Campo di battaglia: la lotta dei corpi femminili raccontata da Carolina Capria

Tempo di lettura 4 minuti
Il nuovo libro di Carolina Capria è un manuale per prendere coscienza di quanto una donna, in nessuna fase della propria vita, sia davvero padrona del proprio corpo.

Carolina Capria, autrice di libri per ragazzi e ideatrice della pagina Instagram L’ha scritto una femmina, è arrivata nelle librerie a fine 2021 con il suo nuovo libro, Campo di Battaglia. Le lotte dei corpi femminili, pubblicato da Effequ. Non un libro per ragazzi questa volta, ma un’analisi dettagliata delle fasi che attraversa il corpo di ogni donna e dei cambiamenti a cui esse portano.

Non un saggio o un romanzo, quasi una sorta di diario, un resoconto.

Con la sua pagina social “L’ha scritto una femmina”, Capria promuove la letteratura femminile e cerca di abbattere le discriminazioni di genere. Chi la segue, quindi, sa quanto sia vicina a queste tematiche e il suo libro Campo di battaglia contiene un’analisi dei passaggi che un corpo femminile affronta nelle varie tappe della vita e svela come sia la società a orientare le aspettative che abbiamo su di esso.

La presentazione del suo libro, a cui noi di Ghigliottina – Un nuovo taglio all’informazione abbiamo partecipato, si apre proprio con una domanda specifica fatta sia all’autrice che al pubblico presente: Quando ci siamo rese conto che il nostro corpo non apparteneva veramente a noi?

Questa espropriazione, se così possiamo definirla, inizia già da bambine quando ci insegnano ad essere carine e non parlare troppo ad essere gentili. Un passo del libro recita:

Le bambine iniziano a sentirsi dire che sono belle e carine nell’istante in cui vengono al mondo. A differenza dei maschi, però, che alla nascita vengono anche loro giustamente inondati di complimenti, per le femmine quello è solo l’inizio di un martellamento incessante che andrà avanti per tutta la vita.

I capelli sono per la gran parte delle donne un fattore di grande presa di coscienza di quanto il nostro corpo non ci appartenga: quando una bambina taglia i capelli corti, diventa subito un maschiaccio. E poi viene l’adolescenza, con l’arrivo del ciclo mestruale per cui le ragazze si sentono ormai donne e pronte a sedurre, senza esserne nemmeno pienamente consapevoli. Il nostro corpo non ci appartiene neanche in un momento così intimo dal momento che, quando arriva il ciclo, tutti attorno a noi, mamme e nonne, iniziano a chiamare i parenti per dare la notizia. A quante non è successo?

Il giudizio sulle donne non finisce neanche quando si diventa adulte. Un esempio frequente lo abbiamo quando a una donna che raggiunge una certa età iniziano ad arrivare le domande sulla maternità, come se il dover diventare madre fosse una necessità per farci sentire giuste. Per la società il corpo delle donne è da sempre fatto per questo scopo, come se fossimo incubatrici, per usare un termine che l’autrice stessa utilizza in un capitolo del libro. Ogni piccola tappa del percorso di vita di una donna è sempre giudicata da uno sguardo esterno, viviamo con lo sguardo degli altri puntato su di noi e pronto a sentenziare.

Anche la rappresentazione femminile nei media audiovisivi segue questa scia: la donna e il suo corpo, fin dalle origini della televisione, è da sempre vista con uno sguardo esterno che giudica il suo aspetto. E lo sguardo con cui viene giudicato è maschiocentrico. È nel cinema che nasce il cosiddetto male gaze, lo sguardo maschile dietro la macchina da presa. Ma anche stampa e pubblicità non sono da dimenticare: Capria dalla sua pagina Instagram spesso si trova ad analizzare spot pubblicitari mettendone in luce gli stereotipi che contengono.

Questo piccolo manuale è stato diviso dall’autrice in parti che appartengono al corpo: dal sangue alle rughe, dai capelli alle cosce, dall’aspetto alle ossa, all’utero, per concludersi con gli occhi, le orecchie, le mani. Quello che ci ha regalato Carolina Capria è potente mezzo di presa di coscienza.

Con una scrittura semplice, scorrevole e gradevole è un libro che si legge tutto d’un fiato e una volta concluso riguarderemo alle tappe che il nostro corpo ha affrontato con uno sguardo diverso, più consapevole.

Pagina dopo pagina, ci si rende conto di quanto sia difficile essere padrone del proprio corpo in una società che cerca sempre, in tutti i modi, di gestirlo e regolarlo al nostro posto affinché si conformi ad ideali imposti a priori e l’unico modo per potercene riappropriare è non smettere di lottare, insieme.

“il corpo che abitiamo coi nostri tempi e i nostri modi può diventare nostro. Un passo alla volta, possiamo iniziare a guardarlo con i nostri occhi e non attraverso quelli della società, e riappropriandoci così della sua forza”.

Giada Giancaspro

Campo di Battaglia. Le lotte dei corpi femminili
Effequ, 2021
pp. 192 € 16,00

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