L’Amazônia di Sebastião Salgado: un messaggio per il mondo intero

Tempo di lettura 4 minuti
Fino al 25 aprile 2022 il MAXXI di Roma ospita oltre 200 opere di Sebastião Salgado, uno dei più grandi fotografi dell’età contemporanea.

L’idea principale sviluppata nella mostra fotografica Amazônia di Sebastião Salgado, uno dei più grandi fotografi dei nostri tempi, con progetto di allestimento a cura di Lélia Wanick, era ricreare, il più possibile, un luogo in cui il visitatore potesse immergersi completamente nell’ambiente della foresta amazzonica rivivendone da vicino i tratti essenziali e caratteristici, sia per quanto riguarda la vegetazione che per quanto riguarda la quotidianità delle popolazioni indigene.

Siamo nel 2017 e il fotografo brasiliano parte verso le zone più impervie della grande regione amazzonica, in alcuni casi immortalando per la prima volta nella storia le tribù che la abitano e che non erano mai venute a contatto con altre popolazioni. Di queste tribù non si conservava, prima d’ora, alcun documento fotografico né video.

Nella prima sezione della mostra è ritratta, in un ampio reportage, una panoramica della foresta pluviale ripresa attraverso vedute aeree scattate da un elicottero. In queste grandi immagini dall’alto dell’Amazzonia gli osservatori potranno ammirare ad esempio le anse del fiume Jutai, del fiume Aurias o delle Montagne della Bella Addormentata, queste ultime nella regione del Rio Negro centrale.

Si potranno così cogliere le dimensioni reali della foresta. È molto importante ricordare, a questo proposito, che l’intera regione amazzonica occupa un terzo di tutto il continente sudamericano e che quest’area nel suo complesso, è più vasta di tutta l’Unione europea. Il Rio delle Amazzoni attraversa la foresta nella sua interezza e il suo corso accoglie circa 1.100 affluenti; di questi ultimi ve ne sono 17 il cui corso supera i 1.500 chilometri di lunghezza. Il Rio delle Amazzoni sfocia nell’Oceano Atlantico riversando in esso il 20% di tutta l’acqua dolce presente sulla Terra.

Ogni anno la stagione delle piogge arriva a sconvolgere questo eco-sistema, determinando l’esondazione dei corsi d’acqua, che una volta rotti gli argini, possono arrivare ad addentrarsi fino a 100 chilometri nella parte più interna della foresta. Altre volte l’esondazione dei fiumi genera la nascita di laghi e lagune. Una delle minacce più serie che sta mettendo in pericolo l’ecosistema della foresta è la deforestazione, di cui abbiamo parlato più volte su questo giornale.

Proprio a causa della deforestazione si rischia di rovinare un ciclo naturale che sopravvive da milioni di anni e che interessa soprattutto le zone confinanti con la giungla, luoghi in cui vivono sempre più agricoltori, tagliatori di legna e minatori. Questi nuovi nuclei abitativi devono la loro crescita alla presenza delle strade. Il fenomeno interessa soprattutto i territori demaniali, mentre le terre della foresta che appartengono agli indigeni o le aree protette dei parchi nazionali per ora sono interessate solo in modo marginale dal pericolo di deforestazione.

 

Altro grave rischio ambientale che costituisce una minaccia reale per la regione amazzonica, e non solo, è quello degli incendi che hanno devastato intere aree tropicali della foresta. Come affermato dallo stesso Salgado nel 2021 in un’intervista per Robinson, la devastazione causata dagli incendi interessa soprattutto le terras devolutas che sono i territori statali. Il fotografo ha spiegato che all’origine di questi incendi c’è sempre la deforestazione, e quindi la mano distruttrice dell’uomo, perché la foresta amazzonica non brucia facilmente e c’è sempre prima qualcuno che abbatte gli alberi. Salgado accenna al fatto che questa attività di deforestazione non è nuova ma risale ad almeno cinquant’anni fa ed è andata peggiorando con le politiche attuate dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro, complice di questa distruzione.

Attualmente circa il 17,25% della biomassa è stata abbattuta e si teme che questa continua deforestazione possa determinare, in un futuro non lontano, un “punto di non ritorno” per la ricchissima biodiversità della foresta. Il bioma, infatti, potrebbe non essere più in grado di ripristinarsi e le aree tropicali più boschive potrebbero presto trasformarsi in savane tropicali.

Un’ampia parte della mostra fotografica dedicata a Salgado si concentra sul racconto per immagini delle abitudini di vita delle popolazioni indigene. Queste fotografie sono state esposte in spazi diversi da quelli dedicati alla vegetazione, alle piogge, ai fiumi e alle montagne, ricreando quelli delle ocas, le tipiche abitazioni degli abitanti della foresta, caratteristiche per il loro colore rosso ocra e che rievocano piccoli e isolati insediamenti umani che sorgono nella parte più interna della regione amazzonica. In questi spazi espositivi più piccoli la luce è proiettata unicamente in direzione delle fotografie. Qui è possibile ammirare i ritratti delle popolazioni indigene dell’Amazzonia, scatti che ci guidano alla scoperta di una quotidianità a noi quasi completamente sconosciuta.

Un capitolo a parte meriterebbe la scelta e la composizione della musica e dei suoni di sottofondo che accompagnano i visitatori durante tutto il percorso della mostra. I ritratti delle donne e degli uomini hanno come sottofondo note composte dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter appositamente per questa carrellata di soggetti, dai visi schivi in alcuni casi e aperti e sorridenti in altri. Le vedute aeree sono invece accompagnate dalla musica del poema sinfonico Erosao (Origem de Rio Amazonas), opera del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos. In ultimo, tutta l’esposizione fotografica è accompagnata da una traccia audio che riproduce suoni autentici della foresta e che è stata composta per l’occasione da Jean-Michel Jarre.

Amazônia
Sebastião Salgado
MAXXI Roma
fino al 25 aprile 2022

Maria Laura Canori

Nell’immagine di copertina uno sciamano Yanomami dialoga con gli spiriti prima della salita al monte Pico da Neblina. Sebastião Salgado, Stato di Amazonas, Brasile, 2014. Via maxxi.art

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