlamento. Il voto di protesta che tale partito rappresenta dovrà essere preso in considerazione dal prossimo governo.

Traduzione di Sara Concato via rfi.fr

Immagine di copertina via twitter.com/lindipende

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