Rifugiati ucraini: Londra rivede il sistema di ingressi in Gran Bretagna

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Stretto all’angolo dai suoi stessi parlamentari, Boris Johnson amplia le possibilità di ingresso, ma per i rifugiati ucraini resta l’obbligo del visto.

La Gran Bretagna resta salda ai principi anti-immigrazione della Brexit e va lunga sullo status per i rifugiati ucraini. Lentezza delle procedure e ristrettezze nei criteri di accesso: queste le critiche che il Parlamento ha mosso al ministero degli Interni e al Primo ministro. Al punto che questi si sono visti costretti a rivedere velocemente i criteri di entrata per le migliaia di persone in fuga dalla guerra.

Infatti solamente nell’ultima settimana e soprattutto nelle ultime ore c’è stata una forte inversione di tendenza, con una revisione e un’accelerazione delle procedure. Adesso, quindi, cittadini privati potranno ospitare anche amici e conoscenti ucraini in casa propria o in abitazioni di loro proprietà. Non ci sarà un tetto massimo di ospiti da accogliere, i rifugiati ucraini potranno restare almeno 6 mesi. Per chi ospita, inoltre, è previsto un sostegno economico di 350 sterline al mese. La soluzione amplia il criterio di “sponsorship” che vige in Gran Bretagna, per cui si entra nel Paese se “garantiti” da un’azienda o da un ente: il ruolo di quest’ultimi, così, è stato esteso ai privati.

Dal 15 Marzo, inoltre, è possibile richiedere il visto anche online, ma solo per gli ucraini in possesso di passaporto e che già abbiano un parente residente in Gran Bretagna. Precedentemente, invece, per ottenere i documenti era necessario, per chiunque, presentarsi fisicamente nei centri predisposti e sparsi in Europa.

Durante i primi giorni del conflitto innescato da Mosca, la città di Lviv era stata punto di riferimento e crocevia per i rifugiati ucraini, ma l’escalation militare ha portato alla chiusura del centro di gestione visti. Adesso i profughi si spostano verso Varsavia, Rzeszow, Chișinău, Bucarest, Budapest, Praga ma anche Parigi e Bruxelles. È in queste città che i rifugiati ucraini sperano di poter effettuare i rilievi biometrici utili per il visto. È in queste città che attendono giornate intere se non settimane, visto che le agende sono pienissime fino al prossimo mese.

La possibilità di fare richiesta online sicuramente alleggerirà il lavoro di questi centri e renderà più veloci e meno traumatici gli spostamenti. Già il 27 Febbraio il governo avevo iniziato ad ampliare i criteri per richiedere il visto, ma aveva comunque lasciato diversi vuoti. Sotto la spinta del Labour, il 1°Marzo il governo ha allentato ulteriormente le restrizioni: per gli ucraini residenti sul territorio, è possibile fare entrare parenti di quarto grado.

Anche così, comunque, permangono perplessità sul futuro di queste persone in Gran Bretagna: il Consiglio Rifugiati britannico ha criticato il governo per non concedere in modo automatico lo status di rifugiato, come accade nei Paesi dell’Ue. Status che permette di accedere al sistema di asilo per 5 anni, all’interno del quale si può studiare, lavorare e fruire dei servizi nazionali.

Per Johnson, invece, il visto è irrinunciabile. Per non tradire la promessa di “riprendere il controllo dei propri confini” fatta ai britannici, per giorni ha lasciato nel limbo migliaia di richieste di rifugiati ucraini. Una situazione che non solo ha messo in pessima luce l’operato britannico a livello internazionale – la Francia aveva parlato di “Gran Bretagna disumana” – ma ha anche generato tensioni politiche interne. Boris Johnson parla di un “enorme e generoso programma di immigrazione che salverà centinaia di migliaia di ucraini”. Ma sottolinea che “avere un sistema di immigrazione semplice e incontrollata è sbagliato“.

Labour e Tory insieme hanno chiesto di semplificare la burocrazia, facendo pressione sulla Segretaria di Stato agli Interni, Priti Patel. Quest’ultima ha sostenuto la permanenza dei controlli: “E’ fondamentale proteggere i cittadini britannici. In particolare perché le truppe russe si stanno ora infiltrando in Ucraina e si stanno fondendo con le forze ucraine”.

Contrariamente a quanto accade nei paesi dell’Unione Europea, i rifugiati ucraini non potranno entrare e permanere per tre anni senza visto. Il governo Johnson non ha voluto cedere sulla possibilità di aprire in modo indiscriminato, con la motivazione di aver intercettato casi di falsi ucraini presentatisi a Calais pronti a sbarcare. Ad oggi la Gran Bretagna ha processato 4mila visti ed è degli ultimi giorni un forte incremento, perché fino allo scorso venerdì non se ne contavano più di mille.

La fuga dalla guerra iniziata il 24 Febbraio comporterà quello che le Nazioni Unite definiscono la più grande migrazione della seconda guerra mondiale. L’ONU parla di 2 milioni e 800 mila persone in fuga, la prima ondata di rifugiati ha coinvolto principalmente i territori limitrofi. In Polonia sono arrivate oltre 1 milione e 700 mila, in Ungheria 255 mila. Ma la diaspora ha interessato anche Slovacchia (205mila), Russia (131mila), Romania (84mila), Moldavia (107mila), Bielorussia (1.300). Qui i profughi vengono accolti in centri di accoglienza, se non hanno già parenti o amici in loco dove stare. Qui ricevono cibo e prima assistenza: se sono cittadini ucraini o stranieri con regolare residenza in Ucraina, ottengono lo status di rifugiato.

Sara Gullace

Immagine di copertina via twitter.com/pieterj1972

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